8 mar 2015

RECENSIONE ELEGY "MANIFESTATION OF FEAR"

1998 : gli Elegy sono come un vaso di coccio in mezzo a quelli di pietra. Il fenomeno power progressive sforna capolavori, fioriscono grandi band dagli Angra ai Symphony X, ma chi se li fila questi olandesi?!
Gli Elegy non saranno mai un grande gruppo, ma attenzione a metterli nel calderone dei sottovalutati come i Vanden Plas o gli Shadow Gallery perché sono etichette fuorvianti. Ognuno ha quello che si merita nella vita, anche e soprattutto nella musica, perciò se sei in giro dal 1986 e non emergi vuol dire che non hai le doti per farlo!
Vivono un periodo di debutto interessante, soprattutto l'album "Supremacy" merita più di un ascolto però non convincono mai del tutto. Il fondatore chitarrista di Eindhoven Henk Van der Laars ha
talento, ma non trasmette quelle emozioni che il genere necessita per emergere in quel momento storico.

In questo disco indovinano però alcune mosse importanti:
1. Il feeling con la voce di Ian Parry cresce. Entrato da poco nel gruppo non aveva trovato quadratura e amalgama nel precedente "State Of Mind" ma Ian ha la volpe sotto l'ascella , per capirlo basta visitare il suo sito personale (www.ianparry.com). Vi troveremo un uomo non più di primo pelo che ha l'anima rock dentro: canottiera nera e pantaloni di pelle, ma anche carisma e faccia da furbo. Per chi non lo conoscesse, possiamo inquadrare la sua voce tra i discepoli di R.J. Dio e, con una grande performance, prende in mano il gruppo.
2. La presenza in pianta stabile di Chris Allister alle tastiere dona un'atmosfera cupa al loro sound, pur non brillando in maniera eccelsa, indovina il mood da imprimere al disco e partecipa alla scrittura delle ultime due canzoni del disco.
3. Il concept dei testi non è il solito trattato fantasy o fantascientifico, ma è una vicenda sociale che si ambienta nella periferia dei quartieri industriali e risulta indovinato ai fini della evoluzione della loro musica.

Il risultato finale è gradevole e gli Elegy toccano l'apice della loro carriera, perché si svincolano da momenti canonici che attanagliavano il power progressive dei dischi precedenti e cercano di incupire il loro suono. Infatti in una durata complessiva che supera di poco i 50 minuti, gli Elegy incastonano almeno tre classici della loro carriera come "Metamorphosis"; "Frenzy" e "Angel Without Wings" , si sentono lontani gli echi dei Symphony X anche se gli Elegy esistono già da da piu di dieci anni. La voce di Ian Parry cade a fagiolo in questo contesto, un leone che diventa istrione della band tanto da prenderne le redini dopo l'uscita proprio del fondatore Van der Laars pochi anni dopo.

Un disco da rispolverare dalla propria collezione, consci del fatto che non solo non hanno fatto un'epoca, anzi l'hanno subìta perché gli Elegy se avessero pubblicato solo questo album e si fossero schiantati nel loro tour bus avrebbero fatto la storia!





Voto: 7 

La canzone top : "Angel Without Wings"
Il momento top : l'interpretazione delle prime strofe di "Victim of Circumstance"
La canzone flop : "The Forgotten"
Anno : 1998
Dati: 11 canzoni , 53 min 
Etichetta: TT