30 apr 2015

RECENSIONE CIRCUS MAXIMUS "THE 1st CHAPTER"

No, non vi state sbagliando questa copertina l'avete già vista, magari con sfondo e colori diversi, ma è grossomodo la stessa usata dai Dream Theater in "A Dramatic Turn Of Events" uscito 6 anni dopo questo disco dimenticato dei norvegesi Circus Maximus
Ormai alla mia età non sono più un pivello che urla al Capolavoro o, a maggior ragione, compra un disco senza documentarsi o leggere recensioni. Tanto per citarne qualcuna: "Gentili signore e signori, finalmente è nata la nuova, indiscutibile stella nel panorama progressive metal" (Metallized); "Bravi, bravi davvero questi cinque norvegesi, non solo tecnicamente ineccepibili, ma anche uniti ed esaltati da un affiatamento non comune" (Truemetal), devo continuare?
Non sono un pivello, ma sono un ragazzo fragile e sensibile a determinate affermazioni... 

Per un appassionato del genere power-progressive metal come me diventa imprescindibile l'ascolto di questo debutto, pur scoprendo che i norvegesi erano già una cover band dei Dream Theater e che stimati dai Symphony X, vi faranno un tour insieme. Insomma nella vita capita di non vedere ciò che ci passa continuamente davanti, a volte le cose a portata di mano diventano nascoste perché troppo evidenti... Come quei dottorandi che scrivono la soluzione di formule matematiche che il docente cercava da anni con i luminari dell'Università, per poi scoprire che il ragazzo brufoloso le aveva già messe nella sua tesi.

Scarico così due o tre canzoni da Spotify con gli occhi a fessura e senza eccessive speranze, ma poco dopo, per coerenza uditiva, acquisto tre dischi dei Circus Maximus (ovvero la discografia intera! Maledetta bulimia musicale! nda) e non sarò un pivello però un esagitato del progressive metal sicuramente sì!
Decido così di procedere con un ascolto cronologico: "The 1st Chapter" mi sembra l'ideale per iniziare, scusate il gioco di parole...

Inutile a questo punto che vi dia le coordinate del disco, genere e qualità le avete già capite, ma si tratta qui di riflettere: cosa aggiungono al mondo progressive odierno? In fondo "Images and Words" è uscito più di venti anni fa, ma anche i Symphony X hanno partorito grandi dischi, come giudicare il Circus? Mi gratto il pizzetto mentre mi pongo queste profonde domande, intanto il disco suona nello stereo, ma arricciando le sopracciglia dopo una iniziale diffidenza, mi alzo in piedi ad applaudire sputacchiando con la voce strozzata: "Questo disco è stupendo e io sono il solito innamorato della Musica di sempre, ma non stiamo a raccontare cazzate!"
Ha un bilanciamento complessivo incredibile, un gusto raffinato che appassiona e originalità...Beh veramente per l'Originalità dovete passare altrove. Non è che si può aspettare da un portiere di calcio che sappia tirare le punizioni o che un autore di splendidi quadri di paesaggi diventi un promotore delle avanguardie astratte! O sbaglio? 
Qui si parte dalla tecnica sopraffina, passando per elaborate suite con voci acute e gli intrecci di mille note, qui trovate un grande disco progressive metal!

La titletrack è una cavalcata di quasi 20 minutei che potrebbe stare in ogni disco dei Symphony X o Shadow Gallery senza sfigurare e chi accusa una suite progressive di essere prolissa, è come colui che accusa Jackson Pollock di usare tele troppo grandi. Poi c'è "Glory Of The Empire" che supera i dieci minuti con classe e disinvoltura, ma già subito si capisce con  "Sin" e "Alive" che l'incontro tra John Petrucci e Chris De Garmo dei tempi d'oro è possibile, ma onestamente la sensazione del già sentito è forte. Non offendo i norvegesi se trovo alcuni passaggi dei migliori Vision Divine e Labyrinth in "Why Am I Here" o se avverto echi di Kamelot nella breve e splendida "Silence From Angels Above", insomma quel gusto europeo che non guasta, ma le influenze a volte schiacciano il sapore complessivo del disco.

Forse questo album entra nella rubrica dei... Dimenticati, perché sono io ad essermi accorto tardi del talento dei nostri ma anche perché troppo facilmente nel calderone progressive si mettono insieme seta e stracci nel nome di una ricerca di cose che il genere non può dare al suo falso ammiratore.
Qui trovo una serie di canzoni che non ho ascoltato negli ultimi lavori dei Mostri Sacri musicali succitati, devo aggiungere altro??

Voto: 7.5

Canzone top: "Glory Of The Empire"
Momento top: l'interpretazione e la poesia in "Silence From Angels Above"
Canzone flop: "Imperial Destruction" versione USA
Anno: 2005
Dati: 9 canzoni, 63 minuti
Etichetta: Sensory Records (USA)