12 nov 2015

RECENSIONE: ARCTURUS "ARCTURIAN"


Nel cielo vedo il segno arturiano, ma soprattutto lo sento dentro me. Ogni nuova fatica degli Arcturus muove un oceano di sensazioni contrastanti in me, ma non resto indifferente come davanti ad una fidanzata storica. La incontri, fai finta di niente e ti perdi in convenevoli ma nella pancia senti qualcosa perché hai passato con lei momenti indimenticabili, così accade di fronte ad un disco di Sverd & soci
La noia è una parte considerevole della mia esistenza, perché invecchiando divento sempre più esigente, meno incline all'entusiasmo e mi emoziono di rado, perciò la noia diventa spesso protagonista. Con noia infatti scorro il libretto di "Arcturian", sperando in qualche foto dei nostri ma niente immagini solo promettenti disegni teatrali, però mi annoio perché inizio già ad immaginare il disco e temo una piatta delusione. 
Il confine resta sottile tra già sentito e genialità, ma l'album vince la noia e supera l'esame di uno scettico come me.

Nonostante Vortex e la conseguente assenza di Garm alla voce sia stato un colpo (quasi) mortale, devo dire che il bagno di umiltà del vocalist aiuta nella riuscita del disco. Poche volte infatti incappa in quel falsetto sempre uguale e sempre inutile, ma alterna il ritorno agli screams con discrete interpretazioni vocali.
Mi sembra chiaro che se Vortex è sufficiente, i mostruosi Hellhammer e Sverd fanno il resto del compito ai quali si aggiunge un onesto MollarN oltre ad un impalpabile Skoll al basso.
Ci sono comparti orchestrali in "Angst" che sono un marchio di fabbrica, controtempi e piatti ovunque in "Warp", ma anche una sintonia collettiva in "Game Over" che giova al disco.
Bastano pochi momenti di Poesia unica ai quali non si può e non si deve rinunciare, soprattutto coloro che cercano avanguardia nel Black metal o che vedono la musica estrema alternativa come un ideale connubio di elementi innovativi e grande tecnica esecutiva.

"Arcturian" è l'anello di congiunzione dei dischi del gruppo norvegese, ma spesso accade questo nelle band che si spingono prematuramente oltre: si torna indietro. Si torna indietro per capire dove era la formula vincente, si torna indietro perché si è smarrita la bussola e l'onnipotenza del passato diventa fragile nei tempi odierni figli di separazioni, flop o dubbi.
Normale quindi che gli Arcturus si giochino la carta del disco-matrioska per rilanciarsi, infatti è composto in 4 anni dal 2010 e cercano di mettere ogni casella al posto giusto: si trova il richiamo al vecchio black (ben fatto), ai momenti spaziali e progressivi di "The Sham Mirror", passando dalla teatralità della Mascherata Infernale (ad esempio in "Pale") e poi alcune soluzioni pop che non sarebbero fuori luogo nei Depeche Mode (leggi "Demon" nda).

Questo è un disco maturato così tanto da sembrare creato in laboratorio, ma non potevano sbagliare il colpo e perdersi nella galassia dei dimenticati... Con queste note se guardate verso la costellazione delle avanguardie estreme troverete ancora la loro navicella, forse danneggiata irrimediabilmente ma ancora c'è, proprio ora che pensavate fossero spacciati, il segno degli Arcturus resta in questo 2015!

Voto: 7+
Canzone top: "Game Over"
Momento top: il finale di "Warp"
Canzone flop: "Archer"
Dati: 10 canzoni, 48 minuti
Anno: 2015
Etichetta: Prophecy