29 nov 2015

REVISIONISMO STORICO: I MORBID ANGEL DELL’ERA TUCKER (parte seconda)



Mi ha sempre incuriosito quella foto del booklet di "Formulas Fatal to the Flesh" che ritrae Steve Tucker che canta nella merda fino al collo. Ma perché? Cosa avranno voluto dire? Perché umiliarsi in questo modo? Certo l'immagine del buon Tucker, anfibi e tuta che entra nella palude, mi fa sorridere (magari con Azagthoth in ginocchio che tutto esaltato scatta la foto e Sandoval con la sistola dell'acqua pronta per ripulirlo da capo a piedi). Ma fantasie a parte, quella foto diviene anche una metafora per rappresentare sia la fase di incertezza vissuta all'epoca dai Morbid Angel sia le forme assunte dalle visioni artistiche del mastermind Trey Azagthoth. Invero, la foto porta in sé anche una triste profezia sul destino di Tucker: dopo aver analizzato il suo arrivo in seno della band nella prima parte, andiamo a vedere come va a finire la faccenda...


Se “FFF” fu figlio di uno sfogo istintuale, in “Gateways to Annihilation” (2000) la band ebbe modo di calibrare il tiro: questo nuovo album è a mio parere il capitolo più riuscito della saga Tucker, nonché uno dei lavori più belli di sempre dell’Angelo Morboso. Stilisticamente esso si pone come via di mezzo fra il caos irrazionale dell’album precedente e le sperimentazioni di “Domination”, complice anche il ritorno in formazione del redivivo Erik Rutan. Azagthoth, dal canto suo, ha modo di sviluppare ulteriormente la sua arte chitarristica, da un lato tornando prepotentemente a lavorare con gli effetti, dall’altro tentando un approccio maggiormente progressivo: aspetto percepibile in certi fraseggi, ma soprattutto nella struttura dei brani, sempre più articolati e meglio strutturati. Sandoval spacca il culo come al solito, mentre il buon Tucker, bello rodato, si presenta in grande spolvero: il suo growl è divenuto autorevole, il suo carisma accresciuto. A tratti egli si mostrerà all’altezza di chi l'ha preceduto (si guardi alla trionfale “To the Victor the Spoils”) e pure la sua posizione in seno alla band sembrerà più solida, tanto che gli permetteranno persino di scrivere un pezzo in totale autonomia (la possente “He Who Sleeps”, sabbathiana fino al midollo, degna erede di episodi quali “God of Emptiness” e “Where the Slimes Live”). A completare il quadro troviamo una produzione nettamente migliorata rispetto al passato, che vede il suo unico punto debole nei suoni triggerati della batteria.

L’album si giova quindi di suoni potentissimi, ma al tempo stesso nitidi che palesano una cura del dettaglio davvero inedita: i brani sanno essere devastanti pur muovendosi con passo “misurato” e vanno a macchiarsi di un senso di claustrofobia che potremmo definire “spaziale” (non a caso nella foto di gruppo Azagthoth indossa una maglietta dei Nocturnus): un incubo sonoro che vede i suoi momenti migliori nell'imponente openerSummoning Redemption” (sopra i sette minuti!), la dinamica “Ageless, Still I Am” (un labirinto dove morire a bastonate) e “Secured Limitations”, caratterizzata da una bella doppia voce growl/screaming in stile vecchi Deicide.  Con “Gateways to Annihilation” i “nuovi” Morbid Angel trovano la quadratura del cerchio e, sinceramente parlando, la mancanza di Vincent non si sente più. Anzi: è proprio la sua assenza a dare serenità alla band, un po’ come successo ai Dream Theater post-Portnoy.

Ma la tranquillità ritrovata durerà ben poco. Rutan e Tucker presto lasceranno: il primo per dedicarsi a tempo pieno ai suoi Hate Eternal, il secondo non si capisce bene perché. Fatto sta che Tucker tornerà appena in tempo per le registrazioni del suo terzo album con i Morbid Angel “Heretic” (siamo oramai giunto al 2003). In una fase in cui la band era una nebulosa che gravitava intorno all’accoppiata Azagthoth/Sandoval, a materiale praticamente pronto, fu proposto di rientrare a Tucker, il quale dette il suo ok dichiarandosi entusiasta dei testi scritti da Azagthoth (o scemoooooo, saresti tornato nei Morbid Angel anche solo per leggere il menù di Capodannoooo!!!) La formazione si ricompatta così intorno al trio che aveva dato la luce a “FFF”, ma i risultati saranno totalmente diversi. “Heretic”, al confronto, è un album striminzito, sia per i suoni (più taglienti e scartavetranti, decisamente meno “pieni” rispetto a quelli del predecessore), sia per la scrittura, un po’ appiattita, visto che la verve sperimentale  e l’atmosfera vengono ancora una volta sacrificate in nome della violenza tout court.

Devo ammettere che sulle prime rimasi molto deluso, avendo all’epoca ancora altissime aspettative nei confronti dei Morbid Angel. Tuttavia, a distanza di anni, mi sono ritrovato a rivalutare “Heretic”: “Enshrined by Grace”, per esempio, ha un bel groove e si fregia di un ottimo ritornello sconquassato dai turbinanti cambi di tempo di Sandoval. E se “Beneath the Hollow” e “Praise the Strenght” si muovono con quel passo incespicante che da sempre caratterizza il lato più malsano dei Morbid Angel, la furia senza compromessi di “Stricken Arise” (con tanto di break centrale e screaming/ripartenza assassina nel finale) è semplicemente sublime. Il maestro Sandoval detta i tempi che è una bellezza, mentre Tucker è oramai della famiglia: il suo growl imperioso riesce a conferire ai brani dei Morbid Angel un che di titano nella merda che il baldanzoso Vincent non riusciva a dare. Fra i tre musicisti paradossalmente il più appannato appare Azagthoth, che sembra aver esaurito tutte le energie creative a sua disposizione. Sebbene egli dichiari di aver realizzato l’album definivo dei Morbid Angel, è chiaro che il suo serbatoio segni il rosso della riserva.

Ma Miss Italia per Tucker finisce qui: come capita quando si sta (stranamente) insieme ad una donna bellissima (la quale era stata raccolta nel momento del bisogno dopo una storia tormentata) e magari ci illudiamo per qualche tempo di aver conquistato il suo cuore, ma alla fine capiremo che il nostro destino inesorabile è toglierci dalle palle nell’istante stesso in cui si materializza nuovamente l’ex fidanzato/marito, così Tucker si volatilizzerà definitivamente con il rientro di Vincent all’ovile.

Il figliol prodigo verrà accolto da tutti con una grande ovazione, ma nessuno si sarebbe mai aspettato dai Morbid Angel un lavoro di merda come “Illud Divinum Insanus”: non solo il loro parto discografico peggiore di sempre, ma uno degli album più brutti della storia dell’heavy metal tutto. David Vincent, nonostante le malefatte, non rientra con umiltà: prima farà buttare fuori Sandoval perché nel frattempo il batterista, oltre a gravi problemi alla schiena, si era convertito al cristianesimo (!!!), palesando un conflitto di interessi insanabile con la filosofia dei Morbid Angel (grave, gravissima perdita per la band, visto che il drumming di Sandoval era divenuto oramai un marchio insostituibile). Poi imporrà ad Azagthoth la direzione artistica da intraprendere: lungi dall’essere il prevedibile (ma neanche troppo sgradito) revival dei bei tempi d’oro, “Illud Divinum Insanus” si rivelerà un lavoro confusionario e poco ispirato, sospeso fra fiacca tradizione e maldestre sperimentazioni, con persino qualche strizzatina d’occhio alla dance, che certo un fan dei Morbid Angel richiede come io posso richiedere le melanzane alla parmigiana a colazione...  

Brutta fine davvero, soprattutto se si vanno a vedere i pregi dei tre dischi che i Morbid Angel hanno saputo partorire senza David Vincent: Tucker, proprio perché ininfluente (almeno all'inizio), ha avuto il merito “passivo” di lasciare ad Azagthoth quello spazio necessario per esprimersi pienamente. Non che il chitarrista stia nell'angolo negli altri lavori dei Morbid Angel (che rimangono pur sempre una sua creatura), ma senza l'ego ingombrante di Vincent, il Nostro ci è sembrato più focalizzato sulla sua folle arte chitarristica, occupando le praterie di non-carisma lasciate libere da Tucker. 

Ma anche nei confronti del cantante non c'è da essere troppo severi: nel corso di tre album egli è stato in grado di crescere come interprete, donando un’aura particolare alla musica dei Morbid Angel. Il suo growl si è andato raffinando registrazione dopo registrazione, grazie ad un'intensa attività concertistica, conferendo nuove sfumature alla musica dell'Angelo Morboso. “Formulas Fatal to the Flesh”, “Gateways of Annihilation” e “Heretic” sono monoliti oscuri, decadenti, sono album che recuperano un'irrazionalità che era stata patrimonio della band quando ancora era un turbolento scontro di energie primordiali. I giudizi lapidari sono un brutto vizio del metallaro: apprezzare la fase Tucker non significa sminuire il valore dei capolavori rilasciati dalla band nella prima parte della carriera… al massimo può gettare ulteriore merda su “Illud Divinum Insanus” (sempre sia smerdato!).  

Voti:
- "Formulas Fatal to the Flesh": 7,5
- "Gateways to Annihilation": 8
- "Heretic": 6,5