14 dic 2015

INTERVISTE IMPOSSIBILI: CLIFF BURTON (parte seconda...)




Continua la nostra chiacchierata con il grande Cliff Burton. Nella puntata precedente il bassista ci ha espresso il suo punto di vista sui lavori dei Four Horsemen pubblicati dopo la sua morte. Vediamo adesso come se la cava sotto il fuoco incrociato delle nostre domande riguardanti un trittico di album davvero poco difendibile.

MM: Dunque Cliff, passiamo a “St. Anger”…
CB: Non ti vorrei deludere anche questa volta, ma ti anticipo che lo trovo un album grandioso…
MM: No, dai, non puoi affermare una cosa del genere…tutta la semplicioneria di “Load” e “Reload” spalmata su interminabili brani di otto o nove minuti: con tutta la buona volontà, sinceramente, non ci posso trovare alcunché di buono…
CB: Ma secondo te che genere è “St. Anger”?
MM: Ma che ne so…thrash metal suonato male?
CB: No, è garage, semplice, fottuto garage! E ti faccio un’altra domanda: hai mai sentito un pezzo garage che dura otto minuti? Hai mai udito un esperimento del genere? Ossia coniugare la complessità del thrash più tecnico con l’immediatezza del punk?
MM: Ehm, per immediatezza intendi i suoni da set di pentole della batteria di Urlich?
CB: No, intendo quella verve e quella spregiudicatezza di cui il metal, un po' ingessato nelle sue varie evoluzioni, sentiva tanto il bisogno.
MM:…
CB: Pensa quello che ti pare, ma intanto i Dream Theater subito dopo “St. Anger” pubblicarono “Train of Thougth”, il loro album più duro di sempre, nonché quello che più di tutti guarda ai Metallica. Ed è solo un esempio: in un contesto in cui molte band, anche estreme, hanno per molto tempo cercato una maturazione nell’alleggerimento dei suoni, dopo “St. Anger” la tendenza fu invertita e si cercarono nuove vie in soluzioni più aspre ed immediate. Un po' come succede a quei figli che si sentono legittimati a fumare se lo vedono fare ai propri genitori: sanno che è sbagliato ma lo fanno uguale! Il mondo subì ancora una volta il fascino irresistibile dei Metallica, e, manco a dirlo, i Metallica vinsero ancora una volta…
MM: E’ vero, ho fatto caso anch’io al fenomeno, ma secondo me non è merito di “St. Anger” quanto della reputazione che si erano creati i Metallica con la passata produzione discografica: è come se essi godessero ancora dei frutti di una rendita e di una fiducia illimitate. E comunque questa è sociologia, parliamo invece di musica: onestamente, cos’ha “St. Anger” di positivo?
CB: Tutto: dall’idea alla sua realizzazione. Suonare nuovamente duri, a quella maniera, con suoni scarni, senza un assolo, in culo a tutto e a tutti, “St. Anger” è il vero punk del nuovo millennio!
MM: E ce n’era veramente bisogno?
CB: Questo non spetta a me dirlo, ma sono certo che i Metallica dimostrarono grande indipendenza intellettuale con quell’album: sentirono che quella era la loro direzione e l’hanno seguita. Potevano faticare di meno, fare canzoni di due minuti o ricoverizzare i Misfits…evidentemente sentivano il bisogno di tornare al brano lungo e in questo vedo non altro che onestà. Lo dimostra un album come “Death Magnetic”, che proseguì sulla medesima via, ma recuperando  l'antica complessità strumentale...
MM: Ecco: come mi giustifichi un disastro del genere?
CB: In che senso? Non vi capisco: vi lamentate se i Metallica fanno dischi mosci, poi che fanno dischi grezzi ma tirati via, ed alla fine, quando tornano a fare un album à-la “…And Justice for All”, vi lamentate uguale…
MM: Quello che critichiamo è la qualità del prodotto, non la scelta stilistica in sé. Ben venga un “…And Justice for All - parte seconda”, ma “Death Magnetic” non c'entra niente, non si può semplicemente ascoltare: non ha né capo né coda, è prolisso, urta i nervi, non si capisce dove voglia andare a parare…
CB: Ragiona un attimo: cos’era, il 2008? E quand’è che si sono formati i Metallica? Nel 1982? Ventisei anni di carriera…chi dopo ventisei anni di carriera continua a sfornare capolavori?
MM: Per esempio nessuno si è mai lamentato di un album dei Saxon….
CB: Con tutto rispetto per i Saxon, ma che rischi si sono mai presi? Grande gruppo, li rispetto, mi ricordo che all'inizio li ascoltavo anch’io, ma dopo tre dischi sinceramente ho girato la testa e guardato altrove! Per queste cose bastano gli AC/DC, i Motorhead, ma cazzo, il metal a questa maniera ha rotto i coglioni: che me ne faccio di venti dischi uguali dei Saxon o di qualsiasi altra band che ha detto tutto quello che doveva dire nell'arco di due album? Il metal ha sempre avuto questa tendenza ad essere autoreferenziale, fine a se stesso, quando secondo me è meglio rischiare ed eventualmente sbagliare, per questo apprezzo il percorso dei Metallica e lo difendo a spada tratta...
MM: Ho capito, la differenza è sostanziale, ma ciò non giustifica album di merda come “Death Magnetic”…
CB: Mettila così: i Metallica hanno creato musica fino al “Black Album”, poi hanno smesso di essere degli artisti, ma attenzione: non per divenire delle rock-star, come tutti pensano, bensì per tornare ad essere degli uomini. Funziona così per tutti gli aspetti della vita: da un certo punto in poi smetti di voler dimostrare e voi semplicemente essere quello che sei. E’ un po’ come quando al liceo insegui la figa della scuola, che magari è un’oca, ma la vuoi uguale perché è la più bella. Poi cresci e vuoi la donna elegante, profonda ed intellettuale. Ma in vecchiaia capisci quello che veramente desideri e scopri che hai sempre amato la compagna di banco del liceo, con cui ti divertivi e ci stavi un mondo di bene. Con “Death Magnetic” i Metallica capirono che era il momento di guardare indietro nel loro passato, e non è stata una scelta di comodo, perchè erano passati venti anni (e credimi nel rock vent'anni si sentono...) e ai tempi di "...And Justice for All" non è che i Nostri suonassero robetta semplice. Se poi la casa discografica ha avvallato la mossa perchè poteva portare ad un ricongiungimento con i vecchi fan, lo vedo solo come un effetto collaterale che poco ha influito sulla resa finale del prodotto. Ripeto: c'erano tanti modi per fare soldi, e quello francamente mi è sembrato il più complicato e faticoso...
MM: Però il disco con Lou Reed non è tollerabile, dai, se riesci a convincermi del contrario meriti il Nobel per l’eloquenza…
CB: (sospira) “Lulu”…cosa dire di “Lulu”? Cazzo, Lou Reed…New York, Andy Warhol, Velvet Underground, storia della musica…non so come sia nata la cosa, ma come fai a rifiutare una collaborazione del genere? Lou Reed è sempre stato uno stronzo, già da giovane (guarda “Metal Machine Music”), figurati a quasi settanta anni. Ma del resto come fai a contraddire Lou Reed? Se Lou Reed m’avesse detto: “Facciamo un disco di liscio”, io gli avrei risposto: “Si, Lou, ottima idea!”. No, a prescindere dal risultato, proprio non me la sento di criticare i Metallica per una cosa del genere, sono situazioni al di là del Bene e del Male…   
MM: Mi sembra di capire che stai scaricando la responsabilità sulle spalle di Lou Reed…
CB: No, ci mancherebbe, le ragioni vanno ricercate più che altro sulla situazione in sé. Ti faccio un esempio: arriva Naomi Campbell e ti dice: “Scopiamo”; tu sei ubriaco e non ti si rizza l’uccello nemmeno se punti un revolver calibro quarantacinque dritto contro le tue palle, ma che fai? Rispondi: “Scusa Naomi, non me la sento stasera, possiamo fare il prossimo fine settimana...”? Te ne fotti, ti butti comunque e fai  quel che puoi!
MM: Album con l’orchestra, collaborazioni eccellenti, pare che l’abbiano provate un po’ tutte: secondo te quale sarà la prossima mossa dei tuoi ex colleghi?
CB: Difficile a dirsi, devo ammettere che mi hanno spiazzato ad ogni loro uscita… Se gli industriali concederanno loro il tempo sufficiente per riprendere fiato, secondo me potrebbe uscire qualcosa di veramente buono. Una specie di "Black Album parte seconda", senza ballate strappalacrime e videoclip ruffiani: qualcosa di ispirato, intimo, magari con forti influenze sabbathiane (tanto alla fine sempre là si va a parare…), dunque lento, passionale, underground…i ragazzi hanno bisogno di tornare in garage e ritrovare se stessi…
MM: Me lo auguro, anche se oramai conservo poche speranze in merito alle nuove uscite dei Metallica….
CB: Mai smettere di sperare, guarda l’ultimo degli Iron Maiden…
MM: Vuoi dirmi che ti è piaciuto “The Book of Souls”?
CB: Diciamo di sì, considerato l’andazzo degli ultimi due o tre album, non c'era da essere fiduciosi. Ma del resto nel tempo ho scoperto questa regola d’oro del rock: i grandi rimangono dei grandi, anche in vecchiaia. Stai certo che l’ispirazione si può appannare anche per lunghi periodi, ma la zampata vincente prima o poi arriva…Old school rules…
MM: Grazie Cliff, trovo le tue parole confortanti. E mi fa piacere sapere che ti sia mantenuto aggiornato, cosa che mi permette di aprire un ulteriore capitolo. Posso chiederti le tue impressioni su diversi gruppi?
CB: Spara…
MM: Partiamo dai vostri colleghi diretti, dal thrash metal degli anni ottanta: Megadeth
CB: Posso non rispondere?
MM: Slayer?
CB: Gli Slayer sono indubbiamente dei grandi, ma non ci avrei suonato volentieri insieme. Più di ogni altro hanno gettato le basi per lo sviluppo del metal estremo, ma quei suoni geniali che tanto hanno fatto scuola, nel tempo sono divenuti per loro una gabbia. La violenza infatti impone degli standard e da un certo momento in poi sono stati costretti ad attenervisi in maniera quasi burocratica. Io a tali condizioni non mi sarei divertito: i Metallica esprimevano una libertà di azione più ampia, sapevano spaccare il culo come scriverti la ballata commovente, i loro brani potevano cambiare umore più volte, vantare inserti melodici, momenti di impatto e sezioni più complesse ed evocative. Negli Slayer non c'era niente di tutto questo: con loro o pesti veloce o pesti veloce, non ci sono alternative; al massimo ti puoi concedere il pezzo cupo che parla del serial-killer di turno (fa un'espressione inorridita), ma alla fine è la stessa solfa.
MM: Anthrax?
CB: Dei pazzi, erano dei veri pazzi, che risate mi son fatto in loro compagnia, non posso che volergli bene. Peccato che il loro percorso virtuoso ad un certo punto si sia arrestato. Chissà, sarà l'aria di New York a fotterti il cervello. Erano arrivati a fare delle cose interessanti con i Public Enemy, e sebbene io non ami il rap, ero contento che avessero  trovato la loro via per rinnovarsi, visto che l'epoca d'oro del thrash stava finendo. Il thrash è stata una grande cosa, ma come fenomeno non si è saputo rigenerare, è invecchiato male. E, più in generale, sono un po' perplesso innanzi a chi si ricicla...
MM: Tipo gli Exodus?
CB: Poveri cristi, voglio molto bene anche a loro, ma c'è da dire che la fortuna non li ha assistiti. Quando ad inizio anni ottanta rivoluzionammo il mondo dell'heavy metal c'erano indubbiamente anche loro: “Bonded by Blood” lo ascolto ancora volentieri, ma poi francamente li ho persi di vista e la recente reunion, fondata sul recupero delle sonorità originarie, non mi ha per niente incuriosito. Avrai capito che mi piacciono i percorsi imprevedibili, le sorprese. E i Metallica (ancora loro!) hanno sempre espresso una volontà di cambiamento che non ho riscontrato spesso nel metal: la verità è che finché c'è da fare casino siamo tutti bravi, ma è nel lungo periodo che si nota la stoffa del campione...
MM: Megadeth?
CB: Daie coi Megadeth, saranno per sempre la croce per i Metallica, anche per i componenti defunti! (ride). Per loro devo fare un discorso più complesso. Capitolo Mustaine: grande artista, virtuoso, creativo, con il fuoco nelle vene, però come persona non lo digerivo proprio. Del resto non sono quello più indicato per parlarne, visto che convivemmo in formazione solo per qualche mese e non sono mai arrivato allo scontro diretto. Però era pesante, bizzoso, rompeva i coglioni, guastava il clima e la sua cacciata fu un vero sollievo per tutti. Dio benedica Kirk! Il fatto è che Dave continuò ad odiarci, fondò la sua band per combattere una guerra che solo lui vedeva e voleva, un po’ come una ex che ti stalkizza dopo che vi siete lasciati e tu magari ti sei fatto una vita nuova. Per anni si parlò di questa rivalità Metallica/Megadeth, ma a mio avviso non ci fu partita: i Metallica erano decisamente meglio. Ho iniziato a rivalutare i Megadeth successivamente, quando entrarono in formazione gente per bene come Friedman e Menza, fra l’altro musicisti superlativi. In quella fase la band godette di un assetto stabile, Dave si stava disintossicando, le cose sembravano andare per il meglio. Anche se poi, pure nei momenti migliori, rimaneva nella musica dei Megadeth quell’acidità che era propria della personalità di Dave e che io non sono mai riuscito a digerire. Forse è per questo motivo che i Megadeth non mi hanno mai fatto impazzire: ascoltandoli mi tornano sempre alla gola le sue merdate di un tempo! Ad ogni modo, secondo me la miglior band thrash metal (dopo i Metallica ovviamente) non è fra quelle che hai nominato. Io ho sempre tifato per i Voivod...

Con questa rivelazione ci fermiamo nuovamente, ma la nostra chiacchierata con Cliff non si esaurisce qui: a presto per la terza ed ultima parte dell’intervista!