11 giu 2016

1995: ANNO SANTO DEL DOOM METAL


Non è un anniversario che celebriamo, né stiliamo una classifica, piuttosto proclamiamo un anno santo come un giubileo che non ha la misericordia come argomento centrale, ma il Doom Metal

Nel 1995 mentre Giorgia vinceva il Festival di Sanremo e Robbie Williams si separava dai Take That, gli astri sembravano unirsi in una ispirazione collettiva che coinvolge i mostri sacri del doom.
In questo anno santo escono a distanza di pochi mesi: i gotici Moonspell con "Wolfheart" (aprile 1995), "The Angel and The Dark River" dei My Dying Bride (maggio), Paradise Lost "Draconian Times" a giugno insieme all'omonimo debut dei Theatre of Tragedy, "The Carnival Bizzarre" dei Cathedral (settembre) e "The Silent Enigma" degli Anathema (ottobre). Insomma tanta roba o, come direbbe il leader Carmelo dei Novembre: "..'Sti grancazzi!!".

Grazie dio del metal per darci più del nostro pane quotidiano!
Sembra veramente che si siano messi tutti d'accordo per dare una iniezione letale di doom gotico a tutti i fans, anche se ognuno segue il suo personale percorso.
Mentre i Cathedral e i My Dying bride interpretano il genere in modo dogmatico, senza sbavature o particolari cambiamenti; ci sono gruppi che faranno dell'evoluzione la loro storia. Anathema, Moonspell e Paradise Lost ad esempio cambieranno strada appena dopo questi dischi intrisi di fascino gotico, ma è proprio nel 1995 che toccano i rispettivi apici di interpretazione del genere doom.

Le band capitanate da Dorrian e Stainthorpe tengono invece abbastanza stabile il loro stile, nel nome del groove settantiano i Cathedral e della malinconia teatrale i My Dying Bride (anche se ad onor del vero qualche atipica fuga se la concedono, vedi "34.788%...Complete" nda), i portoghesi Moonspell e i Paradise Lost sconfineranno nelle lande elettroniche, alternative fino al pop. Solo in vecchiaia questi due gruppi rientreranno all'ovile, non rinnegando il passato, ma consapevoli che il lato migliore della loro anima era espresso proprio nel sound dei dischi targati 1995.
Ritorno alle radici che non accade solo in un caso: gli Anathema.
La band dei fratelli Cavanagh esce dagli stilemi doom per non tornarci più, volano come una farfalla e sanno emozionarci ancora oggi con dischi stupendi figli di un percorso che progressivamente addolcisce i toni.

I Theatre of Tragedy invece sono dei perfetti sconosciuti che fanno il botto con il loro debut abum (più di 75000 copie vendute, sono un successone per il genere) e puntano tutto sul binomio del growl con la voce femminile. Le partiture sinfoniche non sono il massimo dell'originalità, ma c'è ispirazione ed il disco entra di diritto tra i capolavori gothic doom targati, non a caso, 1995.

A livello iconografico sono tutti album con copertine stupende, il booklet coincide quasi sempre con un megafoglio tipo poster che, per leggere i testi, può ricoprire da solo un'intera parete ed è più difficile da richiudere che la cartina dell'ex Unione Sovietica. Questo, anche questo, significa essere doom, essere lenti e ingombranti come un elefante in terrazzo.

Quante cose sono accadute in pochi mesi, una meravigliosa magia malinconica è scesa su tutta Europa e noi eravamo ad accoglierla come manna dal cielo.
Più di venti anni fa andavo a scuola, correvo dietro ai cani, mozzavo la coda alle lucertole, giocavo a calcio, mi innamoravo, ma non sapevo bene come e cosa fare. Ho vissuto anche con questi dischi quel periodo innocente, ma non troppo della mia vita.
Mi sono commosso con La Sposa Morente, ho ringhiato alla luna con Ribeiro, ho pogato con i Cathedral, ho amato i Paradise Lost e i Theatre Of Tragedy, mi sono emozionato ascoltando "The Silent Enigma" e ho vissuto momenti unici durante questo anno di grazia del doom metal.

Non so se si ripeterà un periodo di ispirazione collettiva di uno specifico genere metallaro, però se volete provare quelle sensazioni prendete questi dischi e aprite ancora le porte all'anno santo del doom per festeggiare il vostro personale giubileo gotico.