27 set 2016

MAI DIRE REUNION - VIII POSIZIONE - ANTHRAX - L'ATTACCO DELLE API SUICIDE



Cosa rendeva gli Anthrax un riferimento del thrash? La prima caratteristica era la voce pulita, abbinata al thrash, si intende. Limpida. All'epoca non era un'abbinamento scontato, perché già da subito all'aumento della carica aggressiva del thrash corrispondeva un inasprimento della voce, da un disco all'altro e anche all'interno di uno stesso brano. Invece, Belladonna teneva la nota senza sporcare il timbro anche al culmine del ritornello, o su ritmi spinti.


Il secondo connotato degli Anthrax era il mosh, un ritmo tribale sostenuto da giri di basso bello vibrante, che si prestava molto bene al coinvolgimento del pubblico dal vivo. Questo secondo elemento si sposava poi con l'aspetto degli Anthrax, stradaiolo e festaiolo, abbigliamento affine a quello dell'hip-hop o dell'hardcore, certamente diverso dalla divisa metal fatta di borchie, pelle e espressioni truci o tronfie. Negli stessi anni quel tipo di aspetto lo aveva anche un altro gruppo di punta, i Suicidal Tendencies. Pantaloncini corti, cavalli bassi, bandana, catenelle ciondolanti, skateboard. Roba veramente irritante.

Stiamo già parlando dell'era Belladonna senza aver cagato Neil Turbin, primo cantante, ma il primo capitolo degli Anthrax era un esordio metal ancora stilisticamente indeciso. Tra l'altro una delle copertine più tirate via dell'epoca e la consueta cover di gruppi rock (negli anni '80 c'era questa moda ai limiti del disturbo mentale di mettere una cover -pietosa- in ogni disco). Il suddetto disco in cui Turbin partiva con acuti tipo antifurto fece parte di una collana di fondi di magazzino spacciata in edicola a prezzi popolari con un titolo truffaldino tipo “il meglio del metal”. Turbin non fece poi molto, mentre invece gesta di maggior rilievo furono compiute da Dan Lilker (Nuclear Assault, Brutal Truth etc.), in quell'esordio al basso.

La formazione degli Anthrax partorì un trittico da urlo, intercalato da un mezzo passo falso ("State of Euphoria"), il cui brano di spicco fu la cover, il che è tutto dire. Dopo di che, come inspiegabilmente fecero tutti i grandi gruppi thrash di quell'epoca, decisero di prendersi a martellate sulle palle, sfasciando tutto. Festa finita.

Gli Anthrax avevano un asso nella manica, perché mentre tutti i gruppi thrash si trovarono tra i due fuochi della monotonia e dello sputtanamento commerciale, gli Anthrax avevano già troieggiato con il mondo del rap, e tentarono quella fusione. Avevano messo le mani avanti con una cover in “Persistence of Time”, e cioè “Got the time”: anche in questo caso il pezzo di maggior fortuna del disco, anche se stilisticamente è un corpo estraneo.
Ma insomma gli Anthrax, in particolare Scott Ian, avevano nelle foto di quel periodo un sorrisino supponente come di chi ti passa avanti quando si scorre in doppia fila, come dire “è di qui che passa il futuro amico...sveglia”. Poco dopo rimasero fermi col motore, tra gli sberleffi di quelli che li riprendevano e li sorpassavano.

Gli Anthrax credettero di aver svoltato con “Bring the noise” ("Attack of the killer B's") e la collaborazione con i Public Enemy, ben accolti da un pubblico che in realtà partiva dallo street rock e dal punk, pronto al grunge e al nu-metal, che al massimo si spingeva -come metal vero e proprio - fino ai Pantera. Il resto del pubblico se ne andò con Belladonna. Quando i brani di punta di tuoi ultimi due dischi sono due cover, mi porrei il problema di riaffermare, anziché glissare scegliendo soluzioni di fusione. Come in tutte le evoluzioni, non è questione di rigidità, ma di avere basi solide e di poterselo permettere.
L'atmosfera prima del tentativo metal-hop era pesante, quella di inizio '90. Curioso come nella pagina wikipedia si legga che l'album "Persistence of Time" era il più “ironico”, perché è proprio il contrario: gli Anthrax in quell'album suonano cupi, affrontano temi sociali e psicologici in maniera “spessa”, i cori scanzonati si limitano appunto a "Got the time".

Comunque, dopo quella crisi mascherata da un effettivo exploit sperimentale, si continua a perdere pezzi: Dan Spitz se ne va dopo la falsa partenza dei nuovi Anthrax con John Bush alla voce. L'etichetta tanto per infondere fiducia lancia un chiaro messaggio della serie “dai ragazzi, noi crediamo in voi sempre e comunque”, e ristampa i vecchi dischi con Belladonna. Son quei sottili segnali che la strada non è proprio quella giusta, tra l'altro una mossa deleteria per l'immagine del nuovo corso di fronte al pubblico.
John Bush era una scelta interessante, un cantante dalla voce potente e muscolosa, da vecchio fabbro epico. Per un contesto metal-rap o sperimentale invece non se ne capiva la ragione.

Da lì in poi gli Anthrax seguono un percorso che li riporta su coordinate cartesiane più vicine allo stile precedente. Soprattutto, ad un certo punto si ricostituisce la formazione iniziale con tanto di Belladonna. Eppure la direzione stilistica è ancora incerta, e Bush il segno l'ha lasciato, tanto che alcuni brani sembrano virare verso uno stile power metal, o melodico, piuttosto che avere a che fare con il thrash, come appunto lo stile del gruppo-madre di Bush, gli Armored Saint.
Anche se i singoli dischi della nuova era hanno qualche estimatore, nelle recensioni si deve sempre assistere al solito triste discorso: disco discreto, anzi ottimo in alcuni passaggi e poi, come se nulla fosse, in chiusura di recensione leggi qualcosa tipo “lontano dai fasti di Among the Living”, oppure “certo non paragonabile a pietre miliari tipo Among the Living”. Ecco, mi sembrava...

Il fatto è che i dischi con Bush potrebbero essere un interessante evoluzione degli Armored Saint, che comunque sono meglio all'originale. Per quanto riguarda il rap-metal, hanno fatto di meglio gli Slayer nel periodo "Diabolus in Musica", e senza neanche cambiare pelle. Il mosh è ufficialmente disperso, mentre quel che si salva è il tentativo di ricostruzione di Belladonna di quel binomio ad effetto “martellamento su voce chiara” che aveva definito lo stile Anthrax ("Evil twin", per esempio, nell'ultimo disco). Ma talmente stravolto è lo stile Anthrax che a volte, Belladonna al microfono, pare invece di sentire John Bush.

A questo punto sarebbe necessario un golpe in casa Anthrax: passaggio del potere a Belladonna e destituzione di Scott Ian e Benante, artefici di un “menare il can per l'aia” che secondo me mascherava il solito inconfessabile intento: piazzare un disco commerciale. E infatti brani che “Breathing lightning” sono ancora un po' troppo ammiccanti, mascarati e mollicci. Stanno al metal come il fioretto sta al baseball.

La situazione somiglia a quella di quando viaggi in treno e d'improvviso, dopo i primi chilometri a razzo, il treno si ferma e non riparte: si è rotto il locomotore. Allora accade che dalla stazione principale più vicina deve partire un nuovo locomotore a culo indietro, agganciare il treno rotto e portarlo avanti. Minimo due ore di ritardo. Lo stesso è successo agli Anthrax: qualche lp di ritardo, e adesso il locomotore Belladonna li ha riagganciati. Speriamo in bene, ma come si dice in Toscana “non gli dì nulla, 'un abbia a fa' peggio”.

A cura del Dottore

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