18 nov 2017

QUELLI CHE ASPETTANO GLI ULVER: LIVE AT ISLINGTON ASSEMBLY HALL, LONDON - 15/11/2017 (parte prima)


Il concerto degli Ulver non è iniziato alle ore 9:01pm di mercoledì 15 novembre 2017.
No, il concerto dei Lupi è iniziato molto, molto tempo prima…

"Il lungo concerto degli Ulver"
(Da "Diari di un pazzo") 

Il “lungo concerto” degli Ulver forse ebbe inizio quasi dieci anni fa, con la data del 19 febbraio del 2010 al Teatro Rasi di Ravenna, a cui non presenziai. Fu in proposito di quell’evento che lessi la prima recensione di un concerto degli Ulver, per questo fui molto interessato alla lettura.
Di fatto era solo dall'anno precedente che i norvegesi avevano deciso di intraprendere l'attività concertistica, prima resa impossibile dalla innata ritrosia di Krystoffer Rygg per la vita da tour.
Conservo immagini confuse di quel live-report: un pianoforte a coda e dei laptop (i Nostri all'epoca portavano sul palco il bellissimo "Shadows of the Sun"). Ma conservo anche il ricordo di una esibizione non proprio eccelsa, minata comprensibilmente dalla scarsa esperienza on stage della band.
Il "lungo concerto” degli Ulver è poi proseguito nel corso degli anni con esibizioni sempre diverse a seconda delle vesti stilistiche indossate: un tracciato che ho giocoforza dovuto seguire da lontano attraverso le parole (in rete) di chi di volta in volta vi ha presenziato.
Parole tiepide, a dire la verità, perché pare che questi Lupi non abbiano mai convinto seriamente dal vivo (salvo che in occasione del tour di supporto a "Messe I.X-VI.X", dove però il carattere multimediale dell'evento aveva influito significativamente sulla resa finale dello spettacolo). Concerti brevi, quelli degli Ulver, con scalette risicate e tarate sul materiale di volta in volta rilasciato. Zero classici. E poi lunghe fasi improvvisate a diluire il discorso in un contesto di suoni non sempre a fuoco. Della voce di Rygg non è dato sapere, non si capisce se per pietosa cortesia del recensore di turno, o perché elemento poco rilevante di per sé, visto che in molte circostanze il Nostro ha preferito sostare dietro i famosi laptop o darsi alle percussioni, piuttosto che impugnare il microfono e marchiare il pubblico con il suo carisma vocale.
Questo però non è stato il caso dell'ultimo tour, quello chiamato a supportare "The Assassination of Julius Caesar", lavoro che presenta ben otto brani cantati, in netta controtendenza rispetto agli album di ispirazione in prevalenza strumentale rilasciati nel nuovo millennio. Anche in questa circostanza le reazioni non sono state entusiastiche (mi riferisco in particolare alla tappa italica nella suggestiva location del Labirinto della Masone a Fontanellato, Parma), dato che la band si è limitata a rimescolare l'ordine dei brani dell'album, buttando nel mezzo la strumentale "The Future Sound of Music" (dal capolavoro "Perdition City").
Eppure tutto questo insieme di cose non mi ha mai tolto il desiderio di vedere i miei amati Ulver dal vivo. E quando si parla di una band che segui dal ‘95, l'evento si tinge inevitabilmente di forti connotazioni esistenziali. Un po' come per i Paradise Lost, che conobbi nel '93 e che ho avuto modo di vedere dal vivo solo di recente. Con la differenza però che della formazione di Halifax avevo praticamente perso le tracce fin dalla fine degli anni novanta, mentre Rygg e soci non li ho mai abbandonati.
Dal momento in cui, diversi mesi fa, appresi del loro concerto di Londra, per me la data del 15 novembre ha assunto connotazioni simboliche di una certa pregnanza, fino a divenire una sorta di spartiacque della mia vita recente: c'è da cercare un nuovo lavoro perché il contratto scade? C'è da cercare una nuova sistemazione perché i coinquilini rompono il cazzo? Tutto rimandato a dopo il 15 novembre!
Ma in un batter d'occhio questo giorno fatale da lontano si è fatto vicino. Il conto alla rovescia nella testa si è intensificato fino a raggiungere picchi di fastidio importante nell'ultima settimana. Il controllo del sito internet del locale si è fatto quotidiano, forse per avere la certezza che l'evento non venisse cancellato all’ultimo minuto. Il problema biglietti invece non sussisteva: li avevo comprati qualche mese prima (cosa che in pratica non faccio mai...). Poi qualche giorno fa, insoddisfatto delle poche notizie presenti sul sito del locale (chi sarebbe stata la spalla?, per esempio), sono andato su quello ufficiale dei Lupi, scoprendo che i Nostri hanno rilasciato (o stanno per rilasciare) un EP di prossima uscita, "Sic Transit Gloria Mundi": tre brani, di cui due "scarti" dell'ultimo album, che in realtà ho trovato molto belli, ed una cover, "The Power of Love" dei Frankie Goes to Hollywood (una scelta, un programma).
Dietro al mixer è stato confermato il grande Martin “Youth” Glover a certificare la forte convinzione della band nel voler proseguire sul tracciato delle sonorità del lavoro precedente. Come se i Nostri avessero trovato la loro dimensione ideale fra avanguardia e pop (la chiamano Intelligent Dance Music), dando in pasto agli intellettualoidi quello che sotto sotto cercano: musica orecchiabile condita da un po' di seghe mentali.
Poiché il missaggio era avvenuto nei giorni precedenti proprio qui a Londra, mi spiego il motivo per cui questo breve tour novembrino sarebbe partito proprio dalla capitale inglese. Chissà, ho pensato, magari gli Ulver sono già in città, magari quel tipo con la barba che fa finta di non conoscermi è Kristoffer Rygg. Perché mi evita? Forse non mi vuole dire qualcosa di spiacevole? Che il concerto è saltato per un maldigola?
Gli ultimi giorni sono stati così un crescendo hitchcockiano di sospetti, paranoia e circospezione. Come mai la metropolitana è più affollata del solito? E quello che vuole? Perché mi guarda? E perché il barbone rovista proprio in quel bidone? Starà cercando i biglietti per gli Ulver?
Fino al fatidico Ulver day, che si è aperto all'insegna di foschi incubi del primo mattino: ero al concerto, e c'era pure mio cugino, che fra l'altro mi confidava l'indiscrezione che la sera i Nostri avrebbero suonato non l'ultimo album, bensì una sorta di best of rimaneggiato sulla falsa riga di "ATGCLVLSSCAP" (cazzo! Avrebbero riproposto sicuramente "Nowhere/Catastrophe"!). Insomma, tutte buone notizie, salvo il fatto che nel sogno c'era qualcosa che non andava: mi scappava molto da pisciare e non riuscivo a trovare il cesso, finendo così per perdermi in un labirinto di corridoi ed anfratti come in un racconto angoscioso di Kafka.
Mi sveglio ed ovviamente mi scappa da pisciare. Capisco subito che l'Ulver day sarebbe stato più difficile del previsto. Lo capisco quando mi metto le mutande e sento che mi stanno strette: no, non posso assistere ad un concerto degli Ulver con questo fastidio! Me ne provo un altro paio ma la sensazione è la stessa. Quindi le cose son due: o nella notte mi è cresciuto il cazzo o sono in preda al delirio!
Mi torna in mente quel mio amico che il giorno della finale di Champions League era così preoccupato per la sua squadra del cuore, che si vide costretto, lui manager aziendale, ad uscire prima da lavoro, impossibilitato a trovare la giusta concentrazione. Io vedo invece il lavoro come una benedizione, perché quelle otto ore monotone e ripetitive mi serviranno per distrarmi. Del resto mancano ancora dodici ore!
Ma non sarà una passeggiata: sono diffidente, facilmente irritabile, ogni cosa mi inquieta. Per esempio: il collega più sbadato ed inaffidabile mi chiede in prestito il cavo per ricaricare il cellulare. Glielo presto, perché non sono uno stronzo, ma a che prezzo: le paure più irrazionali mi assalgono (e se si scorda di restituirmelo? Come faccio a ricaricare il mio cellulare? E se mi si spegne come faccio ad esibire la mia prenotazione che mi è stata confermata via e-mail??).
La giornata scorre così, alla ricerca di segni premonitori, fra lo sconforto e l’esaltazione, fino a quando mi dovrò convincere che è una fottuta giornata come le altre.
Vivo l'ultima ora in una stato simile al dormiveglia, guidato da automatismi interiori. Purtroppo conosco la strada: mi recai all'Islington Assembly Hall circa un anno fa per assistere ad un concerto degli Swans. Già sold out da mesi, mi presentai senza biglietto, sperando nel miracolo dell'ultimo minuto, che però non si verificò: rimbalzai miseramente.
Per questa è una strada maledetta quella che percorro. Ma i piedi mi portano avanti e giungo alla fila dei fan degli Ulver: poca gente tutto sommato, e nemmeno bella, ma finalmente potrò scoprire chi cazzo è che ascolta gli Ulver!