10 dic 2018

ECCO COME TRASLOCA UN METALLARO (OVVERO, IL POTERE CATARTICO DI SPOSTARE DISCHI)



Esistono momenti nella vita dove è necessario cambiare, il mutamento come una rottura della piatta quotidianità, ma anche come una condizione necessaria per riscrivere le coordinate della propria esistenza

Il trasloco è la sintesi concreta del tentativo di intraprendere un nuovo percorso, ancora di più se sei un metallaro e devi portarti la colonna sonora della vita. 
Quando devi traslocare migliaia di cd ci sono diversi passi che ti spingono a riflettere; ma non parlo della valutazione se farlo o meno (in questo caso la decisione è già presa). La necessità di andar via è immutabile, ma ad un certo punto devi iniziare a spostare tutta la musica da una casa all’altra e si accompagnano azioni fisiche a profondissimi pensieri. 

Fase 1: LE SCATOLE.

Sono contenitori vuoti davanti a te e sei diffidente, perché ti chiedi se potranno reggere il peso della colonna sonora della tua vita. Dopo qualche giorno, ma solo dopo qualche giorno, ti rassegni e inizi a riempirle. 

Quando i cd vanno dentro, c’è un pensiero e un ricordo per ognuno, li senti dentro e canticchi alcuni passaggi come se volessi accompagnarli nella scatola come si fa con la ninna nanna per i bambini

Fase 2: L'ORDINE.

Dopo le prime scatole, la mente è sfiorata dal pensiero che se metti i dischi in ordine, quando li aprirai nella nuova casa potrai disporli con più precisione. Ho iniziato così ad ammucchiare gruppi, generi, copertine, ma è tutto vano. Troppi album inclassificabili in un genere, l’equilibrio non c’è mai stato ed è stato stupido pensare che potesse esserci proprio adesso. 
E ti viene in mente il precariato, i fallimenti, la tristezza, quella tipa delle medie che non te l’ha data. Lo sconforto rapisce l’animo, così cerchi “Reign in Blood” e trovi certezze

Fase 3
: GLI ELETTI.

Proprio da questo smarrimento, nasce l’idea di non affidare al traslocatore alcuni cd fondamentali che non potevo permettermi di perdere o privarmi anche solo per un viaggio. C’è la scelta della scatola degli eletti, una sorta di lista di Schindler dei miei dischi da caricare in macchina. Slayer, Dream Theater, Burzum, Megadeth, ma poi mi blocco e rifletto sulle scelte fatte. Riflessioni profondissime sul senso delle stesse, sui momenti attraversati e sulla crescita psicosociale della mia persona. 

Privilegio i dischi ormai fuori produzione per non perdere la chicca, ma poi butto dentro anche i Crematory. Perché? 

Fase 4: LE ISTRUZIONI.

Energumeni alla porta pronti a caricare la tua vita suddivisa in scatole su un camion. Accolti con sospetto e catechizzati a dovere, nessun interesse per i vestiti e massima cura a queste scatole: “Va bene ragazzi, mi avete capito?” con voce strozzata dal pianto. “Ok capo se ti togli da qui, però carichiamo il camion sennò facciamo notte!”.

Fase 5: LA CONSEGNA.

Ogni scatola che esce dal camion è superflua: “Ecco lo sapevo! Mi hanno perso i Mayhem e dove cazzo lo trovo più il cd di Deathcrush?!”. 
Gli energumeni invece entrano a casa: “Eccoli capo, mettiamo qui le scatole dei dischi?”. E bisogna raccomandarli molto sulla delicatezza, perché se mi si rompe “Pure Holocaust” poi chi lo ritrova più?! 

Fase 6: LA RICOLLOCAZIONE.

In una nuova casa ci sono dischi che vivono una vita nuova; così è stato per i Dark Tranquillity ad esempio che avevo rimosso dalla mia vita da anni. Mettendoli a posto, mi sono sentito felice e vecchio. Come incontrare amici delle scuole a cena dopo anni, come rivivere quella volta che da bambino hai suonato i campanelli dei condomini. 

Non è il primo e non sarà l’ultimo, ma ho scoperto il valore catartico di un trasloco e poi in fondo agli scatoloni ho scoperto un altro lato di me stesso. Un lato che non amava gli oggetti in quanto tali, ma che vedeva i dischi come fotografie di un ragazzo che non c’è più e che è vissuto con queste note

La colonna sonora ha fatto il mio film...adesso posso ascoltarmi gli Opeth in pace, sempre che riesca a trovarli da qualche parte...