15 mar 2015

LEZIONI DI SATANISMO CON I DEICIDE: PRIMO FASCICOLO IN EDICOLA


A Glen Benton l'idea non è venuta, ma a Metal Mirror sì ed il materiale c'è. 
Di chi sia la paternità di un testo è difficile dirlo, molti negli anni hanno rivelato di aver composto testi riversando letture fumettose o film visti con mostri, dei e miti che non conoscevano al di là di quegli spunti estemporanei. 
Altri hanno semplicemente riassemblato alla rinfusa blasfemie e luoghi comuni di chi aveva scritto già prima di loro.

a cura del Dottore

C'è da dire che questi artisti si sono presto stufati di parlare di satanismo in termini filosofici e psicologici, e hanno cambiato temi e iconografia. 
La stessa band satanica per antonomasia, i Venom, proponevano una serie di figure e visioni che spaziavano dalle stregonerie fanta-medioevo al sesso acido, e il satanismo lo proponevano in maniera provocatoria, senza alcun retroterra filosofico. Uno dei tanti strumenti di emancipazione, rivoluzione culturale, fatta con comodo e fuori tempo massimo col lusso degli anni '80.

I Deicide...tutt'altro discorso
Entrarono in sordina con un primo album omonimo quando di satanismo se ne avevano già piene le scatole, inizio '90, e invece furono incisivi. Musicalmente si imponevano, erano chirurgici nelle strutture, e selvaggi nei suoni. Preparati, senza dubbio, il che già strideva con l'attitudine satanica che in genere era stata un modo per mascherare delle pecche (specie nei dischi d'esordio). 
La cosa curiosa stava nei testi, diversi da elenchi di nomi di dei sumeri, satanismo da hooligan tipo “spacco tutto, Satana è con me”, o fregola al lume di candele nere. A tratti Benton recitava delle specie di prediche, parabole, con immagini verbali non scontate e di significato non immediato. Testi lessicalmente non semplici, e con stralci di vere e proprie storielle con protagonisti Satana, Cristo, Dio, Madonna e compagnia bella, una sorta di vangelo apocrifo satanico. 
Proviamo a dividerlo per temi e passiamo alla prima dispensa:

L'inferno sulla terra o Fuga dall'eternità

Che cos'è l'inferno ? Psicologicamente, che cos'è l'inferno ? La rappresentazione degli Inferni fino ad ora immaginati è accomunata da un punto, che non c'è via d'uscita. Mentre il Purgatorio è una condanna a termine, l'Inferno è il braccio della morte. E il Paradiso ? Verrebbe da dire che il Paradiso sia l'impunità in questa allegoria, ma non torna, almeno se proviamo a pensare a questi “mondi” come a figure mentali riferite a questa vita, non a mondi immaginari dell'aldilà.

Spiegazione dei Deicide: il Paradiso è il punto centrale, perché non esiste, è una bugia. Se esistesse il Paradiso come approdo ideale per chi ha amato Dio, allora la vita sarebbe una prova e chi la fallisce va all'Inferno, o prova in appello a riscattarsi in Purgatorio. Ma se il Paradiso è una bugia, o meglio se non ci crediamo alla promessa del Paradiso, ecco che la vediamo la vita sì ancora come una prova, ma l'Inferno non è il fallimento di questa prova in nome di Dio, è la sua riuscita. Chi rinuncia a sé per dedicarsi a Dio crea l'Inferno sulla terra, senza via d'uscita. La fede è l'Inferno, perché rovina letteralmente il dono naturale della vita. 
Ecco che allora il credente avrà in odio la vita in quanto lontananza da Dio, e cercherà di sublimarla, spogliarla del senso individuale, per avvicinarsi ai valori assoluti di Dio, in un vicolo cieco. L'uomo medio vivrà in un Purgatorio auto-imposto, una condanna, un cilicio, e i Santi vanno all'Inferno. L'uomo puro, che non fa entrare in sé la fede, vive invece la vita come un paradiso relativo, e insieme una prova, non purgatoriale ma naturale (il Fato); in compenso non incappa in alcun Inferno. Per dirla alla Benton, Dio è bugiardo, chi gli crede si guadagna l'Inferno.
La prima prova di tutto ciò è il Cristo, che si sacrifica per il valore assoluto indicatogli dal Padre, ma muore come uomo nel dolore e nel disprezzo del suo popolo, cioè vive l'Inferno prima della morte e con questo si guadagna il Paradiso come fantasma.

Meritare il Paradiso o guadagnare la vita ? Questo il dilemma dell'uomo, che se sceglie la bugia paradisiaca sciuperà la vita in un riscatto continuo della presunta “colpa” originaria che lo tiene lontano dal Paradiso, con il dolore e la morte come massime occasioni di benemerenza presso Dio.

L'uomo nuovo, o meglio vecchio, che i Deicide proclamano, è quello che invece non crede ai fantasmi, e feconda invece se stesso con la vita terrena, per compiere il proprio destino. Chi guarda verso il proprio destino è già in Paradiso, anche se la vita continuerà a metterlo alla prova. Anche nella peggiore delle situazioni potrà sempre dire: il Paradiso ? Sì ci sono stato una volta. Il credente continuerà semplicemente a dire: “bontà di Dio se potrò alla fine meritarmelo”con la voce rotta dal dolore, o reso muto nell'Inferno della bugia di Dio, che quando si compie non si può più raccontare a nessuno.

Una manciata di spunti da un disco preso non tra i primi (To Hell with God), a dimostrare che la vena poetica dei Deicide è perseverante. Insieme agli Slayer, i maggiori sbraitatori di massime e ideatori di aforismi anticristiani. Va detto, il tutto affogato in una serie di moccoli e ruggiti, per chi si fosse fatto l'idea di Glen Benton come un topo di biblioteca.

Dice Glen “Conquistare Dio e asportare il suo pensiero, schiacciare il signore su in cielo, riportare in auge il nostro diritto naturale e la regola che un tempo fu nostra”. Dopo questa premessa di rivoluzione culturale (ottima l'immagine paradossale dello schiacciamento ascendente dell'uomo contro un ipotetico tetto del Paradiso in cui Dio è rifugiato): “Satana insiste sul proprio essere su questa terra e sulla sua posizione di suprema sorveglianza”. Satana custode della terra. Quanto a Dio, “Dio è il dio della morte, e lo stesso il figlio suo che ha mandato, scarto d'odio dall'etichetta fallace, che pende in agonia, segui il Signore alla fine dell'eternità, il salvatore è distrutto, nel sacrificio sulla croce”. Un capovolgimento dei significati cristiani, che recupera il senso letterale delle cose contro quello paradossale (la morte come vittoria, rinascita, il dolore come salvezza). Il recupero del letterale coincide con lo spostamento dell'ottica dal trascendente al terreno.

Ancora versi che introducono il giorno della condanna di Cristo: “E' il giorno della morte sulla croce dell'inganno, per dar testimonianza a Lui, impuri di piacere, la morte ti chiama a ricongiungerti a Cristo, sacrificio umano, condanna // Giù dentro l'ignoto, l'assenza di Dio che non c'è, va a trovarlo dal regno dei morti, cammina al suo fianco, che lui non ci sarà....”. Ma nella catastrofe divina c'è salvezza: “...l'amore retrocede, nessuna costrizione, le preghiere lasciano il tuo cuore, l'odio corre sul posto, la grazia divina, guardala bene, non c'è nessun dio”. Si rischia di non capirci niente, in questo giochino di capovolgimenti tra odio e amore, in chi incarna l'uno e l'altro, se nell'essenza o nell'apparenza, ma arriva la spiegazione nella strofa successiva: “Il lavoro di Gesù in verità è il demonio, i suoi miracoli sono nient'altro che una trappola, bugie inchiodate alla croce, crocifiggi la sua falsa religione”. In conclusione, “la visione satanica portano il Signore alla morte, al distacco dall'incantesimo delle loro perversioni” etc. Questi ultimi versi dal testo di Conviction, da To hell with God, dal duplice senso “all'inferno con Dio” oppure “facciamola finita con Dio”.

Per adesso siamo riusciti a “fuggire dall'eternità” e tornare coi piedi per terra a fare gli uomini alle prese con il giardino del peccato. Questa visione di Benton ricorda comunque molto quella di Amici Miei, quando l'amico Melandri innamorato della parrocchiana puppona si lascia convertire e dice che lei gli ha preso la mano e l'ha fatto uscire dal tunnel. Commentano gli amici, con la stecca di biliardo in mano “Vedi di non farti più vedere fin quando non l'avrai trombata, e quando sarai rientrato nel tunnel”.