16 mag 2015

PETER STEELE - UMORI E SECREZIONI DI UN GIGANTE DEL DOOM


Ho conosciuto i Type-O-Negative di Peter Steele abbastanza tardi, perché fui trattenuto dall'effetto repulsivo di una loro copertina, “L'origine della merda” con un buco di culo in copertina (peraltro ahimé maschile), il tutto secondo un gioco di parole Origins of the species (il famoso saggio di Darwin) / Origin of the feces. Ho sempre odiato i giochi di parole a prescindere, ma ce ne sono di più felici in ogni caso. Se ne devono essere accorti e nel disco dopo hanno messo in copertina due lesbiche vampire, che funzionano sempre. 

Una musica che contamina hardcore, punk, doom e gothic ed elettronica-ambient con il metal naturalmente, intrisa di sensualità e misantropia. Non crediate che Steele sia un perverso malizioso, anzi a ben vedere era un ingenuo. Avete presente quando uno si iscrive a quei siti intitolati, che ne so, donne porche nella tua città, e ovviamente tutti gli iscritti sono uomini che scrivono messaggi al vento del tipo “maiale a Genova?”, “Ehi nessuna porca qui vicino al Bar Sport?” 
Ecco, Steele scopre che esiste Playgirl, che dovrebbe essere l'omologo di Playboy e quindi accetta entusiasta un servizio fotografico da icona sexy, pensando a un futuro di poster appesi in camera di chissà quante casalinghe americane annoiate. Poi scopre con suo sommo disappunto che meno di 1 lettore su 4 è donna.... Reagisce con steele, per usare un gioco di parole che tanto sarebbe piaciuto al nostro idolo e piazza sul disco successivo una canzone che recita:
Allora, non so di chi sia il buco di culo che lecchi, ma nessun dannato ragazzo con la lingua sporca di merda assaggerà mai il mio uccello” 
Ottimo concetto, e crediamo anche colta citazione del passo del film “Squadra antifurto” in cui Tomas Milian alias commissario Nico Giraldi così apostrofa un informatore frocio che gli fa delle offerte: “Ah Chiappé, su sta fava 'n se scureggia!”.
E se non fosse chiaro “sul mio culo è tatuato in rosso: divieto d'accesso, solo uscita”. Nel dialogo immaginario con il lettore omosessuale che si era sollazzato con le sue foto conclude “E quindi -mi dirai - non possiamo neanche essere amici? No grazie, io mi mischio se mai solo con le lesbiche. Un maiale sessista dici? Certo, odio tutti gli uomini, te incluso”.

Per cui Steele va preso così, non è disposto a dare quello che gli altri si aspettano, si sognano o vorrebbero, ci dona solo quello che si sente di donare. Per dirla con parole sue: “Moccio, sperma, piscio e merda – di questo sono fatto. Ne vuole nessuno?” (parole sue di una canzone, “Less than zero”, non di un'intervista – precisiamo).
D'altro canto, se si prende alla lettera Steele, che pare fosse una persona in realtà affabile e simpatica, oltre alle secrezioni non ci si dovrebbe aspettare granché. I Type O Negative sono un punto morto delle relazioni umane. Si potrebbe dire che la loro anima doom è ben rappresentata proprio in questo giudizio sulle relazioni umane, che sono “bruciate”, perse, senza più speranza di approdare a nulla. Un lutto a cui si allude continuamente ma che mai si racconta è incrostato nell'anima di Steele e muove la sua vena lirica. Indietro c'è delusione, in avanti non c'è più alcuna fiducia. 
A proposito di se stesso Steele sentenzia: “Io non voglio essere me stesso”(I don't wanna be me), in generale e comunque non più. Per quanto riguarda la persona amata “Io so che tu sei un'altra persona del cazzo” (I know you're fucking someone else). 
Che dire degli altri? Non si salva nessuno? Sì, anzi, ma “Tutti coloro che amo sono morti” (Everyone I love is dead). Morti per davvero, o morti in senso figurato, poco importa. Il mondo è un immenso cimitero, in parte di persone morte. 
Torna in mente la frase del film “Inferno” di Dario Argento, che dice “L'unico grande mistero della vita è che essa è governata unicamente da gente morta" ed è esattamente questo che Steele ci vuole comunicare. La vita, cioè la psyché, la vita mentale è un cimitero vivente. Viene in mente anche la famosa poesia di Ungaretti “Di queste case non è rimasto che qualche brandello di muro / di tanti che mi corrispondevano, non è rimasto neppure tanto / ma nel mio cuore nessuna croce manca, è il mio cuore il paese più straziato”. Ungaretti non parlava di buchi di culo (cioè non credo, non le ho lette tutte), ma il sentimento effettivamente è sovrapponibile.

L'umanità si divide in tre categorie per Steele: i morti; chi è come se lo fosse e infine lui stesso, che non esiste più ormai. Rispetto ai sentimenti che prova per gli altri, le categorie sono invece: Quelli che odia ma ignora, Quelli che ucciderebbe ma non ha più la forza di farlo e Quelli che ha amato ma non sono mai esistiti. In una dimensione temporale non rimane granché tra un oggi incerto e privo di senso, un domani altrettanto insensato e precario e un passato che è meglio dimenticare: “Some stupid tomorrow, some stupid today...go away yesterday”. Parlarne, non importa dirlo, non serve: il dialogo tra due esseri umani si può definire come “il fraintendimento del concetto di silenzio e le sue disastrose conseguenze”.

L'identità e la spinta a vivere, ma è un'implosione, fanno perno sull'odio, testimonianza di ciò che è stato e potrebbe essere ancora, se non fosse stato bruciato, tradito, insozzato. “Amo me stesso perché ti odio”. In questo sentimento di autunno perenne e definitivo, quella “ruggine d'ottobre” che dà il titolo ad un disco o il sole di Settembre, che dà il titolo a una canzone, sono le ultime note di colore e di una dolcezza che agonizza e guarda già alla pioggia di Novembre e al gelo di Dicembre. 
Il sapore dell'autunno è evocato da alcuni bei versi di Steele sulla caducità dell'amore:

Tu ami qualcuno
ci sarà un dolore
un bacio di morte
le labbra di un ladro”

Aleggia sempre lo spettro di una ragazza che lo ha tradito, neanche sappiamo se sia una o una donna idealizzata in negativo. Fatto sta che in uno degli ultimi pezzi Steele dà addirittura un'interpretazione teologica della natura malevola della donna, che più o meno nel delirio si può ricostruire in questi termini: Adamo ed Eva erano nel paradiso terrestre, ad un certo punto Adamo, travestito da serpente, convinse Eva a mangiare la mela dall'albero del peccato (metafora sessuale), dopo di che Eva corruppe anche Adamo, facendosi cacciare dal paradiso. 
Tutto un complotto quindi di Adamo e di Dio contro le donne. Eva fu quindi stuprata e visse anche col senso di colpa per aver fatto cacciare il suo stupratore (Adamo) dall'Eden. Da qui, dice Steele – l'odio dei ragazzi nei confronti delle ragazze, che è la morale di questo mito liberamente rielaborato.
Quindi chi è stato tradito sappia che le radici di tutto stanno lì. 
Certo, Steele l'ha capito tardi, forse sotto coca e in un vortice di visioni che si spappolano da sole nel corso del testo di “These three things”: Adamo ed Eva, poi gli Alieni dell'area 51, il complotto sionista, il pescatore Simone apostolo di Gesù che indica l'alfa e l'omega (!...). 
Ci fosse arrivato prima, non ci avrebbe regalato quei favolosi testi pieni di astio nei confronti della sua ex, tipo “I know you're fucking someone else”, una specie di versione misantropica di “Mi ritorni in mente” di Mogol-Battisti. 
La storia è la stessa: lui la porta a ballare, lei si avvinghia a un altro e lui capisce che lei è un po' zoccola. 
Mogol scrisse “Ballavi insieme a me e ti stringevi a me, all'improvviso mi hai chiesto "Lui chi è?” ... Un sorriso, e ho visto la mia fine sul tuo viso, il nostro amor dissolversi nel vento, ricordo: sono morto in un momento” angelo caduto in volo, questo tu ora sei in tutti i sogni miei / ma c'è qualcosa che non scordo....”. 
Steele si scrive i testi da solo e recita: "Sei andata all'Amour l'altro Sabato sera / Rosso su unghie e labbra, vestito super-attillato / La sua lingua giù nella tua gola e la sua mano in su sotto la tua gonna / Beh, sono un uomo, sì, ma fa male lo stesso / Avevi in mente l'uccello e l'alito di sperma / Prima di uscire ti sei infilata quel diaframma per andare dal ginecologo free-lance / Dove c'è un ombelico vicino c'è un ingresso e con te non c'è neanche da pagare il biglietto"

Cavità nasali, Fegato e Polmoni sono le parti del corpo su cui Steele ironizzava in “World coming down”, alludendo ovviamente alla dipendenza da droghe. Stavolta non di escrezioni si parlava, ma di roba che entra, in particolare cocaina. Mano che questi pezzi di vita “escono” da Steele come brandelli di carne morta, lui fa entrare altre sostanze per far rivivere ciò che è morto. 
La “schiavitù bianca” che canta all'inizio di quel disco tratta della dipendenza da cocaina, già evidentemente al suo stadio conclamato. Pare che non riuscisse più ad ascoltare il rumore della sniffata registrata (Sinus) perché gli procurava agitazione e i conti tornano: se ti piace la coca quel rumore ti fa venir voglia di una “situazione”; se sei cocainomane, ti fa star male (e venir voglia di farti).
Sarà poi questa la vera chiave di lettura, che molti semplicisticamente riducono allo stereotipo “aveva avuto dei traumi, problemi caratteriali, era depresso, si faceva”. In realtà Steele separa le due cose, ovvero i suoi personali conti da saldare, e il sentimento di tristezza che lo intride: 
"Lei pensa che io sia fatto d'acciaio e non senta dolore
Non capisco perché si debba fingere gioia
Sono così fortunato, eppure così pieno di odio verso di me
che lo specchio mi riflette ingrato"

Steele non è più sarcastico verso di sé di quanto non sia ostile verso gli altri e in questo calderone negativo il colore maschera la vera natura del suo essere, cioè la carica, l'inquietudine creativa, la vivacità del sentimento. Nero caldo e dolore urlante, come il timbro e i toni della sua voce.
Alla fine, di tutti i cinque sensi, sballottati dalle droghe e illusi dalla vita cosa resta ? Anestesia.
Un fallimento conclamato sia rispetto alla vita che rispetto alla morte
Il niente in dono, un tormento purgatoriale
Correre a nascondersi, un metodo vigliacco
Le opzioni sono tutte bruciate, tranne l'anestesia – l'anestesia...

La cocaina, in fondo, nasce come anestetico.

A cura del Dottore