25 giu 2015

NOVEMBRE: AVEVA GIÀ INVENTATO TUTTO CARMELO (parte seconda...)


Nessuna nuvola in cielo, caldo umido, finestre aperte con le tende immobili data la totale assenza di vento in quella afosa estate del 1999, ma una voce rompe il gracidare delle cicale nei campi laziali...
Continua così, dopo la prima imperdibile parte, il racconto romanzato della carriera dei Novembre.
Un urlo nel silenzio della campagna laziale:
- "Beppe! Beppeeeeee!!!"
- "Dimmi Mà, stoqqquà ma che strilli?"
- "Chiama Carmelo che amatriciana è pronta, vedi de capì 'ndo stà tu' fratello..."
- "È in bagno, anvedì oh quanto è stonato pure sotto la doccia! Carmeloooooo vieni a magnà!!"
- "Dudududidi Dududu arrivo Beppe! Nun te incazzà che la vita è breve e ce vole un attimo che te ritrovi sotto 'n cipresso!"
- "Ammazza che gufata, me tocco li cojoni Carmè! Movite che c'ho fame!"
Driiin Driiin !!!
Il telefono interrompe questo dialogo tra uomini colti, ma è la madre che corre a rispondere:
- "Pronto? Chi è che rompe? Chi?!? Carmeloooooo te vonno, pare 'na voce straniera, non c'ho capito un cazzo..."
- "Pronto? Chi è che rompe? Andy La Rocque! Oh cazz... Ehm gud mornin eh yez yez we cam in Svezia quando volete... Very grazie!"

Chissà se andò veramente così, ma non nascondo una certa sorpresa quando vidi "Classica" prodotto da una etichetta internazionale come Century Media e, forse ancor più incredibile, la presenza del celebre chitarrista di King Diamond e Death in fase di mixaggio in Svezia. Giuseppe e Carmelo Orlando infatti registrano tutto il disco in terra laziale, ma "Classica" nasce ufficialmente in Scandinavia.
Per onestà intellettuale va detto che è tra i migliori album dei Novembre, sia per la costruzione dei brani, sia per la produzione delle canzoni, ma perde un pochino quel gusto italico che tanto ci aveva fatto innamorare dei primi due album.
Sarebbe come correggere il dialetto di un bambino povero della strada, formalmente giusto, ma qualcosa viene a mancare in spontaneità. "Classica" è il disco perfetto dei Novembre, gruppo che perfetto non è e non deve essere, ma "Onirica East" o "My Starving Bambina" restano comunque classici (scusate il gioco di parole) della band.
Carmelo stona e lo correggiamo, Beppe picchia e lo esaltiamo nel sound, l'arpeggio malinconico perde quel sapore di periferia degradata per guadagnare un tono internazionale, ma le canzoni sono tra le migliori mai composte. Non si rallenta il ritmo, ma si torna al growl e al doom più canonico, lasciando gli echi alternativi di "Arte Novecento" fino ad arrivare due anni dopo a "Novembrine Waltz".

Il nuovo album si riassume con "Everasia" seconda traccia che ci fa capire cosa sono diventati i Novembre nel 2001: un gruppo Death-doom di grande qualità e coraggio. 
"Novembrine Waltz" è infatti un disco meno bello, ma più coraggioso del suo precedessore. Laddove "Classica" è il tempio di quello che vorremmo ascoltare da Carmelo & soci, ora i Novembre cercano di riappropriarsi delle loro radici con qualche strofa in italiano e con qualche momento mediterraneo in più. C'è anche la cover di Kate Bush, l'aria di "Va, pensiero" al termine di "Conservatory Resonance" quasi a voler sottolineare alla Century Media che "noi semo italiani, fiji della lupa e nun ce potete cambià!".
In realtà però i Novembre sono cambiati dalle loro origini, meno genuini e più attenti ai suoni e alle qualità di registrazioni e strumenti. Non so dire se sia un bene, ma di certo è positivo che il genio di Carmelo non scenda mai di livello e le sue intuizioni riescano a spaziare da momenti degni dei migliori Opeth, al gothic dei Paradise Lost fino ai Marlene Kuntz più cupi.

L'anno successivo esce "Dreams d'Azur" che non è altro che una rivisitazione del loro debutto, ma stavolta non comprendo; sarebbe come rifare a colori un capolavoro del cinema neorealista italiano. Perché? Obblighi della Century Media? Operazione discutibile, fino a che nel 2006 esce "Materia" sotto l'etichetta Peaceville.
Label simbolo di un metal estremo di qualità, ma i nostri decidono di realizzare il loro disco più pulito e malinconico. La stragrande maggioranza dei pezzi sono cantati in italiano da Carmelo, pochi sporadici growls e umore più riflessivo che estremo. Dovevano arrivarci prima o poi e lo hanno fatto forse più tardi del previsto, "Materia" è l'ideale successore di "Arte Novecento" anche se esce 10 anni dopo e qualche intuizione è stata nel tempo smarrita. 
Qualche influenza dei lavori più ragionati di Devin Townsend si sente qua e là, ma la voce nasale di Carmelo è inconfondibile ed è la forza e il limite di questo lavoro, perché risalta ancor di più laddove il tappeto elettrico tende ad essere più soffuso. Ti vogliamo bene Carmelo, ma ammazza quanto sei stonato!

Nel 2007 sono di nuovo in pista con "The Blue" che prosegue l'idea malinconica del precedente album, anche se si torna al growl più frequentemente e si picchia duro come in passato. Il gotico di ambiente lascia maggior spazio alle sfuriate tipiche dei nostri, dove Beppe pesta duro, Carmelo inventa arpeggi malinconici sbraitando sopra in modo gotico e rabbioso al contempo.
Questi ultimi due episodi sono forse i meno riusciti della loro carriera, ma non possono mancare nella mia discografia perché hanno la forza di emozionare; sono due fratelli, ma anche io mi sento parte della famiglia Orlando ed è per quello che quando mamma chiama io rispondo presente:
Ed eccoce quà tutti inzieme stemo a magnà amatriciana de mamma, ma quantè bbbbona Mà! 
Te nun ce credevi che quarche sordarello a casa lo portavamo con la musica, ma se ce vedesse la por'anima de nonno sarebbe fiero de noi! Lui che cantava come un poeta, lui che era er mejo della bbbanda der paese!