4 ago 2015

LE DIECI PIU' ATROCI CANZONI D'AMORE DEL METAL - SETTIMA POSIZIONE: GLI INSOSPETTABILI ALFIERI DEL METAL DI QUALITA'


L'amore sulla strada... love on the road: bella suggestione, ma a ridicolizzare il tutto ci pensano i Savatage. Sì, d'accordo, un gruppo storico, di livello, autori di dischi fondamentali, solidi stilisticamente, raffinati etc. Eppure il settimo posto spetta loro di diritto, per un dittico di canzoni amorose prodotte durante un periodo di confusione.


Dopo gli esordi power-epic i Savatage, come altri gruppi metal, si trovarono di fronte alla proposta di sterzare in senso commerciale, coniugando l'energia con la linearità e l'orecchiabilità del pop, in cerca di un hit-single. La cosa riusciva sistematicamente (ma qualche anno più tardi) solo ad un tipo di nome Desmond Child, mentre invece nei primi '80 la commercializzazione del metal, che non fosse già nato come commerciale, produceva tristissimi aborti.

Un minuto di silenzio per ricordare il trauma di chi comprò il disco “Fight for the Rock” appena sfornato, in un'epoca in cui a malapena si potevano avere anticipazioni tramite qualche rivista del settore, ma non sempre in tempo reale (correva l'anno 1986...). La copertina vedeva i Savatage in versione rocciatori che scalano una vetta per issarvi la bandiera americana, con il doppio senso “Lottare per il rock / Lottare per la cima/roccia”. S'inizia male, con un pezzo omonimo di apertura che non ingrana ed inneggia al rock and roll quando il gruppo in questione è dedito al metal, cercando addirittura di “spiegare” il doppio senso del titolo nel ritornello “You gotta fight for the rock / fight for the rock.....and roll”.

Ma questo è niente: arriva il secondo pezzo: “Out in the Streets”...

Il nostro eroe è stato lasciato dalla donna, tanto per cambiare. Evidentemente le chiavi di casa le aveva lei, perché il nostro eroe per tutto il brano vaga per le strade, come uno stato dell'anima. Sia in orizzontale che in verticale, cioè sia nelle streets che nelle avenues, come un automa.

Lontano da qui, vorrei poterti toccare, ma oggi non sei qui
E adesso è il momento in cui ho più bisogno di te
Penso ai giorni in cui eravamo vicini, Amore ho bisogno di te qui

Sono fuori per le strade da solo stasera a cercarti, e non mi sembra giusto
Amore, non sai che sto cadendo a pezzi, come hai potuto spezzarmi il cuore

Cammino per i viali, quelli che ho percorso al tuo fianco
Buffo come le notti durino così a lungo
E con l'alba viene un altro giorno
Perché non mi chiami, amore, non ce la faccio più

Sono fuori per le strade da solo stasera a cercarti, e non mi sembra giusto
Amore, non sai che sto cadendo a pezzi, come hai potuto spezzarmi il cuore

Ora, la perla non è ancora arrivata, bisogna raggiungere il terzo brano ("Crying for Love"), che è uno sviluppo del precedente sul tema della “strada”.

Non avrei mai pensato che te ne saresti andata, non credevo a quel che mi dicevi
Ora sei andata via, non capisco perché te ne sei andata in qualche posto lontano
Tu potresti mai provare ancora gli stessi sentimenti, io grido il tuo nome, e ancora sento il dolore

Naturalmente è passato un bel po' di tempo dalla fine di questa storia, magari anni, al punto che il Nostro si chiede se lei potrebbe mai provare ancora dei sentimenti, perché evidentemente ormai c'è di mezzo un bel salto temporale.

Piango, piango per il tuo amore. Piango per il tuo amore.

Guardo dappertutto in cerca di te, non c'è niente che possa fare, eh già Amore
Tu sei sulla strada, sai che è sbagliato, non è questo il posto per una donna
Scappatene finché puoi, io grido il tuo nome.

Quindi ora è chiaro l'arcano: lui vaga per le strade perché lei si è data ad un mestiere da strada. Lui fa finta di vagare nella notte che non finisce più, in realtà batte i marciapiedi e le avenues per vedere se tra le lucciole ritrova la sua bella. Che sia un delirio? Perché ci sta: quando la donna ti lascia, puoi iniziare a delirare che lei sia finita nel giro della prostituzione, in attesa che tu, cliente occasionale, la salvi da un destino indegno. Questo del resto è il tema portante di un bel film, “Hardcore” di Paul Verhoeven, o anche, in chiave più psicotica, uno dei temi di "Taxi Driver".

Che sia invece un semplice alibi? Lui fondamentalmente gira per la città a caricare puttane, ma se dovesse incontrare qualcuno che conosce ha la scusa pronta: cerca la sua vecchia fiamma del liceo che potrebbe essersi ridotta, dopo aver perso il faro del suo amore, allo sbando totale e fare la vita per le vie della metropoli.

“Tu sei sulla strada, sai che è sbagliato, non è questo il posto per una donna” è una frase che potrebbe avere detto Michele Buoninconti, con quella sua tipica espressione stralunata.

Tornando alla nostra coppia a giro per le strade senza incontrarsi, come i pacman e i fantasmini nel labirinto, i conti comunque non tornano: lei se n'è andata, ma non d'impulso e senza un progetto, anzi glielo aveva anche detto, solo che lui non aveva creduto che lei dicesse sul serio. Lei voleva andare lontano, alla ricerca forse del successo e di forti emozioni, ma poi (e qui scatta un sottile compiacimento) è finita a fare la battona. Ed è qui che lui può giocare dei buoni argomenti per riaverla tra le sue braccia. Mica sarà peggio stare con me che battere il marciapiede? Pare di sì, visto che a lei non passa per la testa di tornare dal nostro errabondo amante ferito. Perché in realtà probabilmente a quest'ora lei avrà trovato uno con i soldi e farà shopping per le vie del centro, ma di giorno.

A lui quindi non resta che la notte, perché come diceva Adamo “La notte tu mi appari immensa, invano cerco di afferrarti...” / “Se il giorno posso non pensarti, la notte maledico te...”.

Masochisticamente il metallaro ferito non sceglie la luce del giorno, che allontana visioni e allucinazioni, ma la notte per poter coltivare le sue ossessioni. Si lamenta anche che la notte finisce troppo presto, roba da matti. Come in "Taxi Driver", se la principessa di giorno ti respinge, inventati una puttana di notte da redimere.


A cura del Dottore

(vedi classifica)