29 feb 2016

RECENSIONE: DGM "MOMENTUM"


Ecco a voi i Symphony X italiani! In estrema sintesi questa band dal curioso nome che non è altro che l'acronimo del tre membri fondatori: Diego Reali, GianfrancoTassella e Maurizio Pariotti, inseguono i miti progressivi di oltreoceano con una nuova (?) spinta di metal sinfonico made in Italy.

Dream Theater, Symphony X, ma anche i Vision Divine con Michele Luppi alla voce sono le stelle polari in cui si muove questo disco, piacevole e ben suonato, ma che non brilla in originalità (si era già capito... nda).
Il gruppo aveva iniziato la sua carriera come band strumentale, fin quando decide di unirsi a loro Luciano Regoli (cantante della scena progressiva italiana) e tra cambi di line up e buone prove discografiche, arruolano nel 2008 l'ex singer dei Mind Key Basile. Marco Basile è bravo, Basile ci sa fare, Basile è capace di duettare alla pari proprio con sua maestà Russell Allen ospite nella prima traccia, però Basile si presenta come il cantante dei Negramaro e ciò non depone a suo favore.

A me questi album piacciono, non c'è niente da fare, sono ben registrati e ben suonati. Fughe di chitarre e tastiera, ritornelli melodici, tecnica al servizio della scorrevolezza progressiva, ma perché ci dobbiamo fissare su questa storia delle Innovazioni? Questo falso mito del Progresso?
Innovazioni le faccia chi è in grado di farle, chi si sente un'anima errante nell'universo della musica, ma chi ha trovato la propria serenità in certi suoni deve andare avanti per la sua strada. Non si può chiedere ad un gran difensore di inventare calcio in fase offensiva, così come non è giusto aspettarsi soluzioni inedite in questo album. 

I DGM sanno fare bene questo, facciamoglielo fare dunque, insieme a tanti altri, possono ritagliarsi uno spazio interessante. C'è il respiro di una Italia che si diverte a suonare musica progressiva di qualità, io la conosco bene perché la seguo da tempo e son persone capaci, anche pulite se vogliamo, perché non dar loro una chance? Michele Luppi, Olaf Thorsen, Roberto Tiranti, solo per citare i più noti, sono gli alfieri di questa Italia Progressiva Metallica (IPM? nda) che non cambierà i destini dell'umanità, ma ha un suo trademark nel panorama musicale.
I dischi sono educati, scontati, tecnici, melodici, genuini, pur non avendo quel quid in più che li aiuterebbe a differenziarsi. Casa mia è piena di album come questi e, credo che lo sarà per sempre, non in quanto italiani, ma perché ho un debole per la spensieratezza di canzoni come "Void" o "Blame", la tipica ballad come "Repay" o altri ritornelli che potrei cantare ancora prima che inizino e ancor prima di averli ascoltati... Bello avere certezze ogni tanto nella vita, questo disco me le sa dare quando cerco determinate sonorità ed è un'ottima dote.

Voto: 7.5
Canzone top: "Reason"
Momento top: le linee vocali in "Trust"
Canzone flop: "Pages"
11 canzoni, 56 minuti
2013
Etichetta: Scarlet Records