CLASSIFICA DEI DIECI MIGLIORI ALBUM DEATH METAL USCITI NEL 1991
8° CLASSIFICATO: "CONSIDERED DEAD" (GORGUTS)
Le mie giornate con i Gorguts.
Un arpeggio di quasi un minuto introduce, in modo inedito per il genere, questo disco con cui ho passato una settimana. Non sarà una recensione, ma un diario dei miei sette giorni insieme a "Considered Dead".
Lunedì: quanta nostalgia.
Cielo uggioso, pioggia rada e neanche convinta inumidisce la città ed io ascolto i Gorguts.
Provo nostalgia nel ricordo di Chuck Schuldiner che non c'è più, nostalgia per Morbid Angel e Sepultura di un tempo, nostalgia anche per un certo immaginario orrorifico che si è andato rarefacendo in questo lunghi 25 anni. Il disco dopo due minuti e mezzo diventa già un grande album grazie a ritmiche coraggiose anche per un technical death metal.
Guardo verso l'orizzonte, cielo plumbeo, questo lunedì vorrei essere in Canada con voi amici Gorguts!
Martedì: rifletto sul titolo.
Considerato morto, ma non lo trovate geniale? Questa morte presunta, defunto o vivo, considerato morto, ma da chi? Chi è morto? Chi lo considera morto? È l'immaginario del death metal, non si sa chi lo considera morto ma è così. La copertina mi ricorda "Testimony Of The Ancients" dei Pestilence per struttura e tratto grafico, ma mettendo al centro la tomba e alcuni elementi interessanti (quanto banali) come le clessidre ai lati, mi spinge a desiderare una casa piena di riproduzioni di copertine di questo tipo. Mi addormento però questo martedì con il vero dilemma: chi lo considera morto e chi è il presunto morto?
Mercoledì: ma quanto scorrono i Gorguts!
In macchina, a casa, a colazione, pranzo e cena, il loro death metal che non stanca, ma trova ottime soluzioni soprattutto grazie al lavoro delle chitarre. Mai banali, mai fuori luogo quando rallentano, sebbene il cantato mescoli classicamente Obituary e Death, riesce ad accompagnare una costruzione interessante delle canzoni. Questo sapore intellettuale premia il disco nel quotidiano, a 25 anni di distanza puoi passare una serata di mercoledì ad ascoltarli senza sentirti vecchio, senza sentirti desueto e con la polvere addosso. Ogni tanto ricompare la chitarra acustica a scandire il tempo, ma come spesso accade in questi album è come un ospite scostante a cena. Gli arpeggi in questo disco sono come un invitato che non si integra in trattoria, a tavola intorno a lui c'è casino, ma quando lo fissi improvvisamente cala il silenzio; non sta male di per sé, ma si chiede: cosa ci faccio qui? Così sono gli arpeggi nel death metal, solitari, fini a se stessi, un'oasi di pace talvolta non richiesta, talvolta propizia.
Il disco scorre con intelligenza, capacità tecnica e (scusate la parola) innovazione.
Giovedì: crisi e nervosismo contro i Gorguts.
C'è il sole oggi, non si addice proprio a loro, posso anche chiudere le finestre ed ascoltarli, ma il clima non si addice comunque a loro. Sbadigli e domande, non saranno sopravvalutati? Penso al fenomeno death in generale, alla sua utilità sociale, perché questa è gente che ha qualità; saranno anche disgraziati ma i Gorguts sanno suonare! Perché non mettere su allora un gruppo progressive strumentale? Giovedì ho capito: le loro soluzioni migliori sono oscure e dilatano il suono, per poi ricompattare il quadro con accelerazioni originali. La crisi è passata, il sole non li aiuta, ma domani è venerdì e resta uno dei debut album più riusciti del genere.
Venerdì: scopro che il disco dura 38 minuti.
Onestamente mi sembravano 1075 ad inizio settimana, non era la noia che dilatava i tempi, ma la cura dei particolari. Pian piano ho metabolizzato le tracce, ho scoperto che la loro musica è come girare in una scala a chiocciola all'infinito. La sera ho vomitato.
Sabato: scopro che Steve Mac Donald (batterista di questo album) si è suicidato nell'ottobre 2002.
Soffriva di crisi depressive, ma suonava un buon death metal. Certo che se fai dischi belli e la gente non sa nemmeno chi sei, magari la depressione verrebbe a chiunque (come se scrivi recensioni stupende che nessuno legge nda). Dedico perciò il sabato a concentrarmi sulla prova di Steve, ottima doppia cassa, ma soprattutto è di rullante che mi convince ed è spesso il motore delle canzoni.
Ci mancherai Steve, anche se non sappiamo chi cazzo sei stato.
Arriva la domenica ed avete presente 90° Minuto quando il conduttore diceva: "Un saluto prima di iniziare a chi ci segue dagli ospedali e dalle case di cura"? Bene, dovrebbe aggiungere anche un saluto a chi passa la domenica con i Gorguts.
I Gorguts e la domenica sono infatti concetti agli antipodi, non legano proprio con l'atmosfera di festa, ma soprattutto con la leggerezza della giornata.
Proprio non c'è feeling, però la mente ripercorre libera i sette giorni in compagnia della band canadese e improvvisamente capiamo, solo domenica lo capiamo con certezza illuminata, che eravamo noi che avevamo considerato morto questo album... Quando in realtà è vivo e vegeto in tutta la sua bellezza!
(vedi il resto della classifica)
Cielo uggioso, pioggia rada e neanche convinta inumidisce la città ed io ascolto i Gorguts.
Provo nostalgia nel ricordo di Chuck Schuldiner che non c'è più, nostalgia per Morbid Angel e Sepultura di un tempo, nostalgia anche per un certo immaginario orrorifico che si è andato rarefacendo in questo lunghi 25 anni. Il disco dopo due minuti e mezzo diventa già un grande album grazie a ritmiche coraggiose anche per un technical death metal.
Guardo verso l'orizzonte, cielo plumbeo, questo lunedì vorrei essere in Canada con voi amici Gorguts!
Martedì: rifletto sul titolo.
Considerato morto, ma non lo trovate geniale? Questa morte presunta, defunto o vivo, considerato morto, ma da chi? Chi è morto? Chi lo considera morto? È l'immaginario del death metal, non si sa chi lo considera morto ma è così. La copertina mi ricorda "Testimony Of The Ancients" dei Pestilence per struttura e tratto grafico, ma mettendo al centro la tomba e alcuni elementi interessanti (quanto banali) come le clessidre ai lati, mi spinge a desiderare una casa piena di riproduzioni di copertine di questo tipo. Mi addormento però questo martedì con il vero dilemma: chi lo considera morto e chi è il presunto morto?
Mercoledì: ma quanto scorrono i Gorguts!
In macchina, a casa, a colazione, pranzo e cena, il loro death metal che non stanca, ma trova ottime soluzioni soprattutto grazie al lavoro delle chitarre. Mai banali, mai fuori luogo quando rallentano, sebbene il cantato mescoli classicamente Obituary e Death, riesce ad accompagnare una costruzione interessante delle canzoni. Questo sapore intellettuale premia il disco nel quotidiano, a 25 anni di distanza puoi passare una serata di mercoledì ad ascoltarli senza sentirti vecchio, senza sentirti desueto e con la polvere addosso. Ogni tanto ricompare la chitarra acustica a scandire il tempo, ma come spesso accade in questi album è come un ospite scostante a cena. Gli arpeggi in questo disco sono come un invitato che non si integra in trattoria, a tavola intorno a lui c'è casino, ma quando lo fissi improvvisamente cala il silenzio; non sta male di per sé, ma si chiede: cosa ci faccio qui? Così sono gli arpeggi nel death metal, solitari, fini a se stessi, un'oasi di pace talvolta non richiesta, talvolta propizia.
Il disco scorre con intelligenza, capacità tecnica e (scusate la parola) innovazione.
Giovedì: crisi e nervosismo contro i Gorguts.
C'è il sole oggi, non si addice proprio a loro, posso anche chiudere le finestre ed ascoltarli, ma il clima non si addice comunque a loro. Sbadigli e domande, non saranno sopravvalutati? Penso al fenomeno death in generale, alla sua utilità sociale, perché questa è gente che ha qualità; saranno anche disgraziati ma i Gorguts sanno suonare! Perché non mettere su allora un gruppo progressive strumentale? Giovedì ho capito: le loro soluzioni migliori sono oscure e dilatano il suono, per poi ricompattare il quadro con accelerazioni originali. La crisi è passata, il sole non li aiuta, ma domani è venerdì e resta uno dei debut album più riusciti del genere.
Venerdì: scopro che il disco dura 38 minuti.
Onestamente mi sembravano 1075 ad inizio settimana, non era la noia che dilatava i tempi, ma la cura dei particolari. Pian piano ho metabolizzato le tracce, ho scoperto che la loro musica è come girare in una scala a chiocciola all'infinito. La sera ho vomitato.
Sabato: scopro che Steve Mac Donald (batterista di questo album) si è suicidato nell'ottobre 2002.
Soffriva di crisi depressive, ma suonava un buon death metal. Certo che se fai dischi belli e la gente non sa nemmeno chi sei, magari la depressione verrebbe a chiunque (come se scrivi recensioni stupende che nessuno legge nda). Dedico perciò il sabato a concentrarmi sulla prova di Steve, ottima doppia cassa, ma soprattutto è di rullante che mi convince ed è spesso il motore delle canzoni.
Ci mancherai Steve, anche se non sappiamo chi cazzo sei stato.
Arriva la domenica ed avete presente 90° Minuto quando il conduttore diceva: "Un saluto prima di iniziare a chi ci segue dagli ospedali e dalle case di cura"? Bene, dovrebbe aggiungere anche un saluto a chi passa la domenica con i Gorguts.
I Gorguts e la domenica sono infatti concetti agli antipodi, non legano proprio con l'atmosfera di festa, ma soprattutto con la leggerezza della giornata.
Proprio non c'è feeling, però la mente ripercorre libera i sette giorni in compagnia della band canadese e improvvisamente capiamo, solo domenica lo capiamo con certezza illuminata, che eravamo noi che avevamo considerato morto questo album... Quando in realtà è vivo e vegeto in tutta la sua bellezza!
(vedi il resto della classifica)