Perché nel 1990 si cantavano quei sette giorni di maggio? L'opinione pubblica decise, nel 1989, di occuparsi dei moti cinesi di piazza Tien an men. Diciamo la verità, pochi ci capirono qualcosa davvero. No, non erano i cinesi che protestarono per la libertà e cambiarono qualcosa. Fu una manifestazione pacifica di studenti contro una parte del partito comunista, ma non è dato sapere quale visto che già i comunisti devono diventare gli uni uguali agli altri, e poi per noi occidentali i cinesi sono abbastanza uguali già di loro. Mistero fittissimo.
Ricordo però nettamente che questo evento accese gli animi degli studenti di destra e di sinistra del
Come se non bastasse ci
si misero anche i Testament, con quel pressappochismo americano di
chi trilla ad ogni offesa alla democrazia, scoprendo spesso l'acqua
calda. L'album era “Souls of Black” e il brano appunto “Seven
days of may”. E non furono gli unici, rincararono la dose gli
Slayer poco dopo con “Blood Red", da “Seasons in the Abyss”.
Vediamo due stralci a
confronto:
“La chiamano
Repubblica Popolare qui, la propaganda è così sincera...ah, che
brutta ironia e bugia palese, da parte di criminali che detengono il
potere... ” - Testament
“Bugie distorte non
ti fanno vedere la verità, e loro difendono la loro verità con le
armi
disciplina violenta e
controllo disumano, migliaia di persone non possono essere in errore” - Slayer
Perché tutto ciò era
stucchevole? Perché era forzatamente ingenuo. E anche
concettualmente fastidioso. Se il problema è l'uso della forza, la
maggioranza non esercita forse la sua libertà tramite un gioco di
forze? La ragione dovrebbe essere il risultato del fatto che siamo
in tanti? E poi, nelle rivolte popolari non si è forze dato mandato
ai partiti rivoluzionari di abolire le libertà in nome di altri
valori (l'uguaglianza, per esempio)? Il regime non mente, afferma e
pratica il totalitarismo, non ammette la democrazia. Peraltro, anche
la democrazia fa lo stesso contro le minoranze non conformi.
Negli stessi anni “Seek
and Destroy” era utilizzata come brano per accompagnare i raid
aerei sul Golfo Persico, il che aveva riempito di una certa
soddisfazione i thrashers. Il primo riconoscimento internazionale. Più
sincero e coerente: un brano che descrive un'azione militare utilizzato come colonna sonora di quel tipo di azione.
Il metal ha sempre avuto,
almeno fino all'avvento del black, una vena umanitaria e pacifista,
contrariamente a quanto potrebbe pensare un profano. In quegli anni
trattare di politica, ecologia, dava un'idea di maturità, di
serietà, faceva molto “Sting”, molto “Bono”.
E fu una delle ragioni
della decadenza di quella generazione thrash. Se si ascolta quel
disco dei Testament, forse non il loro migliore, si percepisce però
una caratteristica comune a tanti dischi thrash: il distacco, la
freddezza. Una freddezza che non è la morbosità gelida del death, o
il furore mistico del black, o la macina impazzita del grind. Nel
thrash si creava un muro ritmico che narrava senza guardare negli
occhi l'ascoltatore, come un fabbro che mena il martello
sull'incudine, lo sguardo chino sul ferro rovente da modellare.
Il thrash era, rispetto
al metal generico da cui derivava, un distacco emotivo. Il metal era
romantico, era un coinvolgimento caldo nelle tematiche narrate. Il
thrash era distaccato, come fosse “a posteriori”, a freddo.
Proprio per questo, anche i testi tendevano ad essere descrittivi. Veristi, come le novelle del Verga. Non doveva trasparire un giudizio, un consiglio, una comunicazione diretta all'ascoltatore che lo indirizzasse su cosa doveva capire.
Proprio per questo, anche i testi tendevano ad essere descrittivi. Veristi, come le novelle del Verga. Non doveva trasparire un giudizio, un consiglio, una comunicazione diretta all'ascoltatore che lo indirizzasse su cosa doveva capire.
Gli Slayer parlarono di
Auschwitz in questi termini, dal punto di vista di un ipotetico
angelo della morte a cui poco importa di chi lo chiami. Ad un certo
punto invece il metal divenne morale, cioè pretese di indicare agli
altri dove stava il giusto, oppure non rinunciava all'idea di
esprimere sdegno esplicito per ciò che raccontavano. La differenza è
sottile, perché tradisce l'urgenza di assicurarsi che l'ascoltatore
prenda una determinata posizione, che non prenderebbe forse in
assoluto solo ascoltando la narrazione degli eventi. Ma questo, liricamente, è
una dissonanza, e anzi è un'occasione persa per abbinare alla linea
sonora una storia che descriva, guardi dall'alto, ma non giudichi,
che è la cosa più agghiacciante. Che lasci gli uomini a se stessi,
al loro orrore, al peso delle loro ragioni contrapposte. Questo era lo spirito
verista del thrash. Non lagnoso, didascalico.
Fatto sta che mentre ci
strappiamo i capelli a metà canzone per la sorte dei poveri studenti
oppressi dal governo cinese, improvvisamente entra Skolnick con il
suo tipico assolo “a ritroso”, effetto riavvolgimento, e il
messaggio politico può andare in culo. Il metallaro medio
fortunatamente in queste occasioni recupera la sua vocazione
estetica, e si concentra sulla forma del brano e sulla mistica della
chitarra solista. E anche gli Slayer, che pagarono il dazio a questa
vena pietistica con "Blood Red", per fortuna nello stesso disco
esordiscono con "War Ensemble", che paragona la guerra ad uno sport in
cui si organizzano guerre e poi il popolo da casa fa il tifo alla tv.
Giusto o sbagliato che sia, questo è quello che avviene.
"Souls of Black" fu un
disco interlocutorio, meno dinamico del precedente, più monotono,
stagnante. Perfino la copertina, in quel disco, era basata su un
concetto grafico simile a quello del disco precedente. Delle figure
senza volto piazzate come statue a scandire lo spazio. Ci piazzano
anche una ballad, atipica, ma con ritornello accattivante. E' come se
ce lo dicessero...che sono stanchi, non ce la fanno più, è
subentrata la malinconia, la nostalgia, il dubbio che forse tutto
questo non abbia senso. Che tutto questo pestare sulle casse, sui
piatti, far vibrare la chitarra, gridare in un microfono sia nulla
quando poi nel mondo c'è la dittatura, la repressione,
l'ingiustizia.
Tutte questioni
decadenti, che poi fortunatamente sono periodicamente spazzate via da
qualche nuova cannonata metallica, come ad esempio all'epoca “Vulgar display of power”, o più avanti “Panzer Division Marduk”.
L'unica contrapposizione realistica ai Carri Armati che caricano gli
studenti.
A cura del Dottore