21 set 2018

CONFRONTI IMPOSSIBILI: IRON MAIDEN E CRISTIANO RONALDO - INVESTIMENTI "A RISCHIO ZERO"


Nel loro campo sono entrambi dei fuoriclasse. Campionissimi indiscussi, osannati da pubblico e critica sin dagli inizi della loro carriera. Gli Iron Maiden e Cristiano Ronaldo.

Un successo che va di pari passo, cosa rara di questi tempi, con la qualità. Musicale gli uni, calcistica l’altro. Una credibilità costruita negli anni, in cui il loro livello professionale, fuori categoria, gli ha garantito fama e contratti milionari.

Anche oggi, in una fase che si potrebbe presupporre fisiologicamente declinante della carriera (per l’età che avanza, ovviamente), i Maiden e CR7 non conoscono cali di seguito e, anzi, continuano a rimpinguare gli stadi in cui si esibiscono; chi coi concerti e chi solo con la sua presenza in campo, che attira il c.d. pubblico delle grandi occasioni.

Tutto questo ha fatto sì che intorno a loro si muovesse un’industria, una vera e propria macchina commerciale fabbrica-soldi. Che continua a funzionare egregiamente come se la suddetta "vecchiaia" fosse ancora lungi dall'arrivare.

Prendiamo i Maiden, reduci da poco dalla fine della parte europea del “Legacy of the Beasts World Tour”. Sono i tour che preferisco quelli non di supporto a un disco. Perché le band sono più libere, possono scegliere la scaletta senza troppi vincoli commerciali. Prediligere i brani veramente più rappresentativi della propria carriera (che combaciano generalmente con quelli maggiormente amati dai fan). Gli Iron non sono nuovi a questo tipo di tour. Così, dopo aver espletato il “compitino” con il non esaltante tour di supporto a “The book of souls”, e averlo immortalato nel DVD “The Book of Souls: Live Chapter” (2017), eccoli già pronti per girare di nuovo in lungo e in largo, prima in Europa, appunto e poi fuori dal Vecchio Continente.

In rete (dio la benedica!) si trova l’intero concerto che i nostri hanno tenuto a Copenaghen alla Royal Arena il 05 giugno (66° compleanno di Nicko...). Ed è tanta roba, con una scaletta che ripropone brani storici, ultimamente tralasciati. Dall’opener “Aces high” a “Where eagles dare”; da “2 minutes to midnight” a “Revelations”; da “The sign of the cross” (sic!) a “The evil that men do”. La visione del live mi ha fatto fare delle considerazioni su questi fuoriclasse, da tempo la metal band più amata al mondo. E cioè che su di loro puoi sempre contare; voglio dire che, finchè il fisico li sosterrà, e l’ugola di Bruce reggerà (a proposito. prestazione di Bruce fenomenaleee!!) allora chi pagherà il biglietto per il loro concerto non rimarrà deluso.

Chi si reca infatti a vederli sa che, al di là della scaletta (che comunque presenterà nella fase finali le iconiche “Iron Maiden”, “Fear of the dark”, “The number of the beast” e “Hallowed be thy name”) troverà un brand, una sorta di marchio di fabbrica. Saprà che Janick Gers suonerà facendo i suoi balletti e le sue giravolte; che arriverà a un certo punto un enorme pupazzone di Eddie vestito “a tema” col quale il buon Janick instaurerà un siparietto fatto di calci nel sedere e corse sotto le gambe (fino ad essere ucciso dal gigante); saprà che ci saranno scenografie importanti, imponenti, spettacolari, con fuoco, fiamme e fantasmagorie varie. Saprà che Bruce farà i suoi salti sopra le casse degli altoparlanti, che indosserà vestiti collegati all’ambientazione ricreata sul palco. E che, ciclicamente durante le due ore circa di spettacolo, arringherà la folla con il suo “Scream for me…” (seguito dal nome della località).

Marchi di fabbrica, appunto. Topos che il fan che paga profumatamente il biglietto del loro concerto (95 euro, per la data di luglio a Milano) si aspetta e che, immancabilmente, otterrà. Anche per questo motivo ci va. Perché ha delle aspettative, oltre che musicali, proprio di quelle scenografie e siparietti.

Creare uno spettacolo del genere ha costi enormi. Parliamo di centinaia di migliaia di euro a serata. Non di certo bruscolini. Ma agli Iron che frega? Sanno di avere un cachet assicurato. Loro non rischiano nulla. Ma, con loro, in realtà neppure gli organizzatori dell’evento rischiano granchè, perché sanno benissimo che gli enormi costi saranno ripagati dall’ancora più grande somma di denaro che entrerà dalle vendite dei biglietti e da tutto il baraccone che ruota attorno a un simile evento.

Discorso analogo per Ronaldo.

L’acquisizione di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus è stata sicuramente la notizia sportiva più chiacchierata e commentata della scorsa estate. In particolare, ha scandalizzato i più l’abnorme stipendio del portoghese (31 mln di euro a stagione). Anche qui il protagonista non rischia nulla. A rischiare semmai era la società che si è accollata questa spesa stratosferica.
Parrebbe che l’operazione, apparentemente folle da un punto di vista economico, sia stata vagliata da Marchionne, che aveva previsto, con gli introiti che sarebbero arrivati dal merchandising collegato, i 31 mln si sarebbero “auto-finanziati”. 

E così sembrerebbe essere: a inizio agosto, a tre settimane dalla firma sul contratto, quando ancora l’asso di Madeira doveva indossare per la prima volta la maglia bianconera, erano state vendute già 55.000 magliette ufficiali per 6,3 mln di euro incassati!

E poi. Prima giornata di campionato, Chievo-Juve: 29.500 spettatori, 1 mln di euro di incasso (il Chievo ha una media spettatori di circa 12.000 spettatori a partita). E c’è da scommettere che accadrà la stessa cosa per tutte le partite esterne che giocheranno in bianconeri in questa stagione. Un affare per tutti, anche per gli altri club di serie A.

E questo perché, proprio come per i Maiden, l’acronimo CR7 è un brand, ancora prima di essere un giocatore di calcio in carne e ossa. Intorno a lui gira una vera e propria industria, fatta di sponsor, gadgets, diritti per Play Station e X-Box, pubblicità attraverso i social e via discorrendo.

Anche in questo caso, il "marchio" deve avere delle caratteristiche precise, riconoscibili da chi lo va a vedere dal vivo, pagando dei biglietti per una singola partita con costi a tre cifre, sa già cosa aspettarsi, perché glielo ha visto fare tante volte in tv e glielo vuole veder fare anche da vivo. Nel caso di CR7 sapremo già che entrerà in campo per ultimo nella fila della sua squadra, sapremo che farà i suoi velocissimi giochi di gambe e che, se ve ne sarà la possibilità, si esibirà in qualche colpo acrobatico (colpo di testa in tuffo, rovesciata o sforbiciata). E quando segnerà (com'è successo proprio la scorsa domenica!) farà la sua esultanza tipica; o, in campo esterno, quel gesto della serie State calmi, calmi…”eu estou aqui!”, con l’espressione da arrogante di chi sa di essere il giocatore più forte nonché quello più temuto dagli avversari.

Chiudendo con quanto ci riguarda da vicino, cioè gli Iron e il Metal: non possiamo far altro che constatare ancora, come a 60 anni suonati e a quasi 40 dalla loro nascita, i Maiden siano ancora il punto di riferimento dell’intero genere. Guardando il concerto di Copenaghen si assiste basiti a un Bruce in stato di grazia e una band che, senza aver perso un briciolo di energia, gira come sempre come un orologio svizzero, forti di una scaletta invincibile.

Godiamoceli allora ancora finchè dureranno. Perché, come accadrà per il calcio quando, tra 4-5 anni, CR7 appenderà gli scarpini al chiodo, siamo sicuri che quando smetterà di esibirsi dal vivo la Vergine di Ferro, il grande mondo del Metal non solo sarà più povero, ma non sarà più lo stesso…

A cura di Morningrise