15 gen 2019

MITI E LEGGENDE DA ARCHIVIARE - IL LUNA PARK SATANICO DI LAVEY (Parte I)




La curiosità di scoprire cosa diceva LaVey nacque, presumo, da qualche riferimento alla sua dottrina in qualche intervista o articolo di giornalismo metal. Fatto sta che cercai invano “La bibbia satanica” in un paio di librerie esoteriche, per poi trovare una registrazione in cd di una “messa” laveyana, spacciata per opera musicale. Trattavasi di una specie di RadioMaria. Ci capii poco, salvo il fatto che il satanismo laveyano era una dottrina non esclusivamente anti-cristiana, ma anti-monoteistica. Il ritornello di un sermone ripeteva infatti “Muslim, Buddhist, Christian, Jews….we don’t need them anymore”. La dottrina si proponeva in forma di illuminazione e rivelazione del sacro in contrapposizione alle verità uniche dominanti, cioè i monoteismi, e dava quindi per scontato che la visione “satanica” nascesse come capovolgimento e rifiuto, per poi forse proseguire come affermazione di sé. Del resto, l’affermazione di sé e la negazione dei valori monoteistici erano due facce della stessa medaglia, poiché i monoteismi si presentavano come fondati sulla negazione e repressione dei valori naturali umani. 

Tempo dopo ebbi modo di leggere la famosa Bibbia Satanica di Lavey. Un testo che contiene una prima parte teoretica, seguita da una parte liturgica. Per un senso di eleganza e gusto, il testo è in Inglese, Italiano ed Enochiano, perché capita sempre che tra gli adepti casuali di una nuova corrente religiosa ci scappi un Enochiano, e pare brutto costringerlo a imparare l’inglese.

In questa seconda sezione sono ad esempio elencati i nomi infernali, che – riporto testualmente – “quando si invocano (…) si possono recitare tutti, o sceglierne un certo numero fra i più significativi a seconda dello scopo opportuno. In ogni caso, i nomi chiamati, sia tutti che solo alcuni, devono essere rigidamente invocati seguendo l’ordine elencato (che è alfabetico, nda) e pronunciati con un’efficace fonetica gutturale". Per efficace fonetica credo si intenda che quando per esempio declami a gran voce il nome di Belzebù, se non sei convincente sentirai risponderti “Fantozzi, è lei?”.

Passata qualche ora con un accendino in mano e la tentazione fortissima di dar fuoco a tale capolavoro, desisto perché mi pare giusto completare la disamina del testo.

Intanto, per la cronaca, tra i nomi infernali c’è il fior fiore della scena metal: Abaddon, Adramelech, Amon, Astaroth, Azazel, Beelzebub, Behemoth, Beherit, Euronymous, Fenriz, Haborym, Hecate, Marduk, Nergal, Sammael, Set, Tchort. Una specie di rassegna internazionale di demoni, che comprende anche personaggi dello spettacolo, come Dracula, e simpatici demoni fumettosi come Pluto e Coyote. 

Sono molto di più i nomi presi in prestito dal pantheon demoniaco che gli artisti metal aderenti alla Chiesa di Satana. Si ricordano King Diamond e David Vincent dei Morbid Angel; il simbolo della Chiesa di Satana, un pentagramma con un fulmine sovrapposto, è utilizzato come componente del logo dei Nocturnus.

Passiamo alla dottrina

LaVey è abbastanza efficace come “venditore” di bibbie sataniche, cioè argomenta con metafore, argomenti e artifici retorici da imbonitore. Concettualmente, ahimé, oscilla in maniera irrisolta tra la negazione del monoteismo e in generale della “sostanza” del rito religioso, e il suo opposto, cioè l’affermazione di una realtà satanica che si manifesta, si trasmette, si evoca e si manipola attraverso riti, parole magiche, non meglio precisati “fluidi” neri.

La morale laveyana è in pratica quella crowleyana, per la quale l’espressione della libertà umana è l’unico livello di responsabilità umana. Il “fa ciò che vuoi”, cioè l’espressione della coerenza tra comportamento e desiderio, in maniera non contraria, ma semplicemente slegata da ogni codice di leggi. Con la consapevolezza che la legge tutela la vita sociale e individuale, LaVey non riconosce altro principio regolatore se non la propria natura, cosicché la legge non può essere “morale” se non per la tutela della libertà e dell’incolumità altrui. 

Bah, viene da pensare, se il concetto è che devo esser libero di fare come mi pare, a patto che non nuoccia agli altri, ogni sistema dice questo. Peccato che poi la definizione di comportamento lesivo sia adattabile a qualsiasi cosa. In più, sinceramente non vedo come l’espressione della propria natura possa essere considerata come potenzialmente sempre nel rispetto dell’altro. Nella storia dell’uomo il rispetto dell’altro è sempre stato relativo agli equilibri, le necessità e la cultura del momento. Suona come un tentativo di concepire un satanismo pro-sociale. Rispetto a Crowley, più francamente anarchico e amorale, LaVey vorrebbe proporre un satanismo organizzato (infatti ha una Chiesa), quindi gerarchico, e miratamente anticristiano. Il satanismo di Crowley a tratti sembra più consequenziale di una dottrina demonologica individualista, poco interessata alla dimensione sociale della spiritualità. L’espressione “Might is right”, ovvero la forza è il diritto, può anche essere condivisibile come punto di vista per interpretare ciò che gli uomini chiamano diritto, ma tracciare una linea tra la forza saggia e rispettosa e la prevaricazione individuale è impossibile. Velleitario comunque. E finanche demenziale in ultima analisi. Se, come diceva il principe di Metternich, chi vince aveva ragione, è inutile poi porre limiti o condizioni a tale volontà di prevalere. Satana non porge l’altra guancia, dice Lavey, ma cerca vendetta. Ma sarebbe ingenuo ritenere che l’uomo satanico sia privo di ogni impulso bellicoso e prevaricatore, anche se in nome proprio e non di una religione. 

A cura del Dottore

(continua e finisce nel prossimo post di MM)