27 giu 2024

DAL PUNK ALL'HARDCORE: GUIDA PRATICA PER METALLARI


Punk e metal non sono mai andati grandemente d’accordo, forse per la loro contiguità, la loro vicinanza, come due fratelli bastardi divisi dalla nascita. Due generi che, almeno nelle origini, nascono e si sviluppano in un processo di estremizzazione sonora e con la medesima vocazione di incarnare il tipo di musica più “loud” in circolazione: questo probabilmente il motivo di diffidenza reciproca. Eppure più di uno sono gli elementi di contatto fra questi due universi sonori e culturali, con frequenti processi di osmosi dall’una all’altra parte avvenuti nel corso del tempo.

22 giu 2024

I MIGLIORI ALBUM DI ATMOSPHERIC BLACK METAL - BLUT AUS NORD: "MEMORIA VETUSTA I: FATHERS OF THE ICY AGE" (1996)


Per chi mastica black metal i Blut Aus Nord non hanno certo bisogno di presentazioni, rappresentando oggi, dopo trent’anni di onorata carriera, una delle realtà più lungimiranti e solide in fatto di avant-garde o post-black metal che dir si voglia. 

Personalmente parlando, ho sempre avuto difficoltà ad inquadrare la proposta della band francese: prima ancora che etichettarla in questo o quell’altro modo (perché la copiosa e variegata discografia permetterebbe le definizioni più disparate), mi piace pensare ai Blut Aus Nord come ad una entità avulsa dal suo contesto, una stella cometa che ha compiuto il suo viaggio in solitaria, ignorando la conformazione delle galassie che ha via via attraversato, e che ha lasciato dietro di sé una lunga scia capace di investire molti nomi che del black metal hanno inteso avere una visione più libera ed aperta alle sperimentazioni. Ma fra tutti gli ambiti che ha solcato, mi sento di dire che il filone che più di ogni altro la musica dei Blut Aus Nord ha saputo influenzare è stato quello dell’atmospheric black metal, dimensione che i Nostri hanno saputo anticipare in modo egregio grazie ai loro primi album ed in particolare al capolavoro “Memoria Vetusta I: Fathers of the Icy Age” del 1996. 

17 giu 2024

PORTALS FESTIVAL - 25/05/2024: UNA GIORNATA DI POST-ROCK ED ORECCHIE ROTTE

Sabato 25 maggio. Mentre in Italia si celebrava il più grande rito collettivo che il rock (in senso classico, classicissimo) potesse conoscere in territorio nazionale nell’anno di grazia 2024 (mi riferisco ovviamente alla data italiana dei mitici AC/DC), in quel di Londra si ha avuto un altro tipo di evento: la celebrazione di quella che potremmo definire l’antitesi della forma classica del rock da arena, se per essa intendiamo formato canzone, hit e ritornelli da cantare in coro. 

Parlo del Portals Festival, oramai una istituzione nella capitale inglese ed imperativo categorico per qualsiasi appassionato di sonorità post-rock, post-metal, math-rock e derivazioni varie. In altre parole: lunghe suite strumentali, poche voci, pochissimi ritornelli, introspezione, deflagrazioni. L’edizione 2024, articolata nelle due consuete giornate, avrebbe visto come headliner i This Will Destroy You sabato e gli If These Trees Could Talk domenica. Come avrete capito ho "timbrato il mio cartellino" per la giornata di sabato. 

12 giu 2024

DAI CALIGULA'S HORSE AI FESTIVAL ESTIVI_RIFLESSIONI CONFUSE DI UN METALLARO DI MEZZ'ETA'

 


Una domanda ci sorge spontanea: perché quasi nessuno si fila i The Ocean? Perché la band teutonica non riempie, con decine di migliaia di astanti, teatri, palazzetti e arene all’aperto? Perché non occupano le prime pagine delle riviste e delle webzine? Sbagliano qualcosa nella comunicazione? Non sono abbastanza cool come le band metalcore che fanno impazzire le nuove generazioni di metalheads? O perché non pubblicano singoli che piacciono al primo ascolto come fanno i Ghost?

Un anno fa così aprivamo, tra il serio e il faceto, la recensione di “Holocene” dei The Ocean. E gli stessi identici concetti ci sorgono spontanei in relazione agli australiani Caligula’s Horse, la scarsa partecipazione al concerto dei quali, lo scorso 21 maggio al "Legend" di Milano, ci ha dato, nei giorni seguenti, parecchio da pensare.

7 giu 2024

VIAGGIO NEL METAL RURALE_IV - METAL E MINIERE, Pt. I - dai PANOPTICON ai DAUþUZ

 





Per capire il carattere estremo e radicale del tema della miniera, userò i riferimenti che mi vengono in mente. Scuola elementare, ci fanno leggere una novella, “Ciàula scopre la luna”, opera di Pirandello che più black non si può. C’è questo ragazzo (il cui nome significa “corvaccio”) che lavora, praticamente da schiavo, in una solfatara. Una notte esce in superficie e scopre la luna, scoppiando a piangere. Conosceva il sole, conosceva la luce delle lampade, il buio della miniera, ma non immaginava che anche la notte fosse illuminata. Sì, perché ciò che rende l’uomo consapevole è la luce nel buio, la luna nella notte: a differenza del buio cieco della solfatara, in cui gli animi sono assopiti; a differenza della luce delle lampade, che sei obbligato ad accendere per poter faticare. 

2 giu 2024

VIAGGIO NEL DEPRESSIVE BLACK METAL: STERBEND

 


Venticinquesima puntata: Sterbend - "Dwelling Lifeless" (2006) 

Devo essere sincero, se questo album avesse avuto un'altra copertina, non so se lo avrei incluso nella rassegna. Se vi fosse stato un braccio sanguinante o una semplice foresta, credo che avrei fatto spazio a qualcun altro di più meritevole, ma cazzo, come facciamo a fare a meno di questa copertina nel nostro viaggio all'interno del depressive black metal? Che non è un viaggio solo musicale, ma anche lirico, concettuale ed iconografico. 

Un gelido paesaggio invernale, fra neve ed alberi spogli che lanciano i loro rami rinsecchiti verso il cielo come grida di dolore. Tre corvacci, di cui due appollaiati su un ramo, il terzo che sta arrivando. Poco sotto, l'inquietante sagoma di un uomo che pende impiccato. In basso a destra, il titolo dell'album "Dwelling Lifeless" che non ha certo bisogno di traduzioni; in alto a sinistra il minaccioso logo della band, Sterbend, che in tedesco significa morente/moribondo. Cosa ci può essere di più maledettamente DBM?