18 nov 2015

RECENSIONE: ANGRA "SECRET GARDEN"


Che noia leggere le recensioni sugli Angra! Il problema è sempre "Holy Land" con Matos e "Temple of Shadows" con Edu Falaschi, perché la grandezza di questi due lavori non solo rende complesso il giudizio, ma obbliga il recensore ad una introduzione ampia, sia per chi li conosce, sia per chi si avvicina per la prima volta al gruppo brasiliano. Per questo Metal Mirror ha deciso di seguire una strada diversa...

Scegliete voi, come in un libro game, da quale capitolo far iniziare la recensione:

Capitolo primo: Per i fan del gruppo che li hanno seguiti con attenzione nei sette album precedenti. (se non ti rivedi in questa definizione, vai al secondo capitolo)
Gli Angra hanno sette vite come i gatti!
Nonostante l'amore per il gruppo, mi ero ripromesso di non comprare "Secret Garden" anche perché temevo la fine dell'ispirazione, temevo la presenza di Lione alla voce, temevo tante cose e invece mi sbagliavo.
Questo disco si caratterizza con una band diversa dal solito, tanto che a tratti viene da chiedersi, ma sto ascoltando gli Angra o i Vision Divine? La sensazione generale però è positiva, ma i suoni e la presenza di Lione e Lucatti riportano talvolta alla mente le migliori opere del gruppo italiano.
Si perde qualcosa dell'anima brasiliana degli Angra, ma si guadagna in ottime soluzioni power progressive più varie ed elaborate. L'innesto del nuovo batterista Bruno Valverde aiuta il dinamismo delle canzoni, con influenze dai Symphony X ai Kamelot (ascoltare le interessanti "Violet Sky" e "Upper Levels" per esempio), ma sempre con Loureiro e Bittencourt sugli scudi come testimoniano le tipiche cavalcate dei nostri in "Black Hearted Soul" o "Perfect Symmetry".
Il clima è più duro in alcuni passaggi ed i tempi di Matos sono lontani e anche quelli di Falaschi avevano una matrice sonora diversa, ma in questa nuova era il disco funziona ed è una delle ultime uscite che ascolto con più frequenza.
È tra le novità più interessanti del 2015 arricchito da uno dei singoli top dell'anno ("Newborn Me" nda), ma anche grazie alle voci di Simone Simons (Epica) e Doro Pesch che danno un quid in più di  varietà e classe. Persino la cover dei Police non mi dispiace come idea, anche se non l'avrei collocata a metà album perché spezza il flusso musicale del Giardino segreto.
Devo sottolineare che si perde un pochino della personalità degli Angra, ma il disco è bello e resta tra le cose meglio riuscite ai nostri. Alla faccia di chi li dava per spacciati... Voto: 7.5

Capitolo secondo: Per coloro che hanno seguito gli Angra fino al periodo con Edu Falaschi, ma senza grande attenzione e con qualche perplessità. (se non ti rispecchi in questo, passa direttamente al capitolo terzo)
Il disco non è da buttare via, anzi ha delle soluzioni notevoli come la canzone iniziale, ma anche le emozioni contenute nella riuscita ballad "Storm Of Emotions", però resta superficiale: un bel passatempo con cui trascorrere una giornata, ma niente di più.
Un passo in avanti lo portano le collaborazioni con Simons e Pesch alla voce, ma anche il nuovo ottimo batterista. L'ispirazione non manca e la presenza alla voce di Bittencourt (peraltro con discreti risultati) alternata a quella di Lione, permette di uscire dalla monotonia del Fabione nazionale, ma al contempo la cosa frammenta la riuscita del disco.
Il binario percorso in questa terza vita del gruppo brasiliano è un cammino parallelo ai periodi precedenti, pur mantenendo un discreto livello compositivo, si perde ancora qualcosa dal passato e se il mondo brasiliano resta in qualche percussione qua e là, si privilegia maggiormente la componente canonica power progressive. Il treno delle composizioni migliori è passato, però grazie al mestiere di Lione e alla classe dei musicisti coinvolti si guadagnano rispetto e meritano una visita nel loro Giardino segretoVoto: 7

Capitolo terzo: Per coloro che dopo "Holy Land" hanno perso di vista il gruppo. (se non sei neanche tra questi, non capisco perché stai leggendo questa recensione)
Lasciate perdere! Non solo non c'è Matos, ma non c'è nemmeno niente di carioca.
L'odore dell'oceano ha lasciato spazio a un giardino in mezzo alla città che può rasserenare l'animo di un uomo metropolitano, ma non potrà mai far innamorare chi ha vissuto i colori e lo spirito brasiliano dei primi dischi.
Se avessero cambiato nome sarebbero anche un discreto gruppo power progressive, ma sentire la pronuncia di Lione nelle loro canzoni fa male e pur non essendo brutti nel complesso, non sono proprio gli Angra. Ad esempio la conclusiva "Silent Call" sembra tratta da una compilation natalizia di gospel ed è solo un esercizio per Bittencourt che finirà, un giorno non troppo lontano, per essere il nuovo cantante in pianta stabile. 
Una soluzione che consiglio vivamente ai due chitarristi del gruppo è quella di togliere il nome, seguire le impronte di Lucassen o Tobias Sammet e creare un insieme di canzoni (visto che il talento lo hanno e lo dimostrano anche qui) da affidare a più cantanti, in modo che diventi un nuovo collettivo power, lasciando riposare in pace il monicker Angra. Muchas Gracias! Voto: 5.5

Canzone top: “Newborn Me"
Momento top: il finale di "Violet Sky" e "Storm of Emotions"
Canzone flop: "Silent Call"


Dati: 11 canzoni, 54 minuti
Anno: 2015
Etichetta: Ear Music