19 gen 2016

LA "FELICITÀ CONDIVISA" E L'INSEGNAMENTO DI CHRISTOPHER McCANDLESS




20 anni esatti. Era infatti il gennaio 1996 quando venne pubblicato il libro "Into the Wild" del giornalista e alpinista americano Jon Krakauer. Era una rielaborazione ampliata del lungo articolo "Death of an Innocent", scritto dallo stesso Krakauer per la rivista "Outside" tre anni prima, nel 1993.

A cura di Morningrise

Il libro è diventato particolarmente famoso a livello mondiale dopo che da esso fu tratto nel 2007 l'omonimo lungometraggio di Sean Penn, capolavoro dell'attore-regista californiano.

Il libro e il film trattano la storia poco conosciuta, basata sul ritrovamento del suo diario, di Christopher McCandless che nel 1990, a soli 22 anni, laureato col massimo dei voti in Storia e Antropologia presso una prestigiosa università della Virginia, fece una scelta drastica e coraggiosa: abbandonò la sua famiglia (benestante, il padre era un importante ingegnere della NASA), diede in beneficenza i suoi risparmi e partì, senza un soldo, alla volta dell'Alaska, spinto dal grande desiderio di trovare se stesso e scrollarsi di dosso conformismi, strade prescritte (secondo il volere della famiglia si sarebbe dovuto iscrivere ad un Master ad Harvard) e condizionamenti economico-sociali.

Dal maggio del 1990, quando partì verso Ovest facendo perdere le sue tracce e distruggendo i suoi documenti, Chris farà tante esperienze, incontrerà tante persone che gli doneranno ciascuno un qualcosa di importante (lavoro, ascolto, comprensione ed emozioni), viaggerà in tutta la California (da sud a nord, e poi di nuovo a sud) e nel Messico settentrionale, fino a che, nel marzo del '92, comincerà il suo viaggio verso quella che era la sua meta originaria: il Parco Nazionale di Denali, Alaska, 350 km a nord di Anchorage.

Dopo 112 giorni immerso nella natura e nelle letture, al riparo di un vecchio bus abbandonato, con la sola forza della mente e delle sue braccia per procacciarsi il cibo, Chris morirà da solo il 18/08/1992, appena ventiquattrenne, di stenti e di dissenteria provocata da un errore banale: mangia delle bacche avvelenate, molto simili a delle bacche commestibili. Chris non potè tornare indietro a cercare aiuto e farsi curare: essendo estate, lo scioglimento dei ghiacciai aveva provocato un enorme ingrossamento del fiume che avrebbe dovuto attraversare e la sua corrente impetuosa non glielo consentì.

Il film rende molto bene il percorso di formazione di Chris. Coadiuvato da una straordinaria colonna sonora che venne composta da Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, che di essa ne farà il suo primo disco solista.
L'album è breve, appena 33 minuti, ed è fondamentalmente un disco di musica folk rock. E quindi cosa c'azzecca con Metal Mirror?

Provo a spiegarlo: ho deciso di scrivere questo post dopo aver letto le splendide conclusioni del nostro Mementomori sulla Rassegna dei migliori 10 dischi non metal fatti da Band/Artisti metal. In conclusione di quel post si prefigurava la possibilità di scrivere in futuro una graduatoria di dischi non metal fatti da band non metal ma consigliabili a un pubblico rigorosamente metal.
Premesso che non ho minimamente competenza e capacità per stilarla, posso dire però che, leggendo quella frase, mi è venuto subito alla mente questo disco.
Cosa c’è infatti di più profondamente metal che parlare di ribellione, anticonformismo e ricerca della Verità e di un senso da dare alla propria Vita? E se alla musica abbiamo anche la possibilità di abbinare le immagini regalateci dal film…natura selvaggia incontaminata, monti inaccessibili dai picchi innevati, animali allo stato brado con cui l’uomo deve confrontarsi…insomma, è una storia che avrei visto bene musicare, ad esempio, agli Enslaved o alla buonanima di Terje Bakken (di cui proprio la scorsa settimana è caduto il dodicesimo anniversario della morte), alias Valfar, mastermind dei compianti Windir.
Non solo: i campioni della classifica succitata, gli irraggiungibili Ulver, ci insegnano che per essere metal nell’essenza profonda della proposta musicale e del messaggio che essa veicola, non si deve per forza spaccare i timpani dell’ascoltatore con chitarre taglienti e doppia cassa martellante. I capolavori "Kveldssanger""Perdition City" e "Shadow of the Sun", giustamente inseriti al primo posto, sono lì a ricordarcelo.

Ma tornando a ITW: ovviamente teso a evocare le esperienze, sia interiori che relazionali, di Christopher, l’album di Vedder ne segue umori e ambientazioni, passando da momenti sofferti, dolci e riflessivi (le ballate “Rise”, “Long Nights” e la conclusiva “Guaranteed”), ad intermezzi acoustic/ambient (“Tuolumne”, “The Wolf”), nonchè a bordate (sempre in relazione al genere, ovviamente!) folk rock come la splendida opener track “Setting Forth” (73 secondi perfetti, uno dei momenti più alti del disco), “Far Behind” e la sinuosa “Hard Sun”, dalla coinvolgente struttura in crescendo.
Discorso a parte merita il capolavoro del platter, quella “Society” che è un soave urlo di rivolta alle convenzioni societarie e famigliari, con un testo, scritto dal cantautore Jerry Hannan, che avrebbe fatto invidia persino a Zack De La Rocha!

Per l’occasione Vedder dà il meglio di sé alla voce, sempre calda ed emozionale, uno strumento vero e proprio, attraverso la quale riesce ad esprimere una propensione cantautoriale notevole (peraltro sempre presente, anche se più latente, nel lavoro dei Pearl Jam). Oltre a questa prestazione sofferta, partecipe, a tratti arrabbiata e a tratti commossa, che marchia a fuoco l’intera durata del platter, Eddie dà dimostrazione di una poliedricità strumentale da far invidia, visto che si cimenta con chitarra, basso, mandolino, banjo, percussioni, batteria, pianoforte oltre a dedicarsi al missaggio e alla produzione!! 
Un album da avere, da cui lasciarsi emozionare. Foriero di stimoli e di riflessioni importanti.

Non è un caso infatti che abbia usato l'impegnativo termine di "insegnamento" nel titolo di questo post perchè sono fermamente convinto che da questa straordinaria esperienza possa davvero discenderne uno.
Quale? Credo che esso sia riscontrabile sostanzialmente in due frasi cardine che Chris scrisse nel suo diario. La prima recita: Dio ha messo la bellezza in ogni cosa intorno a noi. La felicità è in tutto ciò che ci circonda, e per raggiungerla devo isolarmi in essa.

Ma da questa convinzione, una volta messa in pratica in Alaska, e sulla scorta delle esperienze avute per giungervi, arriverà ad un'altra grande Verità, contraria e complementare alla prima: Happiness isn't real if not shared - La felicità è tale solo quando è condivisa.

E se non è un qualcosa di profondamente metal questo...