9 apr 2016

QUELLI CHE ASPETTANO... LA RECENSIONE SU "THE ASTONISHING" DEI DREAM THEATER


Ci vuole pazienza nella vita! Il 29 gennaio 2016 i Dream Theater hanno pubblicato "The Astonishing" e per ora il disco giace inascoltato nella redazione di Metal Mirror, ma non per paura quanto per una serie di ragioni che ci hanno spinto a studiarlo a distanza. Le nostre prime riflessioni su questa monumentale uscita discografica sono una non-recensione, ricordi e sensazioni dettate dalla megalomania di Petrucci & soci.

I Dream Theater devono per forza essere convinti di essere il più grande gruppo del mondo, perché altrimenti non si avventurerebbero in un'orgia musicale di tali dimensioni e non scriverebbero un concept in cui un gruppo di ribelli tenta di sconfiggere un impero oppressivo con l'aiuto della musica. Una dinosauresca potenza data da 34 brani per la durata complessiva di oltre due ore che ancora mi inibisce e, nonostante alcuni tentativi, non ho il coraggio di dedicarmi ad un ascolto vero e proprio. Guardo il disco e rifletto con la pipa, come Gandalf di fronte all'anello in casa di Bilbo, se mi avvicino per toccarlo sento sussurrare strane voci e chitarre suonare all'infinito. Starò diventando pazzo?

Insomma capirete con che ansia e curiosità ho acquistato "The Astonishing", soprattutto per capire dove si fossero orientati i nuovi componimenti del gruppo statunitense, ma qualcosa mi blocca.
Tutti sanno che la promozione del disco si è basata su uno svelamento graduale della storia attraverso una sottopagina del loro sito ufficiale: prima i personaggi, poi una mappa dell'impero, la lista delle canzoni e infine due video. Il gruppo ha inoltre creato due distinte newsletter relative alle fazioni descritte nell'album: The Great Northern Empire VS The Ravenskill Rebel Militia e, nonostante ciò, il disco giace ancora lì immobile che mi fissa, provo a metterlo nel lettore ma non c'è tempo, non c'è lo spirito giusto, non c'è la spinta per affrontare questo concept.

Cerco ancora di capire l'origine di questo tredicesimo album della band e la mente vola ai ricordi live dei Dream Theater, Petrucci che sfida i teatri e ne esce vincitore con i roadie che ci mettono ore a montare tutto il loro arsenale, anche perché nemmeno loro sanno esattamente quanta roba si portano dietro!
Come le donne a volte preparano valigie stracariche di cose che non useranno mai in viaggio, così i Dream Theater buttano tutto sul tour bus e si muovono in cinque limousine private.
Petrucci porta trentasei chitarre, ottantacinque plettri, innumerevoli pedaliere, tappeti persiani, Play Station; Rudess non può rinunciare al costume di Harry Potter, a un telescopio galileiano, a muri di sintetizzatori, alla foto di Keith Emerson, senza parlare dei tredici pigiama nero fumo a righe rosse di Myung o le acciughe per LaBrie e la completa serie dei DVD sul giardinaggio di Mike Mangini...

Se ho una certezza però è che, bello o brutto, "The Astonishing" sarà a prescindere il disco dell'anno con i suoi innumerevoli minuti, con le sue suite e senza preoccuparsi dei fans e della nostra fatica per trovare ore libere nel caos quotidiano.
D'altronde a Beethoven non è mai fregato un cazzo della gente, ma ha composto per urgenze private e così hanno fatto i Dream Theater che dovrebbero essere proprio gli eredi della grande tradizione classica del progressive dagli Emerson Lake & Palmer, Yes e King Crimson. In realtà hanno subìto molte critiche dai classici, perché poco ortodossi nella ricerca e molto contaminati da influenze commerciali o modaiole, ma Petrucci va avanti per la sua strada fatta di genialità ed egoismo. A lui non interessano troppo i giudizi dei critici, si chiude in studio e obbliga i suoi ragazzi a seguirlo come un condottiero riconosciuto dall'esercito e conosce i limiti degli interpreti, ma non li cambia.

Il condottiero Petrucci ha portato a termine questo disco che sarà recensito a tempo debito e, nonostante lo abbiate già ascoltato e le numerose pressioni dei lettori, abbiamo deciso di resistere e analizzarlo con calma anche se, proprio ora che sto scendendo da un aereo dopo un lungo viaggio, vedo l'hostess avvicinarsi per darmi un biglietto con scritto: "Veni Vidi... Affogai! Con affetto, John" ma forse è solo frutto della mia fantasia.

To be continued...