27 apr 2016

RECENSIONE: RAGE & THE SYMPHONIC ORCHESTRA PRAGUE "LINGUA MORTIS"


Mi trovavo a Dortmund nel febbraio 1996 quando uscì questo EP dei Rage che decido di celebrare a venti anni dalla sua coraggiosa e, per certi versi, pionieristica uscita. 

Questa operazione orchestrale ha subito attirato la mia attenzione per diversi motivi: innanzitutto perché in pochi si erano spinti così oltre nella commistione tra musica classica ed heavy metal; ancora meno lo aspettavo da una band come i Rage che, nelle canoniche uscite discografiche, non ha mai brillato per innovazione. Il gruppo tedesco decide invece di stupire unendo il proprio sound con l'orchestra sinfonica di Praga e segnare, non so quanto in modo consapevole, un punto di svolta per il metal in generale.

Non erano infatti frequenti come oggi queste collaborazioni, tanto che proprio nell'agosto 1996 (qualche mese dopo "Lingua Mortis" nda) uscirà il seminale "Theli" dei Therion che rappresenterà il caposaldo del movimento sinfonico metallaro.
I Rage in questo caso non propongono però nuove canzoni, ma una versione orchestrale di alcuni brani dall'album "Black Mind", insieme a un medley di alcune tracce con il contributo di archi, violini e tutta l'orchestra praghese. Se faccio una panoramica di quel tempo, vedo solo i Lacrimosa a gettar le basi per un connubio così forte con il mondo classico, ma rispetto agli umori dark e decadenti di Tilo Wolff, c'è qui una spinta più heavy che contraddistingue il gruppo di Peter "Peavy" Wagner.

In quei giorni passati a Dortmund è stato un colpo di fulmine immediato e ho sentito una vicinanza emotiva a queste sperimentazioni, così ardite ai miei orecchi di venti anni fa eppure così valide ancora oggi. La vera novità sta nella concezione di una unione pura tra sonorità così lontane, senza la scusa ampollosa di un concept o di una Opera Rock, il gruppo decide di far entrare all'inferno gli strumenti angelici della musica classica, come il barista mette una goccia di caffè per macchiare il latte.

Registrazione ed equalizzazione del suono non sono bilanciate alla perfezione, la chitarra è lontana e gracchiante rispetto alla potenza dei tamburi o l'invadenza garbata degli archi, ma l'effetto finale mi ha stregato fin da subito.
Tra l'altro non sono uno che ama in generale gli EP e, forse per un mio limite innato, diffido anche da uscite che non siano album canonici. Qui vedo però un tentativo avanguardista dei Rage, come se lanciassero il cuore oltre l'ostacolo e non ci credessero nemmeno loro di poter fare la Storia.

Non gli sembrava vero di poter suonare con lo stesso pathos dei Savatage e, sotto certi aspetti, lo testimoniano anche le foto interne al booklet dove tengono in mano strumenti classici come fossero oggetti alieni. Da notare a tal proposito Peavy che, con un contrabbasso in primo piano, ha la stessa faccia di uno che fa un selfie con un dinosauro.

Con il passare del tempo i Rage si sono così tanto innamorati di questo sound che, quasi venti anni dopo, hanno creato una vera e propria orchestra riprendendo proprio il nome di questo disco: Lingua Mortis Orchestra (vedasi l'omonimo album uscito nel 2013 per la Nuclear Blast nda).

La strada fu così aperta nel mondo metal da questa idea di Peter "Peavy" Wagner che, riprendendo l'intuizione primordiale dei Deep Purple in "Concerto for Group and Orchestra" del 1969, ha generato figli e figliastri dando vita ad un fenomeno sinfonico che produce ancora oggi un linguaggio tutt'altro che morto.

Voto: 8-
Canzone top: "In a Nameless Time"
Momento top: il ritornello di "Sent By The Devil"
Canzone flop: la presenza di "All This Time" già edita, canzone che amo, ma perché rimetterla qui?
Anno: 1996
5 canzoni, 43 minuti
Etichetta: Gun