7 giu 2016

ANTONIO BARTOCCETTI: 10 ESSENTIALS (seconda parte)



Dopo aver descritto le origini e la prima fase della carriera di Antonio Bartoccetti (vedi la prima parte), ci affacciamo dunque sulla seconda “stagione artistica” del musicista marchigiano. A seguito della pubblicazione di “Praeternatural” (1980), infatti, l’esperienza Antonius Rex verrà congelata per riemergere ad inizio millennio con una serie di provvidenziali ristampe che andranno a creare il terreno per l’avvio di una nuova folgorante sequela di capolavori.

“Magic Ritual” (2004)
Quando oramai erano tutti convinti che l'esperienza Antonius Rex fosse oramai conclusa per sempre, ecco che dopo quasi venticinque anni di silenzio, Bartoccetti decide di riattaccare la spina alla sua creatura, dando il via, inaspettatamente, ad una sfavillante seconda parte della carriera. La nuova vita artistica viene avviata da questo EP che abbiamo già trattato nella nostra classifica dei migliori brani lunghi del metal. Esso si compone infatti di una sola suite strumentale che supera abbondantemente i venti minuti di durata: quella "Magic Ritual" che definisce le nuove sonorità della band e le aggiorna al terzo millennio. Gli assunti di base non cambiano (anche perché la scrittura del brano risale alla seconda metà degli anni settanta), ma vi sono delle novità che caratterizzeranno il corso futuro della band: suoni più moderni ed al passo con i tempi fanno da "involucro" all'orchestra sintetica allestita dall'infaticabile Norton, alle prese con campionamenti di cori gregoriani, imponenti orchestrazioni, prodezze con tastiere e synth e spunti di un'elettronica mai invadente. Altre novità sono l'introduzione come guest del figlio della coppia Rexanthony (compositore noto per lo più negli ambienti dance e techno più oltranzisti, ma che in questa registrazione si limiterà ad un bell'assolo di piano jazzato) e la presenza di un batterista in carne d'ossa (Jeac-Luc Jabouille) a sostenere l'arrembaggio chitarristico di Bartoccetti, fautore di un granitico riff alla sua maniera e di un pregevole assolo. Il tutto costruito sulla base di una sceneggiatura vera e propria (un procedere per simbologie misteriose) e condito dai sussurri "da strega" della medium rumena Monika Tasnad, a rimarcare il carattere esoterico dell'operazione. Un ritorno con i fiocchi che è solo il preludio ad una delle “resurrezioni” artistiche più feconde del rock/metal degli ultimi anni!

“Switch on Dark” (2006)
Appena due anni dopo il ritorno sulle scene, gli Antonius Rex rilasciano quello che può essere definito il loro capolavoro del nuovo millennio. Gli anni passano, ma la penna di Magus Antonio non si inaridisce: "Switch on Dark", del 2006, è l'erede diretto di un lavoro complesso e stratificato come era stato "Praetarnatural". Esso si svilupperà con autorevolezza lungo i binari di brani tortuosi ed imprevedibili, ma non si parla di mero riciclaggio, in quanto gli Antonius Rex di oggi, pur coerenti con la loro visione artistica, suonano molto diversi, arricchendo il loro sound con le sontuose orchestrazioni della Norton. Bartoccetti, dal canto suo, si ritroverà a premere più spesso il distorsore della sua chitarra, elargendo assolo imperdibili e riff martellanti come da tradizione. Il risultato è qualcosa di monumentale ed è il frutto dell'intrigante dialettica fra pause atmosferiche, eleganti passaggi prog ed oscure scudisciate doom-metal, con un comparto ritmico molto pronunciato, vuoi a livello di braccia che pestano le pelli (il guest Florian Gorman), vuoi a livello di discreti inserti di elettronica. L'ingresso in formazione del figlio Rexhanthony porta linfa vitale ed un approccio più modernista, utile all'operato della madre. Ahimè, piangiamo solamente l’assenza della voce di Bartoccetti (l’album è essenzialmente strumentale, salvo la title-track, che vede una traccia vocale femminile, ed una serie di gridolini/sospiri, sempre femminili, disseminati lungo le tracce a fare atmosfera). Ma nonostante questo, inalterato rimarrà il fascino misterico del tutto (anche qui verrà chiesto il contribuito della medium Monika Tasnad), come se la musica degli Antonius Rex, nonostante il trascorrere degli anni e le nuove vesti indossate, rimanesse nell’essenza un enigma inafferrabile.

“Per Viam” (2009)
Nel 2009, nemmeno tre anni dopo il ritorno in pompa magna con "Switch on Dark" (che era stato il primo full-lenght dopo più di venticinque anni di carriera), tornano gli Antonius Rex a dare continuità al loro secondo cammino artistico. Lo fanno con un album diretto, concreto, fisico, come a segnare una lieve cambio di rotta rispetto al recente passato. Se "Switch on Dark" era stato il "Praeternatural" del nuovo millennio, questo "Per Viam" è il nuovo "Neque Semper Arcum Tendit Rex". Meno etereo, mistico, "praeternaturale" (per usare le parole dello stesso autore), il nuovo parto discografico della premiata ditta Bartoccetti/Norton/Rexanthony suona più lineare e nel complesso vira verso i lidi di un goth-rock dai suoni nitidi e potenti (da sottolineare la cura maniacale dei dettagli). Riff corpulenti, passaggi al limite dell'industrial, organi possenti e il solito pizzico di elettronica a rendere il tutto più fresco. Ma la vera buona notizia è il ritorno della voce di Bartoccetti che riacquista il ruolo da protagonista in ben due pezzi: nella bellissima "The Woman of the King", ballata folkeggiante nella prima metà, coinvolgente cavalcata prog nella seconda; e la suggestiva "Antonius Rex Prophecy", desolante escursione pianistica animata dalle visioni apocalittiche del defunto Charles Tiring (una profezia formulata nel 1948). Gradita sorpresa è il rifacimento di "U.F.D.E.M." (da "Tardo Pede...") che a questo giro veste una solida corazza sabbathiana (come sostiene l'autore: una canzone che "se fosse stata presentata a Sanremo, avrebbe vinto dieci anni di fila...ma noi queste cazzate non le facciamo…"). Dunque a quarant'anni tondi tondi dall'inizio della sua avventura artistica, Antonio Bartoccetti è ancora in grado di stupire e di ammaliare con la sua arte profondamente ispirata e confezionata con grande professionalità.

“Pre Viam” (2011)
Sorpresa delle sorprese, nel 2011 Antonio Bartoccetti decide di riesumare l'antico progetto Jacula, che gestirà in tandem con il figlio Rexanthony, oramai rodato ed autonomo per sostituire in toto la madre. In verità la continuità con le sonorità promosse in seno agli Antonius Rex, intuibile fin dal titolo (che richiama "Per Viam"), è evidente e non è chiaro il motivo per cui si sia sentita la necessità di mutare ragione sociale e scoperchiare una cripta rimasta chiusa per quarant'anni! Rispetto agli Antonius Rex, i Jacula suonano più oscuri e meno progressivi, ma il fascino dei vecchi album non viene ahimè resuscitato: cosicché questo "Pre Viam" suona come la riedizione in 3D di un vecchia e fascinosa pellicola in bianco e nero. Ma come ogni lavoro curato da Bartoccetti, il prodotto è di buona fattura e merita di essere ascoltato: sei tracce strumentali (salvo i vari interventi di voce femminile, come già visto nella produzione degli Antonius Rex), dove la formula originaria non viene stravolta, fra consistenti meditazioni atmosferiche, umori cimiteriali ed un uso discreto di chitarre acustiche che spesso vanno a duettare con il piano del virtuoso Rexanthony. Da parte sua, il tocco modernista del figlio di Bartoccetti è oramai un marchio della casa e, come al solito, professionalità e cura negli arrangiamenti sono ai massimi livelli. Certo, fa effetto sentire i Jacula alle prese con pattern elettronici e chitarre che vi corrono sopra come treni (travolgente la traccia d’apertura “Jacula is Back”, auto-celebrativa fin  dal titolo!), ma queste sono sottigliezze che cogliamo solo noi, inguaribili affezionati all’arcaico e polveroso suono dei primi due album dei Jacula. Perché a conti fatti, il Magister nemmeno a questo giro delude, ma anzi colpisce duro con uno dei suoi lavori più oscuri di sempre: da brividi la conclusiva "Possaction" che contiene la registrazione originale di un esorcismo (con tanto di grida da "posseduta" di tale Sandra B., suicidatasi nel 2010), a dimostrare che quando il gioco si fa duro, i veri duri iniziano a giocare.

“Hystero Demonopathy” (2012)
12.12.2012: esce quello che ad oggi rimane l'ultimo album rilasciato dagli Antonius Rex. "Hystero Demonopathy” è un concept dedicato all'universo femminile ed è volto a rileggere le patologie che in passato hanno afflitto principalmente le appartenenti al gentil sesso in termini di possessione. Le coordinate sono quelle tipiche dei “nuovi” Antonius Rex, oramai ridottosi a duo, con Bartoccetti assistito dal figlio che non fa rimpiangere la madre. Il "goth-progressive" della band si tinge per l'occasione di umori inquisitori e si fa più ruvido, aspro, spigoloso, ma anche sensuale e romantico. Se oramai musicalmente non si hanno più sorprese, la nuova opera degli Antonius Rex si fa piacere per i contenuti, essendo essa densa di soluzioni e guizzi di genio. Con in mezzo due tracce (le ottime “Disincantation” e “The Fatal Letter”) marchiate dall'inconfondibile recitato di Bartoccetti, che ci offre forse le sue liriche più belle ed intense di sempre (a scapito dei titoli in inglese, la lingua prediletta dal Nostro rimane l’italiano). La chiosa spetta ad un brano già edito, la "Possaction" di "Pre Viam" (in una versione leggermente diversa), che si sposa perfettamente con le tematiche affrontate. Non il lavoro più innovativo di Bartoccetti, ma, a parere di chi scrive, fra i più belli mai proposti dal musicista marchigiano, che, con una carriera più che quarantennale sulle spalle, continua a stupirci con lavori di una freschezza incredibile...

E ricordatevi sempre:

“Infinitesimi di secondo disegnano fatalmente l’esistenza dei comuni mortali.”

Playlist essenziale

1)     Magister Dixit”, “Triumphatus Sad”, “In Cauda Semper Stat Venenum” (Jacula, “In Cauda Sempre Stat Venenum” – 1969)
2)      U.F.D.E.M”, “Praesentia Domini” (Jacula, “Tardo Pede in Magiam Versus” – 1972)
3)      Neque Semper Arcum”, “Devil Letter”, “Aquila Non Capit Muscas” (Antonius Rex, “Neque Semper Arcum Tendit Rex” – 1974)
4)      Gloriae Manus”, “Jacula the Witch”, “Missanigra” (Antonius Rex, “Anno Demoni” – 1979)
5)      Halloween”, “Praeternatural”, “Capturing Universe” (Antonius Rex, “Praeternatural” – 1980)
6)      Magic Ritual” (Antonius Rex, “Magic Ritual” – 2004)
7)      Perpetual Adoration”, “Switch on Dark” (Antonius Rex, “Switch on Dark” – 2006)
8)      Woman of the King”, “Antonius Rex Prophecy” (Antonius Rex, “Per Viam” – 2009)
9)      Jacula is Back”, “Possaction” (Jacula, “Pre Viam” – 2011) 
10) Hystero Demonopathy”, “Disincantation”, “The Fatal Letter” (Antonius Rex, “Hystero  Demonopathy” – 2012)