28 giu 2016

IPSE DIXIT - MUSE E SANTONI DA ARCHIVIARE - CHARLES MANSON : "LA MIA MUSICA NON E' SU NASTRO"


Il progetto politico di Manson era una rivoluzione sociale, basata su una sua predizione, la rivolta della comunità nera che avrebbe prevalso su quella bianca, ma non avrebbe saputo gestire il potere. 
Un personaggio emblematico non della devianza o perversione umana, ma di come, al contrario, le persone succubi di cattivi maestri possano diventare molto più pericolose di tali maestri, per se stessi e per gli altri. Emblematico inoltre di una cosa molto più semplice, e cioè di come sia pericoloso consumare acidi e predicare la pace e l'amore.
Per la cronaca (nera), il guru del gruppo carismatico "The family" nell'America hippie dei fine anni '60, e ispiratore del massacro di Bel Air. Autore di brani country, ma anche di interessanti aforismi, nonché icona del male rappresentata nel metal, da "Bloodbath in Paradise" di Ozzy a "Lunatic of God's Creation" dei Deicide. Signore e Signori, ecco a voi Charles Manson!

Nel suo progetto politico vi era un seme di razzismo, ovvero il ritenere la razza nera non adatta alla gerarchia e forme sociali di ampio respiro. Pertanto i neri avrebbero di nuovo delegato i bianchi sconfitti, ma più capaci. Soltanto che a questo punto sarebbe subentrato Manson con la sua famiglia, che avrebbe guidato la nuova era a prevalenza nera, ma ad egemonia bianca. Se si vuole, un progetto “da razza eletta”, con al centro un popolo eletto a vivere in una terra promessa che però governa indirettamente il mondo, una volta eliminata la concorrenza bianca.

Queste idee possono passare per la testa a chiunque; quel che cambia se mai è avere l'impressione che la propria rivoluzione sia sul punto di realizzarsi. Se però uno è sotto canne, acidi, anfetamine, alcol, direi che ce la possiamo fare... Anzi, direi che a questo punto la rivoluzione, che nei fatti non sta esplodendo, forse aspetta solo un “la”: ecco che Manson a questo punto sente l'urgenza di far scoccare una scintilla, qualcosa che provochi un'ondata di reazione e contro-reazione. Quello che Manson chiamava Helter Skelter, una frase magica che egli riteneva indicare la perturbazione da creare per scatenare la guerra razziale, con l'esito che abbiamo già illustrato.

Fu così che la Famiglia organizzò gli omicidi di Bel Air, ai danni della comunità di ricchi con l'idea che ne sarebbe seguita un'ondata di repressione sui neri e che questi, più forti e selvaggi, avrebbero reagito travolgendo i bianchi. Sullo specchio della casa delle vittime gli adepti lasciarono scritto Helter Skelter, secondo quell'approccio paranoico per cui i messaggi in codice devono comparire. 
"Helter Skelter" era una canzone dei Beatles e Charles era persuaso che tutta una serie di canzoni dei Beatles si riferissero tra le righe al suo progetto politico. Per cui i Beatles, forse anche loro “illuminati”, stavano componendo albums allo scopo di comunicare a Manson che anche loro “sapevano”... il che, non si sa perché, era per lui un segnale della bontà del suo progetto e del destino che lo attendeva.
Contemporaneamente cercava di piazzare i suoi brani country e nessuno lo prendeva sul serio, ma i Beatles, questo è il vero punto dolente, lo riconoscevano come il messia ed è una consolazione non da poco. 

Alla fine lo scheletro mentale di Manson era abbastanza riconoscibile: una persona carismatica, che concentra il suo carisma su un pugno di persone che cerca di legare a sé e di suggestionare (soprattutto se vivi sotto acidi e canne) con ambizioni a metà tra la guida di un mondo nuovo e l'odio per quello vecchio . I suoi deliri, se non fossero deliri, sarebbero l'insieme della sue aspirazioni frustrate e dei suoi “pallini”. Manson era un tipo che, fondamentalmente, non sentiva dispiacere per gli altri, perché detestava tutto e tutti, se stesso per primo, ma attribuiva agli altri il dispiacere per sé. Nessuno, dal suo punto di vista, avrebbe avuto male a causa sua, soltanto qb (quanto basta ndr) .
Questa disposizione d'animo rende semplice controllare gli altri, perché non ti espone al dispiacere, né per te né per gli altri. L'uovo di Colombo, anche se poi però finisci per fare un sacco di sesso, droga e rock and roll rintanato in una fattoria nella Valle della Morte e quindi non mi pare che sia la chiave del successo. 
Voglio dire, Lemmy senza tanti cazzeggi ha fatto più sesso e – se può interessare – droga, infilando un disco dietro l'altro.

Io capisco le procedure, capisco la guerra, concepisco le leggi e le regole. Mentre invece non capisco cosa significa “essere dispiaciuti”. Io proprio non so cosa possa voler dire il dispiacere. Io sono dispiaciuto da sempre. Essere nato è stata la prima cosa di cui mi dovevo dispiacere, così mi diceva mia madre."
Questo è il testo di una dichiarazione di Manson riportata come introduzione a "Forever Failure" dei Paradise Lost.

Il meglio di sé lo dà evidentemente dopo l'arresto, quando finalmente qualcuno lo può conoscere. E fa uscire dalla galera il primo disco nel 1971, sostenendo poi che gli fosse stato estorto con l'inganno. Ermeticamente afferma “la mia musica non è su nastro”. Stiamo parlando di uno che comunicava telepaticamente in codice cifrato con i Beatles, non cercate di trovarci un senso preciso.

L'interpretazione più convincente di Manson ce la danno lui stesso e Glen Benton. Dice Charles: “Tu guardami dal basso e mi vedrai come un Dio, mi guardi dall'alto, e ti apparirò un matto, ma se mi guardi al tuo stesso livello, dritto negli occhi, non vedrai che te stesso”. 
I suoi seguaci lo videro forse all'inizio come uno squinternato, poi ne furono incantati, cambiarono angolazione, poi si identificarono nel suo progetto, si videro in lui, e fu lì il guaio, perchè “videro se stessi”, cioè divennero esseri umani svincolati dalle leggi del branco. E uccisero.

Manson predicava che le persone si liberassero dalle strutture psicologiche indotte dalla società. Amore libero, sesso di gruppo, droghe per forzare i confini della mente e così via. Se uno riesce a far tutto questo, lo vedrà negli occhi e sarà Charles, un essere senza regole e senza dispiacere: “C'è il buio nei suoi occhi, e lo vedrai solo quando morirai”.

Gli adepti della famiglia videro finalmente il vuoto dentro Manson e morirono come uomini vecchi, per rinascere come uomini nuovi. Assassini antisociali che si divertivano a uccidere a cazzo di cane e non avevano rimorso. Alla fine, in effetti, lui non commise i delitti: li ispirò, solo perché le persone si lasciano ispirare e solo perché alla fine forse trovano in se stessi l'ispirazione per vedere qualcosa negli occhi di Manson. Su questo Charles, da sobrio, era chiaro: “questi figli che vengono da voi con i coltelli, sono i vostri figli. Voi li avete istruiti, io non ho insegnato loro nulla. Io ho solo provato ad aiutarli ad alzarsi in piedi”.
La società rappresenta una incubatrice di sesso e sangue, educava a questo, ma allo stesso tempo praticava la repressione. Manson ha scardinato la repressione, restituendo alla società il risultato dell'educazione, cioè sesso e sangue in un caos totale: 
Stavo seduto in cella, quando il tipo mi apriva la porta e diceva “vuoi uscire”? Io guardavo e dicevo: e tu vuoi uscire? Tu sei in prigione, tutti voi siete in prigione, la legge che è in voi è peggio della legge che è in me”.
In fin dei conti penso che Manson semplicemente volesse dire: io non posso dispiacermi, mi avete fatto talmente presto e talmente tanto del male che io non posso più dispiacermi per i miei simili. Non mi avete insegnato ad amare, come non lo insegnate ai vostri figli e ai vostri fratelli. Ragion per cui, l'unica soluzione è la libertà in se stessi e se poi questo comportasse la liberazione di una cieca e caotica violenza, il seme è il vostro.

In un'intervista dice esplicitamente di non essere un buono e, allo stesso tempo, che non farebbe male a una mosca o sterminerebbe quasi tutti, dipende dagli altri: è un prodotto dell'amore che non ha avuto e delle cattiverie che ha subito, ed è pericoloso. Tutti sono lo stesso prodotto, tanto è vero che appena liberati, si identificano in un progetto sanguinario, di restituzione al mondo del suo amore o orrore.

Un diavolo? Per niente. 
Charles Manson è davvero il “Lunatico della creazione di Dio”, come lo definisce Glen Benton. Un vero profeta dell'odio nascosto sotto le ceneri del cristianesimo.
Come diceva lui ai discepoli quando era commosso per il troppo Lsd, in stile Fantozzi colto da allucinazione mistica dopo la pallonata alla testa: "mi hanno crocifisso già una volta e non è servito a niente".

A cura del Dottore