11 lug 2016

POLVERE E SUDORE: VENTENNALE DALL'USCITA DI "ROOTS" DEI SEPULTURA


Appiccicaticcio nel letto con il cuscino sudato, ma da dove viene questo caldo nella mia stanza? Mi volto a guardare le lenzuola e sono una riedizione della sindone, tra l'altro più che il volto di Cristo sembrano far intuire la cartina del Brasile. Istintivamente penso ai Sepultura, ma cosa starà facendo ora Max Cavalera?

Max Cavalera è uno zozzo secondo me, cioè è uno di quelli che prima di lavarsi devono proprio essere marci con le mosche che gli ronzano intorno. L'acqua quando vede Cavalera si stupisce, quasi si schifa del livello di sporcizia che deve togliere, però Max sembra anche uno di compagnia, casinaro e primitivo come la sua musica.

Per riconoscenza provo a mettere nello stereo "Chaos A.D.", non pensavo che sarebbe più successo sinceramente. Sono passati più di venti anni e ho consumato veramente il disco, tanto da averne la nausea, tanto da non volerlo più ascoltare. Infatti mi annoio e mi viene subito in mente la polvere e, paradossalmente, alcuni album della prima era come "Arise" o "Beneath The Remains" sono meno ostici a rientrare nel lettore. 
Mi accorgo però di non poter ascoltare i Sepultura senza incupirmi e, soprattutto in questa stagione, senza sudare. Vado in bagno e mi sciacquo la faccia, alzo lo sguardo e mi specchio, sono un uomo mediterraneo, quasi etrusco oggi e lavandomi ho la sensazione di vedere acqua torbida scendere nel lavandino.

Decido così di ripescare "Roots" ed allora tutto cambia, è una musica che mi ha lasciato il segno, anche oggi che sono cresciuto. Ho passato anni a cantare sotto la doccia le strofe di questo album rivoluzionario, a ballare le danze tribali delle radici e a ruggire con Max!
Anche oggi che non c'è più spazio per la discografia dei Sepultura, c'è poca possibilità di rivalutarla perché già ai tempi mi ero innamorato perdutamente, questo disco resiste al trascorrere degli anni. 
Come quando incontri una ex per la quale avevi perso la testa, ma ti sembra un cesso e ti chiedi come sia stato possibile? Così accade scorrendo la discografia dei brasiliani, eccezion fatta proprio per "Roots".
Oggi che le temperature sono quasi equatoriali, oggi che ho trovato le lenzuola macchiate a forma di Brasile dal mio sudore, oggi che questo album compie venti anni, voglio perciò celebrarlo e riconoscerne la forza.

Cosa sarebbe il Nu Metal senza le note di questo disco? Dove sarebbero oggi i Korn senza questo album? Da dove sarebbero partiti gli Slipknot senza le percussioni di Igor Cavalera? 
Non ci sono solo le radici del popolo brasiliano, della sporcizia dei Cavalera (anche se a livello di igiene secondo me Igor è meglio di Max nda), ma ci sono le radici di una direzione intrapresa dal nuovo metal.
L'album ha venduto quasi un milione di copie nel mondo, è stato un successo planetario ed estremo, etnico e thrash, underground e modaiolo al contempo. Pochi dischi possono stare nell'Olimpo ideale della musica metal e, insieme a "Rust in Peace" dei Megadeth o "Master of Puppets" dei Metallica, queste note si iscrivono tra il canone dei classici metallari

Due anni dopo uscirà l'omonimo album dei Soulfly, alcune intuizioni saranno le stesse, ma meno convinte per un pubblico saturo e già stufo. Ci sarà il sorpasso di tutti quei gruppi che due anni prima proprio "Roots" aveva contribuito a creare, faranno le corna come Gassman nella celebre scena del film di Dino Risi. I Soulfly hanno poco da dirci, possiamo divertirci con loro, ma c'è odore di fango rappreso nella loro formula.

Così mentre scorrono le tracce di "Roots" immergo, con un gesto inconsulto, le dita nella marmellata di fragole e mi segno in mondo indelebile le guance per ballare in salotto, saltando ancora una volta come un vecchio aborigeno.