16 mag 2017

12 MESI DI METAL (Parte I) - "SEVEN DAYS OF MAY" (TESTAMENT)



Perché nel 1990 si cantavano quei sette giorni di maggio? L'opinione pubblica decise, nel 1989, di occuparsi dei moti cinesi di piazza Tien an men. Diciamo la verità, pochi ci capirono qualcosa davvero. No, non erano i cinesi che protestarono per la libertà e cambiarono qualcosa. Fu una manifestazione pacifica di studenti contro una parte del partito comunista, ma non è dato sapere quale visto che già i comunisti devono diventare gli uni uguali agli altri, e poi per noi occidentali i cinesi sono abbastanza uguali già di loro. Mistero fittissimo.

Ricordo però nettamente che questo evento accese gli animi degli studenti di destra e di sinistra del
mio liceo, che si affrontavano a suon di “ecco il vero volto del comunismo, sono degli assassini!”... e gli altri “ma cosa dici? Questi non sono mica comunisti, si comportano da fascisti!” e così via...

Come se non bastasse ci si misero anche i Testament, con quel pressappochismo americano di chi trilla ad ogni offesa alla democrazia, scoprendo spesso l'acqua calda. L'album era “Souls of Black” e il brano appunto “Seven days of may”. E non furono gli unici, rincararono la dose gli Slayer poco dopo con “Blood Red", da “Seasons in the Abyss”.

Vediamo due stralci a confronto:

La chiamano Repubblica Popolare qui, la propaganda è così sincera...ah, che brutta ironia e bugia palese, da parte di criminali che detengono il potere... ” - Testament

Bugie distorte non ti fanno vedere la verità, e loro difendono la loro verità con le armi
disciplina violenta e controllo disumano, migliaia di persone non possono essere in errore” - Slayer

Perché tutto ciò era stucchevole? Perché era forzatamente ingenuo. E anche concettualmente fastidioso. Se il problema è l'uso della forza, la maggioranza non esercita forse la sua libertà tramite un gioco di forze? La ragione dovrebbe essere il risultato del fatto che siamo in tanti? E poi, nelle rivolte popolari non si è forze dato mandato ai partiti rivoluzionari di abolire le libertà in nome di altri valori (l'uguaglianza, per esempio)? Il regime non mente, afferma e pratica il totalitarismo, non ammette la democrazia. Peraltro, anche la democrazia fa lo stesso contro le minoranze non conformi.

Negli stessi anni “Seek and Destroy” era utilizzata come brano per accompagnare i raid aerei sul Golfo Persico, il che aveva riempito di una certa soddisfazione i thrashers. Il primo riconoscimento internazionale. Più sincero e coerente: un brano che descrive un'azione militare utilizzato come colonna sonora di quel tipo di azione.

Il metal ha sempre avuto, almeno fino all'avvento del black, una vena umanitaria e pacifista, contrariamente a quanto potrebbe pensare un profano. In quegli anni trattare di politica, ecologia, dava un'idea di maturità, di serietà, faceva molto “Sting”, molto “Bono”.
E fu una delle ragioni della decadenza di quella generazione thrash. Se si ascolta quel disco dei Testament, forse non il loro migliore, si percepisce però una caratteristica comune a tanti dischi thrash: il distacco, la freddezza. Una freddezza che non è la morbosità gelida del death, o il furore mistico del black, o la macina impazzita del grind. Nel thrash si creava un muro ritmico che narrava senza guardare negli occhi l'ascoltatore, come un fabbro che mena il martello sull'incudine, lo sguardo chino sul ferro rovente da modellare.
Il thrash era, rispetto al metal generico da cui derivava, un distacco emotivo. Il metal era romantico, era un coinvolgimento caldo nelle tematiche narrate. Il thrash era distaccato, come fosse “a posteriori”, a freddo.
Proprio per questo, anche i testi tendevano ad essere descrittivi. Veristi, come le novelle del Verga. Non doveva trasparire un giudizio, un consiglio, una comunicazione diretta all'ascoltatore che lo indirizzasse su cosa doveva capire.
Gli Slayer parlarono di Auschwitz in questi termini, dal punto di vista di un ipotetico angelo della morte a cui poco importa di chi lo chiami. Ad un certo punto invece il metal divenne morale, cioè pretese di indicare agli altri dove stava il giusto, oppure non rinunciava all'idea di esprimere sdegno esplicito per ciò che raccontavano. La differenza è sottile, perché tradisce l'urgenza di assicurarsi che l'ascoltatore prenda una determinata posizione, che non prenderebbe forse in assoluto solo ascoltando la narrazione degli eventi. Ma questo, liricamente, è una dissonanza, e anzi è un'occasione persa per abbinare alla linea sonora una storia che descriva, guardi dall'alto, ma non giudichi, che è la cosa più agghiacciante. Che lasci gli uomini a se stessi, al loro orrore, al peso delle loro ragioni contrapposte. Questo era lo spirito verista del thrash. Non lagnoso, didascalico.

Fatto sta che mentre ci strappiamo i capelli a metà canzone per la sorte dei poveri studenti oppressi dal governo cinese, improvvisamente entra Skolnick con il suo tipico assolo “a ritroso”, effetto riavvolgimento, e il messaggio politico può andare in culo. Il metallaro medio fortunatamente in queste occasioni recupera la sua vocazione estetica, e si concentra sulla forma del brano e sulla mistica della chitarra solista. E anche gli Slayer, che pagarono il dazio a questa vena pietistica con "Blood Red", per fortuna nello stesso disco esordiscono con "War Ensemble", che paragona la guerra ad uno sport in cui si organizzano guerre e poi il popolo da casa fa il tifo alla tv. Giusto o sbagliato che sia, questo è quello che avviene.

"Souls of Black" fu un disco interlocutorio, meno dinamico del precedente, più monotono, stagnante. Perfino la copertina, in quel disco, era basata su un concetto grafico simile a quello del disco precedente. Delle figure senza volto piazzate come statue a scandire lo spazio. Ci piazzano anche una ballad, atipica, ma con ritornello accattivante. E' come se ce lo dicessero...che sono stanchi, non ce la fanno più, è subentrata la malinconia, la nostalgia, il dubbio che forse tutto questo non abbia senso. Che tutto questo pestare sulle casse, sui piatti, far vibrare la chitarra, gridare in un microfono sia nulla quando poi nel mondo c'è la dittatura, la repressione, l'ingiustizia.
Tutte questioni decadenti, che poi fortunatamente sono periodicamente spazzate via da qualche nuova cannonata metallica, come ad esempio all'epoca “Vulgar display of power”, o più avanti “Panzer Division Marduk”. L'unica contrapposizione realistica ai Carri Armati che caricano gli studenti.

A cura del Dottore