24 mag 2017

PERCHE' NON ANDRO' A VEDERE I ROLLING STONES A LUCCA



Oggi vi racconterò perché io amante del rock, io assiduo frequentatore di concerti, io che sono consapevole che gli Stones sono gli Stones e che, a prescindere dai gusti personali, i Rolling Stones devono essere visti dal vivo almeno una volta nella vita, oggi vi racconterò, vi dicevo, perché non andrò a vederli il prossimo 23 settembre a Lucca, unica data italiana del No Filter Tour 2017.





Parto dal presupposto che i Rolling Stones non mi hanno mai fatto impazzire: li conosco, li ho ascoltati, possiedo diversi loro dischi, ma sinceramente non stravedo per loro. In genere verso la metà di un loro album inizio ad annoiarmi (che fatica arrivare alla fine di "Exile on Main St."...). Già, dimenticavo: sono un appassionato di musica e gli album li ascolto ancora per intero, ma per essere fan sfegatati delle Pietre Rotolanti il più delle volte basta aver ascoltato una raccolta.

Anche nell'epocale sfida Beatles VS Rolling Stones (incoraggiati e supportati, quest’ultimi, affinché recitassero la parte degli anti-Beatles) ho sempre preferito i primi, nonostante anch'essi mi stessero sul culo. Artisticamente (ma non sono solo io sostenerlo) non c'è proprio partita. Lo scontro si è semmai consumato a livello culturale, un "duello fra mondi" montato ad arte dall'industria discografica: da un lato i "bei" faccini dei Fab Four, le loro canzonette d'amore; dall'altro i ragazzacci dal volto scavato che suonavano rock grezzo e ribelle. Categorie create ad arte, si diceva, anche perché ci sarebbe da dire a molti che i Rolling Stones non l'hanno mai fatta una canzone così "cattiva" come "Helter Skelter".

Ma perché inacidirsi? In fondo siamo liberi di fare quello che ci pare: Beatles, Rolling Stones, una band non esclude l'altra e volendo possiamo fottercene di entrambe. Il fatto è che quando si parla di un'entità mitica come i Rolling Stones è impossibile limitarsi ad una valutazione meramente artistica, perché una storia lunga più di cinquanta anni oramai ha assorbito tutto lo scibile ed è inscindibile da componenti sociologiche, culturali e persino dagli stereotipi che tanto odiamo (ma che nascondono sempre un fondo di verità...).

E' indubbio infatti che i Nostri si trovino oggi in una dimensione  a-storica, non-artistica posta al di là del Bene e del Male: essi incarnano un ideale di trasgressione, di sesso, droga & rock'n'roll che oramai va oltre la musica, un ideale che ha saputo intrattenere, incantare, far sognare svariate generazioni di giovani e meno giovani. Insomma, gli Stones sono gli Stones, vanno visti e basta!

Perché dunque io non andrò, visto che ascolto rock e derivati da quasi trent'anni e che, parlo parlo, ma gli Stones non li ho ancora visti?

Sorvoliamo sul fatto che abito a Londra e che per me andare ad un concerto significa decidere la sera stessa, prendere la metropolitana un mercoledì sera qualunque e dopo venti minuti ritrovarmi sotto il palco, di faccia ai musicisti, insieme ad altre duecento anime come me (del resto di recente sono andato a Genova per vedere dal vivo i The Black di Mario Di Donato, quindi, fino a prova contraria, rimango uno che per i concerti si sposta...). No, la mia è una questione di principio.

Anzitutto mal digerisco questo assunto insopportabile dei nostri tempi secondo cui non è più concesso improvvisare nella vita, nemmeno quando c'è da rockeggiare, e nemmeno se a suonare è la band rock irriverente e trasgressiva per eccellenza. Più che altro non mi ci vedo più una data mattina, ad una certa ora, davanti al computer, armato di carta di credito a cercar di battere sul tempo altre migliaia di persone più veloci di me, che come me lotteranno a suon di clic per accaparrarsi i biglietti a partire dall'istante dopo che la prevendita sarà aperta (tranquilli: quando leggerete queste mie parole, i biglietti saranno sicuramente esauriti, almeno tramite i canali ufficiali...).  

Partiamo proprio da qui: l'inevitabile discrepanza che viene a sussistere fra i posti disponibili e la quantità di persone che desidererebbero partecipare all'evento. Da questo secondo gruppo, beninteso, ho già depennato coloro che vorrebbero ma che non possono, ossia coloro che abdicheranno per vari motivi: per l'impegno richiesto dalla trasferta o per i costi da affrontare, anche per quanto riguarda i biglietti più economici. Tolti questi "rassegnati in partenza", rimangono ancora tantissimi fan pronti a “sacrificarsi”, che vorrebbero venire a costo di spendere centinaia di euro e macinare chilometri: cosa ovvia se si parla dei Rolling Stones.

Questa volta, tuttavia, ci saranno meno persone contente, perché questa volta è stata scelta una location insolita: Lucca. I posti disponibili sono 55.000 contro i 70.000 che poteva ospitare un Circo Massimo o gli ancora di più che poteva contenere uno stadio di grandi dimensioni.

"Ale'! Invece di ammassarci in uno sterile e squallido stadio di cemento e lamiere, questa volta potremo godere della bellezza di un bel borgo della ridente Toscana!". Parlo ovviamente a nome di coloro che potranno esserci... La mia indignazione proviene proprio da questo dato: i Rolling Stones (a cui auguro altri cento anni di salute e rock'n'roll) sono al termine della loro carriera, ogni loro calata su questa terra è una benedizione del cielo. Date queste premesse, mi sembra una cosa immorale che un'occasione così preziosa (un nuovo tour degli Stones) venga in parte sprecata non cercando un luogo che possa garantire il massimo della capienza possibile per permettere a più persone di assistere ad un evento di questo tipo, magari ad un prezzo più basso.

Artista e location. Mi sta bene che i Cure suonino nel suggestivo anfiteatro di Taormina o Bjork nella spettacolare arena di Verona, perché essi, per quanto artisti affermati, a livello di popolarità non sono lontanamente paragonabili ai Rolling Stones. E poi Cure e Bjork hanno ancora tanti anni per deliziarci con le loro performance dal vivo. La loro musica, infine, è suggestiva: bene che vi sia una cornice altrettanto poetica.

Il fatto è che i Rolling Stones non sono una band normale, sono un patrimonio dell'umanità, e se proprio dobbiamo essere romantici (infine siam pur sempre appassionati di musica!) è una cosa ingiusta che tante persone, magari perché hanno cliccato una manciata di secondi troppo tardi, oppure non sono state abbastanza furbe/scaltre da attivarsi tramite i canali giusti, debbano rinunciare al sogno della vita (forse mai più realizzabile) perché si è deciso di far suonare i Rolling Stones a Lucca, come se fossero degli artisti di nicchia bisognosi di una cornice di classe per il proprio pubblico di affezionati.

Eccoci dunque a Lucca. C'è da ammettere una cosa: Lucca, seppur piccola, è una città che, grazie ad uno spiccato spirito di iniziativa, e forse anche imprenditoriale, ha saputo negli anni imporsi nel panorama toscano per una serie di eventi veramente degni di nota. Il Lucca Comics (poi divenuto Comics & Games) nel giro di pochi anni è passato dallo status di fenomeno per appassionati del fumetto ad un evento di respiro internazionale, capace ogni anno di calamitare masse crescenti di partecipanti. Idem per quanto riguarda il rinomato Photolux Festival e il Lucca Film Festival, che nelle ultime edizioni ha ospitato registi del calibro di David Lynch, Peter Greenaway, Terry Gilliam e William Friedkin (David Cronemberg dovette tirarsi indietro all'ultimo minuto per motivi di salute). E poi non dobbiamo dimenticare il Lucca Summer Festival, promosso ed organizzato dall'agenzia D'Alessandro e Galli (la stessa che si è aggiudicata gli Stones), che offre ogni anno, da moltissimi anni a questa parte, un programma di prim'ordine, con nomi leggendari come Roger Waters, David Bowie, Bob Dylan e molti altri (basti pensare anche solo all'edizione del 2013, che, fra gli altri, vedeva la partecipazione di Neil Young, Nick Cave, Leonard Cohen e Sigur Ros!).

Onore ad una città così creativa e vincente nel creare grandi e longevi fenomeni di cultura ed aggregazione sociale. Ed onore alla D'Alessandro e Galli che per celebrare i propri venti anni di vita ha fatto veramente il Colpaccio con la C maiuscola. E mentre Lucca si può mettere questo fiore all'occhiello, la vicina Pisa (la quale, essendo una città universitaria, sarebbe anche più vivace) ci propinerà probabilmente anche quest'anno i Bandabardò.

Del resto non ci sconvolgiamo se l'arte, intesa come entertainement, sia regolata dalle leggi di mercato e da concomitanze commerciali. Il problema è che gli Stones sono gli Stones, e della bravura commerciale di una rinomata agenzia non ce ne frega molto se rientriamo in quella fetta di fan sfortunati che per mancanza di prontezza di riflessi non sono riusciti ad accaparrarsi i biglietti, e che invece, se il concerto si fosse tenuto al Circo Massimo, sarebbero stati certamente presenti (senza contare l'aspetto prettamente logistico, che nel caso di Lucca svantaggia gli aspiranti partecipanti del Sud Italia, rispetto ad una più centrale Roma).

Non fossilizziamoci però solo sul dolore di chi non ci sarà e volgiamo adesso la nostra attenzione verso i 55.000 fortunati che potranno godersi il concerto in una location spettacolare fra mura (bellissime!), bastioni e verdi prati. Premesso che ci andrebbe bene di vedere i Rolling Stones anche sotto la pioggia in un piazzale di una derelitta zona industriale, bisogna capire esattamente come sarà la disposizione fisica del pubblico in relazione alla conformazione del luogo (ho visto le piantine e mi pare tutto molto forzato, sacrificato, artificioso, uno "zeppa zeppa" su più livelli conforme sicuramente alle norme di sicurezza, non è chiaro se anche alle esigenze del pubblico...). Ma soprattutto c'è da vedere come sarà l'acustica (e cazzo!, vabbè che l'importante è esserci, ma si parla pur sempre di musica, no?). E la musica va soprattutto ascoltata.

A tal riguardo vanno dette due cose sulla città di Lucca. Sono stato più volte al Lucca Summer Festival e devo dire che i concerti hanno sempre sofferto di volumi bassi, troppo bassi, forse imposti dalle ordinanze comunali. Ma, peggio ancora, l'impressione è che la musica uscisse dalle casse di uno stereo, che fosse tutto in playback. E poi quell'atmosfera "così poco rock": Lucca non è solo una piccola città, quieta ed ordinata, ma è (mi riferisco al centro storico) anche particolarmente ostile alle intemperanze (altra storia è la ben più festaiola Pistoia del "dopo" Pistoia Blues, tanto per rimanere in Toscana): già alle otto di sera regna il silenzio a Lucca, persino il sabato a mezzanotte puoi sentire i rintocchi sul lastricato dei passi di qualche anima ritardataria vagante nella desolazione. Ed ancora prima ai bar viene imposto di abbassare il volume della musica per via delle lamentele dei residenti.

Questa è Lucca: che cazzo ci azzecca con la più grande rock band vivente? Quella band che, si diceva, è sporca e cattiva, trasgressiva e ribelle? E’ una questione di stile e a me queste cose fanno incazzare. Posso comprendere il concetto di "Pink Floyd a Venezia", sebbene come location non sia stata una soluzione comoda per tutti, ma i Pink Floyd sono il non plus ultra della musica spettacolare e Venezia è il non plus ultra delle città spettacolari: it makes sense. Lucca e i Rolling Stones sono invece un controsenso determinato dal solo fatto che l'agenzia che segue il Lucca Summer Festival ha presentato il progetto migliore e ha gestito bene l'affare (chissà, magari seducendo Jagger e Richards con un programmino per pensionati niente male: bel soggiorno nella ridente ed accogliente Toscana, vino di qualità, formaggi, salumi in quantità e magari un bel trattamento alle terme di Montecatini!). Ma fateci suonare Keith Jarrett a Lucca, non i Rolling Stones che, continuo a dire, era meglio guardarli in tanti, a costi minori e con una acustica migliore! Questa, in definitiva, la mia opinione.

Sono tuttavia consapevole che questi discorsi si dissolveranno come una scoreggia al vento nel momento in cui le luci si spegneranno e poi si riaccenderanno con le note di una "Jumpin' Jack Flash" o di una "Start Me Up".

Pertanto: buon concerto dei Rolling Stones a tutti! (a quelli che riusciranno ad esserci, ovviamente, e soprattutto a quelli che riusciranno a vederli… o perlomeno a sentirli...)


...e mi raccomando, a mezzanotte tutti a casa sotto le coperte, che a fine settembre potrebbe fare già fresco...