14 ott 2017

VIAGGIO NEL METAL AFRICANO - LA QUASI ASSENZA PSICHEDELICA DEL METAL IN ZAMBIA



Zambia. Qui la ricerca si fa di nuovo difficile. Due i nomi d'interesse. I Wrecking Tanganika e i Villa Noche.

I Villa//Noche rimangono un mistero. Potrebbero essere una burla. Il nome è quello di una località Nicaraguense, e comunque la lingua ufficiale dello Zambia è l'inglese. Non vi sono notizie e immagini dei componenti del gruppo, né testi. A dispetto di questo mistero impenetrabile sulla loro identità, qualcuno si cura di mettere in rete la musica, ovvero l'EP “Consumed”. La loro icona è una testa di cervo o antilope, animale che compare in un bosco innevato nell'immagine sul sito della band.

Vi sono effettivamente delle antilopi in Zambia, ma neve e cervi no, e quello stilizzato pare proprio un cervo invece. Per amor di verità però una straordinaria ondata di nevicate nel Sud della Zambia c'è stata almeno una volta. Sulla copertina dell'EP un'immagine classicamente black, un campanile sormontato da una croce rovesciata.

https://villanoche.bandcamp.com/releases

I Villa Noche vendono i loro prodotti a prezzi popolari: 1 euro l'EP, 3 il demo in cassetta (ma chi è che ancora produce i demo in nastro?) e 0,50 gli adesivi con la testa di cervo. Se si prova a ordinare la merce, si scopre che la spedizione non è possibile verso l'Italia, ma neanche verso lo Zambia, e neanche in Nicaragua. Tuttavia “Does not ship to” farebbe pensare a un paese che è separato via mare sia dallo Zambia, che evidentemente non è il luogo di produzione del materiale, sia da Italia e Nicaragua. Si può far spedire in USA, se avete dei parenti lì che poi ve lo reinoltrano.

Sinceramente penso ad una presa per il culo, oppure vale sempre per ogni stato africano l'ipotesi “figli disadattati del console norvegese”.

26 minuti di black metal con parti ambient, altre tirate o candenzate con voce lo-fi che viene da lontano, e un video delirante in stile Blair Witch Project. Si vede un tizio (di pelle bianca) che cammina su una strada, e alcune riprese di campagna, in una zona che non ha chiare connotazioni geografiche, il tutto con sequenze accelerate e poi riavvolte. Alla fine diventa un filo inquietante. La musica non è male.

Dello Zambia doc invece i Wrecking Tanganyika, che con “The withcraft project” propongono un deathcore elettronico per 12 minuti scarsi, compresa cover degli statunitensi Suffokate. Affacciatisi anche su Facebook nel 2012, i nostri poi si esauriscono nella tristezza di annunci del tipo “stiamo lavorando su nuovi brani”..”ci siamo quasi”...”manca veramente un'ultimo ritocco”...fino all'inevitabile “ehm...i membri sono al momento occupati con vari problemi personali ma speriamo di tornare presto a far qualcosa insieme”. Il mondo nel dolore, dal 2013. Come pesa questo silenzio della stampa mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale non poteva allungare qualche centone alla “The Island State Of Malignance Media Records”, che li produce?

La cosa che più colpisce è che il video della title-track è sullo stesso stile dei Villa Noche. La copertina del disco inquadrata con zoom avanti e indietro, e macchie di colore che esplodono qua e là. Una psichedelia minimale e demenziale che evidentemente è il marchio di fabbrica dello Zambia.

Insomma, il metal in Zambia pare non attecchire, al contrario di altri generi. Il libro “Zambia music legends” è una monografia sulla musica del paese, che per epoche descrive numerose realtà, parallele ai movimenti culturali e musicali del resto del mondo. Si scopre da qui che esiste addirittura il termine Zamrock, per indicare la versione zambese del rock in senso lato anni 70. Leggendo questo libro si è portati su una falsa pista, poiché il termine metal è utilizzato come lo utilizzerebbe il mio bisnonno, cioè per indicare un rock un po' più vibrante. Jimi Hendrix sarebbe metal, per esempio, e “il grande classico metal strumentale che spacca di brutto” (hard hitting) altro non è che un brano alla Hendrix, appunto. Pare ci siano anche un gruppo di tizi in jeans attillati che suonavano questo “proto-metal” e avevano scelto di chiamarsi “The Scorpions”, nei primi anni '70. Non so se ci sono gli estremi per il plagio, anche perché non si riesce a reperire materiale.

Abbiamo però imparato che lo Zambia è un paese psichedelico, dove il rock è fiorito nelle sue versioni più stralunate, ma il metal invece trova terreno refrattario, e al massimo si concretizza in due ep di ambient black e deathcore elettronico.

A cura del Dottore