22 dic 2017

TOP TEN 2017: LA SUPERCLASSIFICA DI METAL MIRROR!



2017: Devil is Fine

Non è stato l’anno dei Tool... 

Tanto rumore per nulla, come l’Italia di Ventura fuori dai mondiali, come la Brexit, come Macron in Francia, come Pyongyang che ha intensificato il suo programma di riarmo per niente, come la crisi di identità catalana...tanto tanto rumore per concludere poco poco nel 2017. 

Non voglio arrogarmi il diritto di giudicare le vite altrui, ma il 2017 mi è sembrato un anno di rincorse. Ho percepito nell’aria un nuovo modo di accelerare delle persone, ma non parlo di una risposta alla crisi quanto di una percezione di impegni moltiplicati per tutti. Ogni persona con cui parlo mi racconta della sua vita incasinata, guarda è un periodo che sono pieno di cose da fare, tra cambi di lavoro o di residenza o figli che arrivano o progetti da imbastire
Insomma tutti frenetici nel 2017 tranne i Tool, per i quali è Natale tutto l’anno, da anni. 

In questo 2017 di corse sgraziate e di continuo attivismo fondamentalmente sterile, nasce la convinzione di un anno interessante a livello musicale. Più del passato percepisco un universo consapevole dell’esistenza del metal, ma non come genere in se stesso quanto come un movimento avulso e integrato al contempo nella società. 

Il 2017 è proprio quell’anno in cui in maniera definitiva la critica, le persone, i locali, il pubblico e la società ha interiorizzato l’esistenza del metal. C’è un simbolo di tutto questo, c’è un disco emblematico di tutto ciò che è “Devil is Fine” degli Zeal and Ardor, al secolo Manuel Gagneux
Attenzione non sto parlando del miglior disco a livello formale dell’anno, ma di quello che rappresenta il 2017 nella sua frenetica incompiutezza che riconosce l’estremo
La spiritualità Black penetra le maglie di questa società e la unisce ad un mondo caotico interrazziale dove respirano i flussi migratori, le cattiverie e il kitsch. Perché il mondo è rocambolesco, caotico, strano sia dentro che fuori gli esseri umani e il signor Gagneux lo racconta in brevi affreschi neri che sanno così tremendamente di 2017. 

Dopo Manuel arrivano i grandi moderni del metal che lavorano bene e ripescano sonorità con buoni lavori, già attesi che aggiungono qualcosa alla loro carriera (Ulver e Mastodon), meno attesi che tornano a fare cose interessanti (Satyricon e Cradle of Filth)...proprio noi che vi abbiamo parlato così approfonditamente di Africa, proprio noi ci sentiamo però rappresentati maggiormente da questo sgangherato Black gospel metal negroide

In attesa che diventi l’anno dei Tool, devo dire che l’inaspettata vittoria di Gagneux è il miglior segnale per il prossimo futuro. 

Classifica 

1. Zeal and Ardor - “Devil is Fine”
2. Ulver - “The Assassination of Julius Caesar”
3. Wolves In The Throne Room - “Thrice Woven
4. Satyricon - “Deep calleth upon deep”
5. Power Trip - “Nightmare logic”
6. Mastodon - “Emperor of Sand”
7. Pallbearer - “Heartless
8. Cradle of Filth - “Cryptoriana”
9. Ne Obliviscaris - “Urn
10. Ayreon - “The Source”