13 ott 2015

INTERVISTE IMPOSSIBILI: CHUCK SCHULDINER


Il 13 dicembre 2001 è venuto a mancare uno dei più alti punti di riferimento della musica estrema mondiale: Chuck Schuldiner. Artista di valore assoluto in grado di orientare un genere, ma anche scopritore di talenti che a loro volta hanno creato gruppi autonomi. La sua perdita è stata un colpo non riassorbito, tanto che abbiamo deciso di andarlo a scomodare nell'aldilà per fargli sapere quanto ci manca. 

MM: Chuck, una volta, quando eri sulla terra, le tue canzoni parlavano di morte e malattie. Anzi hai dedicato tutta la tua arte ai Death, come ti senti ora che hai raggiunto la vera morte? Regge il confronto con quello che ti immaginavi?
CS: ti dirò non è come sembra nella pubblicità (ride). D'altronde questo vale per molte cose, ad esempio anche per me. Molte persone si sono fatte idee sbagliate su di me.
MM: chi, per esempio?
CS: io, tanto per cominciare. Quando ho iniziato con "Scream Bloody Gore" non avevo la percezione di ciò che stavo facendo, però poi ti escono canzoni come "Evil Dead" e capisci che la via intrapresa è giusta! Poi ho iniziato a pensare, cambiare ed aggiustare il tiro...
MM: cosa vuol dire aggiustare il tiro?
CS: i gruppi death metal sembravano tutti uguali, suonavano come cloni dei Napalm death o dei Morbid Angel. Non avevano idee, a parte pochi casi isolati, ho capito di avere una marcia in più ma ero un ragazzo scontroso...
MM: in effetti in redazione non siamo riusciti a contare quante persone hai alternato al tuo fianco negli anni. Perché lo facevi?
CS: qualcuno era nato per fare il turnista, altri li odiavo dopo aver registrato un album ed il pensiero di portarli in tour mi nauseava. Poi c'erano quelli che non volevano essere comandati, non volevano eseguire e basta ma forse il problema ero io... (ride)
MM: beh sei stato un bel problema allora, perché così hai scritto i capisaldi del genere. Quali ti hanno dato più soddisfazione?
CS: ogni album è stato figlio di un momento importante, però da "Human" in poi ogni passo è stato decisivo quasi fosse il doppio del precedente. Ogni volta sentivo di trovare soluzioni più tecniche, più complesse, ma anche innovative per i canoni del genere. Certo però se penso al dicembre 1988 quando urlavo nei club per il tour di "Leprosy" mi commuovo, ero giovane avevo poco più di venti anni e credevo di avere la vita davanti...
MM: qui in giro vedi qualcuno che è morto nel tuo stesso periodo o ti confronti con qualche grande del passato?
CS: ho cercato Jimi Hendrix, ma ha sempre una grande folla che vuol parlare con lui. Tanto il tempo non mi manca, perciò mi vedo spesso con Jeff Hanneman o con Criss Oliva ci facciamo qualche birra. Mi racconta di quanto mangia suo fratello, sarebbe stato bello formare un gruppo con lui in stile Control Denied.
MM: a proposito dei Control Denied. Quel debutto resta un punto di rifermento per molti, ma perché sentisti questa esigenza?
CS: avevo mal di gola a cantare sempre io (ride) e poi volevo provare ad uscire dal genere death. Quando si aprono mondi così vasti nella tua chitarra, inizi ad aver voglia di farli uscire ed esprimi il tuo stile anche attraverso strade innovative.
MM: che effetto ti fa sapere che ci sono stati una serie di concerti in tuo onore sotto il monicker "Death To all"?
CS: mi colpisce che ci sia ancora la necessità di parlare di me, ma mi fa piacere che si suonino le mie canzoni. Steve Di Giorgio è sempre stato molto affezionato a me, perciò non mi stupisce e poi gli altri in pratica sono i Cynic che fanno la cover band dei Death... Anche perché se dovevano coinvolgere tutti gli ex membri dei Death ci sarebbe stata più gente sul palco che a vederli! (ride)
MM: mi sembri abbastanza pessimista rispetto alle persone che ti hanno seguito in carriera, ma è solo una mia impressione?
CS: sono fatto così, non è che da morto cambi il tuo carattere! "Big Words, Small Mind" cantavo in "Scavenger of Human Sorrow". Era spesso gente fredda, forse in alcuni concerti ho suonato male o in alcune canzoni sono stato troppo lezioso però ci mettevo il cuore. Mentre questo non è successo per tutti, per quello non ho stima di molti di loro. Non tutti insomma hanno il cuore di Gene Hoglan, bastava che mi voltassi e lui sapeva già cosa volevo: un grande!
MM: cosa avresti voluto fare ancora che non ti è stato permesso dalla malattia e dalla morte?
CS: un album strumentale, un doppio concept album, suonare con altre miriadi di persone... Soprattutto però stare tra la gente nei club a cantare "Pull The Plug"!
MM: Chuck che dire, ci mancherai per sempre e non sappiamo farci una ragione della tua assenza...
CS: promettimi solo che quando tornerò mi fate trovare la mia chitarra ancora lì che mi aspetta e lo studio di registrazione prenotato 24 ore su 24, ecco sarebbe una cosa bella, bella da morire appunto...