16 gen 2016

INTERVISTE IMPOSSIBILI: JEFF HANNEMAN




Il 2 maggio del 2013 si spegneva nel suo letto di ospedale Jeff Hanneman. Aveva attraversato un lungo periodo di malattia e già da due anni non era più in grado di lavorare con gli Slayer, i quali decisero infine di continuare ad esistere, prima rimpiazzandolo con Gary Holt degli Exodus e poi rilasciando “Repentless”, il primo album senza il suo apporto.

Hanneman è stato uno dei musicisti più influenti del metal ed andarlo ad incontrare a sud del Paradiso è stato per noi un grandissimo onore, nonché una preziosa occasione per capire come se la passa il biondo chitarrista.

MM: Ciao Jeff, ci è stato permesso di intrattenerci qualche minuto con te, sei disponibile per farti una chiacchierata con noi?
JH: Purché sia una cosa veloce, oggi ho un mal di testa da cani…
MM: In effetti c’è una grande confusione da queste parti, è sempre così?
JH: No, generalmente la situazione è più tranquilla, ma sono giorni particolari: è da poco arrivato Lemmy ed ogni giorno c’è una folla di gente che lo vuole incontrare, parlare con lui, farsi i selfie e cazzate del genere...
MM: Hai avuto modo di parlarci direttamente?
JH: Non ancora, aspetto che la situazione si tranquillizzi. Ma non scalpito: per quanto mi riguarda Lemmy può anche aspettare…
MM: Ma non è stato un mito per te?
JH: Non esattamente, la mia formazione è un’altra: io mi sono sempre rifatto ad altri, ai vari Exploited, Dead Kennedys, Black Flag, Minor Threat, gente che spaccava il culo per davvero…
MM: Non che i Motorhead scherzassero…
JH: Ti dirò, li ho sempre trovati troppo accomodanti, fuori dalla realtà: moto, alcool, donne, vita da rock’n’roll, mentre io ho sempre guardato alla violenza, alla merda che c’è nel mondo, che c’è nell’uomo. Guerre, genocidi…
MM: …Nazismo…     
JH: Si, anche il nazismo, c’è forse qualche problema?
MM: Beh, magari ci puoi dire qualcosa di più per chiarire la tua posizione?
JH: Che c’è da chiarire? Se mi chiedi se sono nazista, la risposta è no!
MM: Come mai allora l’attrazione verso quelle tematiche?
JH: Mio padre ha combattuto nella seconda guerra mondiale, i miei fratelli sono reduci dal Vietnam, ci sono nato e cresciuto nella guerra! In un certo senso, suonare la musica degli Slayer è stato come sentirmi al livello di mio padre, dei miei fratelli: sono l’unico che in famiglia non ha imbracciato un fucile per difendere la patria, per combattere il nemico, ed allora, visto che non sono mai stato in guerra, la guerra ho deciso di farla con la musica! Per il resto la politica non mi ha mai interessato più di tanto…
MM: Però hai sostenuto pubblicamente l’amministrazione Bush…
JH: Bush è un coglione, se l’ho votato è perché stava da quella parte, la mia parte. Cerco solo di difendere i valori che la mia famiglia mi ha trasmesso…
MM: Però mi pare che la tua visione vada un po’ oltre il cauto conservatorismo…per esempio, come me lo spieghi un testo come quello di…
JH: …di “Angel of Death”? Non tirare fuori il testo di “Angel of Death”, te ne prego. Avevo vent’anni quando l'ho scritto!
MM: No, il fatto è che…
JH: Chiariamoci, sarà anche di cattivo gusto (dicono…), ma era pur sempre il testo di una canzone. Per noi era solo un modo per allineare le parole alla musica: pezzo estremo, testo estremo, mi sembra coerente…dovevamo forse parlare di farfalle?  
MM: Oddio, c’è una bella distanza fra le farfalle e…
JH: …Che poi mi fa ridere la gente: vive in un sistema corrotto che si basa sull’ingiustizia, sull’ineguaglianza, sullo sfruttamento, sulla morte…Per esempio, i pantaloni che stai indossando e che avrai pagato due soldi, l’hanno rammendati di sicuro dei bambini del terzo mondo! Viviamo in una fottuta società ipocrita: si volta la faccia dall'altra parte per non guardare ciò che ci dà fastidio, però poi si rompono i coglioni agli Slayer perché parlano di verità successe cinquant'anni prima! Noi siamo stati chiamati in giudizio ed abbiamo subito dei processi per roba di questo tipo, una rottura di coglioni tremenda…
MM: Ti riferisci al caso dell’uccisione di quella ragazza …
JH: Vedi, in America se sei un genitore e un giorno tuo figlio s’impicca o fa una strage, la prima cosa che ti viene in mente è di andare in camera sua e vedere che disco aveva ascoltato il giorno prima, ti rendi conto? Quel genitore non si chiede se il coglione di suo figlio ha qualche problema, magari dovuto proprio ad un’educazione sbagliata, magari proprio quell’educazione che quel genitore di merda gli ha dato! Mi ricordo che mio padre le cose non aveva bisogno di dirle due volte, non era uomo da prediche, lui: quando scopriva che avevi fatto una cazzata, ti faceva un cenno, lo seguivi nell’altra stanza e ti chiedeva solamente “fibbia o cintura”? Ed eri tu che decidevi la punizione, perché solo così potevi capire di aver fatto una cazzata! Me lo ricordo ancora, la mattina passava a fare l’ispezione in camera nostra, sentivi il rumore dei passi nel corridoio, calzava sempre degli anfibi militari, anche per stare in casa, e se non avevi rifatto il letto in modo impeccabile….mi vengono i brividi al ricordo…
MM: Certo però ci sono tanti modi per scrivere testi brutali, per esempio si può parlare di zombie …
JH: Zombie? (ride) A me i fumetti hanno sempre fatto cagare, i film dell’orrore pure, a meno che mi volessi fare due risate. Le vere atrocità non le trovi al cinema, ma nei libri di storia, sul giornale, nella pagina di cronaca nera. Stragi, maniaci, serial killer, adesso il terrorismo: ci basta la realtà per trovare ispirazione, non c’è bisogno di andare a pescare quelle cazzate fantasy o horror che vanno tanto in voga oggi…
MM: L’ultimo album degli Slayer, “Repentless”, è un concentrato di odio puro, contro tutto e tutti. L’hai ascoltato?
JH: Sinceramente no, non ho ancora avuto il tempo…
MM: Caspita! Dura quaranta minuti. Ed è uscito quattro mesi fa!?!
JH: A dirtela tutta, mi sa che nemmeno lo ascolterò…
MM: Non sei curioso?
JH: E perché dovrei esserlo? Come suonerà mai un disco degli Slayer nel 2015? Nel 2050? E non te lo dico perché mi rode o perché sono geloso…se c’ero io era la stessa identica cosa…
MM: Quindi escludi che gli Slayer potranno avere una evoluzione?
JH: Evoluzione? Sveglia, amico: non siamo nel mondo delle farfalle! Il nostro tempo l’abbiamo fatto, ora si tratta solo di difendere l’onore…
MM: Quando hai iniziato ad avere questa convinzione?
JH: Difficile dirlo, è stata una cosa progressiva, ma probabilmente la piena consapevolezza l’ho avuta dopo “Diabolus in Musica”. Si provò anche a fare l’album di cover, non avevamo più idee. O meglio, io le idee ce l’avevo anche, ma non era facile imporsi. E poi con Araya che ti vuoi mettere a fare? Non sa far altro che strillare come un dannato: questo era un nostro grosso limite, perché musicalmente c’erano dei margini di movimento. Del resto avevamo già dato, era inutile continuare a rifare “Reign in Blood”: certe cose ti vengono una volta sola nella vita. Mi sarebbe piaciuto invece andare su qualcosa di cupo, più doom, ma tanto poi c’era Tom che doveva comunque urlarci sopra ed allora tanto vale continuare a fare quello che si era sempre fatto. E poi c’erano i fan, la casa discografica, rotture di cazzo da tutte le parti. Meglio allora berci sopra e fregarsene…
MM: Hai quindi lasciato dirigere la baracca a King?
JH: Kerry ha sempre dimostrato un maggiore attaccamento agli Slayer, è più tenace di me! Io ero arrivato ad un punto che neppure i miei dischi ascoltavo: per quello c’era Kerry... Se li riascoltava a ripetizione, in macchina, a casa, poi ti chiamava nel cuore della notte per dirti, per esempio, che il mixaggio di “Divine Intervention” era una merda e tu a calmarlo…Eri al bagno, ti sedevi sulla tazza del cesso per cagare ed ecco che ti chiama dall’altra stanza tua moglie per dirti che c’è King al telefono! Ti siedi affamato in cucina davanti ad un bel panino, e squilla il telefono: è ancora King che non gli torna quel certo assolo e vuole da te un consiglio! Poi ci credo che uno di alcolizza! Ma era il prezzo da pagare per non avere tutti quegli sbattimenti che in effetti si accollava Kerry. Mi sono totalmente affidato, del resto ero in buone mani: io e lui siamo la stessa cosa! Gli Slayer hanno sempre avuto un unico chitarrista: Hanneman/King. Basta che uno dei due vi sia, poi negli Slayer ci può suonare Gary Holt, chi vuoi, anche Madre Teresa di Calcutta ci può suonare: il risultato non cambia. Togli Lombardo metti Bostaph, è la stessa cosa, basta che ci sia dentro o King o Hanneman! Per quanto mi riguarda, mi bastava di finire in fretta ed uscire di studio per non sentire più urlare Araya! 
MM: Ma ad un certo punto perderà la voce anche lui…
JH: Questa dev’essere l'ultima delle tue preoccupazioni: Araya potrà anche ammalarsi e crepare come un cane, ma l’ultima cosa che perderà sarà quella cazzo di voce, Cristo Santo! Dal primo vagito in culla all’esalazione dell’ultimo respiro, Araya urlerà, accidenti a lui! La sera andavo a letto ed avevo ancora la sua voce che mi rimbombava nella testa…
MM: E in effetti dev’essere dura avere a che fare tutto il giorno con Araya..
JH: Per l’amor di Dio, non me ne parlare. Mi ricordo di quella volta che decisi di andare a fare meditazione in un tempio buddista per liberarmi la testa da tutto quel casino. Volle venire anche Araya, pensa te. Puoi immaginare come andò a finire: dopo venti minuti ci buttarono fuori a calci in culo perché Araya aveva sbadigliato, fra poco tirava giù il soffitto…
MM: …
JH: Tu ci ridi, ma era un bel problema. Si può dire che la voce di Araya ci precedeva (nel senso che si accorgevano quando arrivavamo dal casino che faceva). Ad ogni modo, volenti o nolenti, la storia della metal estremo è passata anche dalla gola di Araya. Pensa che “Hell Awaits” nacque per via di un mal di denti di Tom…
MM: Maddai!
JH: Mentre “War Ensemble” venne fuori quella volta che Tom si dette una martellata su un dito per appendere un quadro (sostituimmo solo il titolo della canzone alla bestemmia!)… E' una cosa clamorosa: mi ricordo che ai primi tempi capitava di andare tutti a prendere una birra e gli amici ci chiedevano: "Avete un concerto importante in questi giorni? Nooo? E perché il vostro cantante si sta esercitandoooo?". Mi giro e in realtà Tom stava tranquillo al tavolo che chiacchierava. Ecco il concetto: per noi chiacchierava, per il mondo stava cantando una canzone degli Slayer! Purtroppo le due cose spesso coincidevano...
MM: Qui invece, a parte questi giorni di subbuglio, si dovrebbe stare tranquilli, no?
JH: Si, frequento gente a posto, tipo Criss Oliva o Chuck Schuldiner, un bravo ragazzo: è stato fra i primi a venirmi ad accogliere, a spiegarmi come funzionano le cose qua, mi trattava quasi con referenza; gli ho detto di stare tranquillo, che tanto qua c’è poco da fare, siamo tutti fottutamente uguali… Ogni tanto ci bevo una birra insieme a Schuldiner, mentre se voglio prendere una sbornia vado a cercare quel puzzone fetente di Baloff (ride)...
MM: Ah, perché vi permettono di ubriacarvi?
JH: In teoria no, ma in pratica…diciamo di sì…
MM: In che senso?
JH: Nel senso che si fa come dico io…
MM: Ok, chiaro, perfetto, direi che con questo per oggi è tutto, ci fanno segno che è il tempo a nostra disposizione si è concluso. Sento però che non finisce qui, Jeff, torneremo ad omaggiarti, stanne certo.
JH: Ci sentiamo…