Il 2 maggio del 2013
si spegneva nel suo letto di ospedale Jeff Hanneman. Aveva attraversato un
lungo periodo di malattia e già da due anni non era più in grado di lavorare
con gli Slayer, i quali decisero infine di continuare ad esistere, prima
rimpiazzandolo con Gary Holt degli Exodus e poi rilasciando “Repentless”,
il primo album senza il suo apporto.
Hanneman è stato uno dei musicisti più influenti del metal ed andarlo ad
incontrare a sud del Paradiso è stato per noi un grandissimo onore,
nonché una preziosa occasione per capire come se la passa il biondo chitarrista.
MM: Ciao Jeff, ci è stato
permesso di intrattenerci qualche minuto con te, sei disponibile per farti una
chiacchierata con noi?
JH: Purché sia una cosa veloce,
oggi ho un mal di testa da cani…
MM: In effetti c’è una grande
confusione da queste parti, è sempre così?
JH: No, generalmente la
situazione è più tranquilla, ma sono giorni particolari: è da poco arrivato
Lemmy ed ogni giorno c’è una folla di gente che lo vuole incontrare, parlare
con lui, farsi i selfie e cazzate del genere...
MM: Hai avuto modo di
parlarci direttamente?
JH: Non ancora, aspetto che
la situazione si tranquillizzi. Ma non scalpito: per quanto mi riguarda Lemmy
può anche aspettare…
MM: Ma non è stato un mito
per te?
JH: Non esattamente, la mia
formazione è un’altra: io mi sono sempre rifatto ad altri, ai vari Exploited,
Dead Kennedys, Black Flag, Minor Threat, gente che spaccava il culo per
davvero…
MM: Non che i Motorhead scherzassero…
JH: Ti dirò, li ho sempre
trovati troppo accomodanti, fuori dalla realtà: moto, alcool, donne, vita da
rock’n’roll, mentre io ho sempre guardato alla violenza, alla merda che c’è nel
mondo, che c’è nell’uomo. Guerre, genocidi…
MM: …Nazismo…
JH: Si, anche il nazismo, c’è
forse qualche problema?
MM: Beh, magari ci puoi dire
qualcosa di più per chiarire la tua posizione?
JH: Che c’è da chiarire? Se
mi chiedi se sono nazista, la risposta è no!
MM: Come mai allora l’attrazione
verso quelle tematiche?
JH: Mio padre ha combattuto
nella seconda guerra mondiale, i miei fratelli sono reduci dal Vietnam, ci sono
nato e cresciuto nella guerra! In un certo senso, suonare la musica degli
Slayer è stato come sentirmi al livello di mio padre, dei miei fratelli: sono
l’unico che in famiglia non ha imbracciato un fucile per difendere la patria, per
combattere il nemico, ed allora, visto che non sono mai stato in guerra, la
guerra ho deciso di farla con la musica! Per il resto la politica non mi ha mai
interessato più di tanto…
MM: Però hai sostenuto
pubblicamente l’amministrazione Bush…
JH: Bush è un coglione, se
l’ho votato è perché stava da quella parte, la mia parte. Cerco solo di
difendere i valori che la mia famiglia mi ha trasmesso…
MM: Però mi pare che la tua
visione vada un po’ oltre il cauto conservatorismo…per esempio, come me lo
spieghi un testo come quello di…
JH: …di “Angel of Death”? Non tirare fuori il testo di “Angel of Death”, te ne prego. Avevo
vent’anni quando l'ho scritto!
MM: No, il fatto è che…
JH: Chiariamoci, sarà anche
di cattivo gusto (dicono…), ma era pur sempre il testo di una canzone. Per noi
era solo un modo per allineare le parole alla musica: pezzo estremo, testo
estremo, mi sembra coerente…dovevamo forse parlare di farfalle?
MM: Oddio, c’è una bella
distanza fra le farfalle e…
JH: …Che poi mi fa ridere la
gente: vive in un sistema corrotto che si basa sull’ingiustizia, sull’ineguaglianza, sullo sfruttamento, sulla morte…Per esempio, i pantaloni che
stai indossando e che avrai pagato due soldi, l’hanno rammendati di sicuro dei
bambini del terzo mondo! Viviamo in una fottuta società ipocrita: si volta la faccia dall'altra parte per non guardare ciò che ci dà fastidio, però poi si rompono i coglioni agli Slayer perché parlano di verità successe cinquant'anni prima! Noi siamo stati chiamati in giudizio ed abbiamo subito dei processi per roba di questo
tipo, una rottura di coglioni tremenda…
MM: Ti riferisci al caso
dell’uccisione di quella ragazza …
JH: Vedi, in America se sei
un genitore e un giorno tuo figlio s’impicca o fa una strage, la prima cosa che
ti viene in mente è di andare in camera sua e vedere che disco aveva ascoltato
il giorno prima, ti rendi conto? Quel genitore non si chiede se il coglione di
suo figlio ha qualche problema, magari dovuto proprio ad un’educazione
sbagliata, magari proprio quell’educazione che quel genitore di merda gli ha
dato! Mi ricordo che mio padre le cose non aveva bisogno di dirle due volte, non
era uomo da prediche, lui: quando scopriva che avevi fatto una cazzata, ti
faceva un cenno, lo seguivi nell’altra stanza e ti chiedeva solamente “fibbia o
cintura”? Ed eri tu che decidevi la punizione, perché solo così potevi capire di
aver fatto una cazzata! Me lo ricordo ancora, la mattina passava a fare
l’ispezione in camera nostra, sentivi il rumore dei passi nel corridoio,
calzava sempre degli anfibi militari, anche per stare in casa, e se non avevi
rifatto il letto in modo impeccabile….mi vengono i brividi al ricordo…
MM: Certo però ci sono tanti
modi per scrivere testi brutali, per esempio si può parlare di zombie …
JH: Zombie? (ride) A me i
fumetti hanno sempre fatto cagare, i film dell’orrore pure, a meno che mi
volessi fare due risate. Le vere atrocità non le trovi al cinema, ma nei libri
di storia, sul giornale, nella pagina di cronaca nera. Stragi, maniaci, serial
killer, adesso il terrorismo: ci basta la realtà per trovare ispirazione, non
c’è bisogno di andare a pescare quelle cazzate fantasy o horror che vanno tanto
in voga oggi…
MM: L’ultimo album degli
Slayer, “Repentless”, è un concentrato di odio puro, contro tutto e tutti. L’hai ascoltato?
JH: Sinceramente no, non ho
ancora avuto il tempo…
MM: Caspita! Dura quaranta
minuti. Ed è uscito quattro mesi fa!?!
JH: A dirtela tutta, mi sa
che nemmeno lo ascolterò…
MM: Non sei curioso?
JH: E perché dovrei esserlo?
Come suonerà mai un disco degli Slayer nel 2015? Nel 2050? E non te lo dico
perché mi rode o perché sono geloso…se c’ero io era la stessa identica cosa…
MM: Quindi escludi che gli
Slayer potranno avere una evoluzione?
JH: Evoluzione? Sveglia,
amico: non siamo nel mondo delle farfalle! Il nostro tempo l’abbiamo fatto, ora
si tratta solo di difendere l’onore…
MM: Quando hai iniziato ad
avere questa convinzione?
JH: Difficile dirlo, è stata
una cosa progressiva, ma probabilmente la piena consapevolezza l’ho avuta dopo
“Diabolus in Musica”. Si provò anche a fare l’album di cover, non avevamo più
idee. O meglio, io le idee ce l’avevo anche, ma non era facile imporsi. E poi
con Araya che ti vuoi mettere a fare? Non sa far altro che strillare come un
dannato: questo era un nostro grosso limite, perché musicalmente c’erano dei
margini di movimento. Del resto avevamo già dato, era inutile continuare a
rifare “Reign in Blood”: certe cose ti vengono una volta sola nella vita. Mi
sarebbe piaciuto invece andare su qualcosa di cupo, più doom, ma tanto poi
c’era Tom che doveva comunque urlarci sopra ed allora tanto vale continuare a
fare quello che si era sempre fatto. E poi c’erano i fan, la casa discografica, rotture
di cazzo da tutte le parti. Meglio allora berci sopra e fregarsene…
MM: Hai quindi lasciato
dirigere la baracca a King?
JH: Kerry ha sempre dimostrato un maggiore attaccamento agli Slayer, è
più tenace di me! Io ero arrivato ad un punto che neppure i miei dischi ascoltavo: per quello c’era Kerry... Se li riascoltava a ripetizione, in
macchina, a casa, poi ti chiamava nel cuore della notte per dirti, per esempio,
che il mixaggio di “Divine Intervention” era una merda e tu a calmarlo…Eri al bagno, ti sedevi sulla tazza del cesso per cagare ed ecco che ti chiama dall’altra stanza tua moglie per dirti che c’è King
al telefono! Ti siedi affamato in cucina davanti ad un bel panino, e squilla il
telefono: è ancora King che non gli torna quel certo assolo e vuole da te un
consiglio! Poi ci credo che uno di alcolizza! Ma era il prezzo da pagare per
non avere tutti quegli sbattimenti che in effetti si accollava Kerry. Mi sono
totalmente affidato, del resto ero in buone mani: io e lui siamo la stessa cosa! Gli Slayer hanno sempre
avuto un unico chitarrista: Hanneman/King. Basta che uno dei due vi sia, poi
negli Slayer ci può suonare Gary Holt, chi vuoi, anche Madre Teresa di Calcutta
ci può suonare: il risultato non cambia. Togli Lombardo metti Bostaph, è la
stessa cosa, basta che ci sia dentro o King o Hanneman! Per quanto mi riguarda, mi
bastava di finire in fretta ed uscire di studio per non sentire più urlare
Araya!
MM: Ma ad un certo punto
perderà la voce anche lui…
JH: Questa dev’essere l'ultima delle tue preoccupazioni: Araya potrà anche ammalarsi e crepare come un cane,
ma l’ultima cosa che perderà sarà quella cazzo di voce, Cristo Santo! Dal primo
vagito in culla all’esalazione dell’ultimo respiro, Araya urlerà, accidenti a
lui! La sera andavo a letto ed avevo ancora la sua voce che mi rimbombava nella
testa…
MM: E in effetti dev’essere
dura avere a che fare tutto il giorno con Araya..
JH: Per l’amor di Dio, non me
ne parlare. Mi ricordo di quella volta che decisi di andare a fare meditazione
in un tempio buddista per liberarmi la testa da tutto quel casino. Volle venire
anche Araya, pensa te. Puoi immaginare come andò a finire: dopo venti minuti ci
buttarono fuori a calci in culo perché Araya aveva sbadigliato, fra poco tirava
giù il soffitto…
MM: …
JH: Tu ci ridi, ma era un bel
problema. Si può dire che la voce di Araya ci precedeva (nel senso che si accorgevano quando arrivavamo dal casino che faceva). Ad ogni modo, volenti o nolenti, la storia della metal estremo è
passata anche dalla gola di Araya. Pensa che “Hell Awaits” nacque per via di un
mal di denti di Tom…
MM: Maddai!
JH: Mentre “War Ensemble”
venne fuori quella volta che Tom si dette una martellata su un dito per
appendere un quadro (sostituimmo solo il titolo della canzone alla bestemmia!)… E' una cosa clamorosa: mi ricordo che ai primi tempi capitava di andare tutti a prendere una birra e gli amici ci chiedevano: "Avete un concerto importante in questi giorni? Nooo? E perché il vostro cantante si sta esercitandoooo?". Mi giro e in realtà Tom stava tranquillo al tavolo che chiacchierava. Ecco il concetto: per noi chiacchierava, per il mondo stava cantando una canzone degli Slayer! Purtroppo le due cose spesso coincidevano...
MM: Qui invece, a parte
questi giorni di subbuglio, si dovrebbe stare tranquilli, no?
JH: Si, frequento gente a
posto, tipo Criss Oliva o Chuck Schuldiner, un bravo ragazzo: è stato fra i
primi a venirmi ad accogliere, a spiegarmi come funzionano le cose qua, mi
trattava quasi con referenza; gli ho detto di stare tranquillo, che tanto qua
c’è poco da fare, siamo tutti fottutamente uguali… Ogni tanto ci bevo una birra
insieme a Schuldiner, mentre se voglio prendere una sbornia vado a cercare quel
puzzone fetente di Baloff (ride)...
MM: Ah, perché vi permettono
di ubriacarvi?
JH: In teoria no, ma in
pratica…diciamo di sì…
MM: In che senso?
JH: Nel senso che si fa come
dico io…
MM: Ok, chiaro, perfetto, direi
che con questo per oggi è tutto, ci fanno segno che è il tempo a nostra
disposizione si è concluso. Sento però che non finisce qui, Jeff, torneremo ad
omaggiarti, stanne certo.
JH: Ci sentiamo…