10 mag 2016

RECENSIONE: SATYRICON "REBEL EXTRAVAGANZA"


Se dovessi indicare il disco più sottovalutato ed influente della scena successiva al black metal della prima era, indicherei "Rebel Extravaganza" dei Satyricon. Molti fans del gruppo non lo apprezzarono e, anche per il deciso cambiamento sonoro, viene considerato un flop ma lo considero uno degli apici della loro carriera. 

Nel 1999 i Satyricon erano tra i paladini del black metal norvegese, da qualche anno infatti era uscito il loro capolavoro formale "Nemesis Divina" e avevano raggiunto lo status di band di punta della scena.

La spia del cambiamento nella musica estrema, soprattutto in ambito black metal norvegese, sono gli EP. Chiedere agli Ulver che, grazie ad una serie di sperimentazioni tarate sulla breve distanza, hanno rivoluzionato il loro indirizzo artistico. Non di una rivoluzione così evidente si tratta per i Satyricon, ma già dal minicd "Intermezzo II" si capisce che la rotta sta virando notevolmente in ambito industriale e claustrofobico.

La copertina di "Rebel Extravaganza" è già un segnale inedito, spariscono infatti le armature medievali e appaiono i nostri due loschi figuri come se ci stessero chiamando ad una rissa. Satyr sembra un meccanico incazzato perché nel suo garage si è rotta la coppa dell'olio, mentre sullo sfondo Frost ci minaccia con l'aria del malato mentale che trovi in strada di notte per spaccarti la faccia.
Addio foreste, vichinghi o madre terra nordica, qui c'è un fight club di disagiati pieno di odio, tanto che Satyr a vederlo bene potrebbe essere anche scambiato per un membro dei Prodigy. Tutta l'iconografia cambia radicalmente, ci immergiamo in uno stile metropolitano e periferico.

La musica è ripetitiva, elettrica e cupa. Contiene poco o niente di canonico black norvegese, ma invade i campi post metal e sconfina in momenti acidi al limite tra il thrash dei Coroner e il black 'n' roll. Io che non sono mai stato un amante di questo lato estremo che sfocia nel cosiddetto black 'n' roll, devo qui ammettere che il contesto industriale diventa habitat ideale per alcuni passaggi heavy vecchio stampo.

Normale che il mondo black metal si aspettasse altro dai Satyricon nel 1999, ma oggi a distanza di quasi venti anni è il disco più attuale e brillante del gruppo. Successivamente proveranno a muoversi a metà tra queste due anime, tornando indietro su alcuni passi avanguardisti e concedendo al pubblico un approccio più canonico. Un vero peccato perché molte intuizioni che gli Enslaved e Ihsahn svilupperanno successivamente sono, almeno in parte embrionale, già contenute in questo album. La violenza elettrica e la marcia sporcizia di questo disco ci introduce in un mondo nuovo, fatto di vermi nel cemento che influenzerà numerose band dagli Slipknot agli Agalloch.

La voce effettata di Satyr scorre tagliente su sottofondi violenti e lugubri, ma c'è sempre qualche momento groovy ad aiutarci nella digestione dei 64 minuti del disco. L'iniziale "Tied in Bronze Chains" e la conclusiva "The Scorn Torrent" sono paradigmatiche di questo nuovo ideale, anche se molti furono affrettati e sottovalutarono il disco.
La critica era scettica, ma non io e per questo vado fiero di riconoscere a "Rebel Extravaganza" lo status di primo capolavoro post metal (anche perché con quel ghigno malefico non vorrei far incazzare Satyr nda)!

Voto: 8.5
Canzone top: "The Scorn Torrent"
Momento top: i cambi di ritmo continui in "Tied in Bronze Chains"
Canzone flop: "Rhapsody in Filth"
Anno: 1999
10 canzoni, 64 minuti
Etichetta: Nuclear Blast