29 lug 2016

METAL SOTTO L'OMBRELLONE: I CONSIGLI PER L'ESTATE DI METAL MIRROR!



Estate: fa caldo, le agognate ferie si profilano all'orizzonte e il metal come sempre è a farci compagnia. Il metal: il metal non ha stagioni, perché le emozioni che esso ci porta vanno oltre il caldo e il freddo, la pioggia e il sole, la nebbia e la grandine.

Al di là di questo, c'è però da aggiungere che il metal, in generale, tende a privilegiare il brutto tempo, vuoi per le atmosfere gotiche, decadenti o addirittura macabre di certe (molte) sue estrinsecazioni, vuoi per la durezza dei suoni che, coerentemente, non sono molto funzionali a temi estivi, come spiagge, snorkeling e divertimenti vari. Non a caso, nel momento stesso in cui il metal nasceva ufficialmente, ossia con l'irruzione del primo importante riff di Tony Iommi all’inizio del primo album dei Black Sabbath, in sottofondo c'era lo scrosciar della pioggia e non il canto delle cicale…

Metal Mirror, non curante di queste difficoltà, ha selezionato per voi una serie di titoli che potranno scandire la giornata-tipo delle vostre vacanze.

Ore 8:00 Per quelli che non amano poltrire fino a mezzogiorno e magari desiderano testare la quiete delle prime ore del mattino, consigliamo gli Anathema di "We're Here Because We're Here": un album luminoso, fresco, rigenerante. Laddove i pensieri della notte devono ancora essere fugati, ci sembrano ideali le soffuse ballate dei fratelli Cavanagh, qua e là venate di quel prog elegante che probabilmente fiorisce sotto l'influenza del produttore Steven Wilson. Gli inglesi si riaffacciarono sul mercato discografico dopo sei anni di silenzio con il loro album della rinascita, e di vera rinascita si parlerà anche per voi: un nuovo giorno è nato, brioche, burro e marmellata sono sul tavolo che vi aspettano, magari su una veranda da cui si intravede in lontananza il mare. C'è malinconia in queste note, ma anche luce: è questo probabilmente un album più primaverile che estivo, ma del resto, non è forse ogni mattino nel suo piccolo una primavera?

Ore 9:00 Non abitate lontano dal mare, ci potete arrivare comodamente in bici o persino a piedi: appena usciti di casa già lo potete intravedere. Sarà per via della bella copertina che decidiamo di accompagnare la prima visione della distesa d'acqua con "Falling into Infinity" dei Dream Theater. Siamo fra quelli che ritengono il quarto full-lenght del Teatro del Sogno un mezzo passo falso, ma del resto l'estate serve anche a questo: rivalutare album poco riusciti che nel relax del "niente fare" possono trovare la loro ragion d'essere. E questo potrebbe essere il caso del più sfortunato parto discografico dei DT, mai accettato fino in fondo dai loro fan, ma che, con le sue ambientazioni soft ed ariose, può riservare qualche piacevole sorpresa se ascoltato con la giusta distrazione in una spiaggia ancora semideserta.

Ore 10:00 Rassegna stampa con King Diamond. Risuonano nelle vostre orecchie i passaggi farraginosi di "Cospiracy", mentre davanti a voi si dispiegano almeno cinque testate giornalistiche ed altrettante riviste, con l'immancabile Settimana Enigmistica a troneggiare al centro: d'estate non succede nulla, ma vogliamo comunque rimanere informati. Ma che c'azzecca, vi chiederete, con il mare, con l'estate, con voi in spiaggia, un concept a sfondo horror con tanto di fantasmi, demoni e complotti? Probabilmente nulla, ma è un'esperienza che tutti, almeno una volta nella vita, devono vivere quella di accomodarsi su una sedia a sdraio con un bel paesaggio di mare sullo sfondo ascoltando "Sleepless Nights", con le sue chitarrine balneari e il falsetto spiritato del Re Diamante.

Ore 11:00 Il sole inizia a picchiare, c'è bisogno di un bel bagno e ci vengono in soccorso gli Ocean con un album che sembra fatto apposta per noi, "Pelagial", suite unica di cinquanta minuti che, fra progressive e post-metal, va a descrivere le sensazioni che si provano nel calarsi nelle profondità oceaniche.

Se il mare è mosso di brutto, è invece consigliabile avventurarsi con i Mastodon nel loro masterpiece "Leviathan", bel concept sulla caccia al cetaceo più famoso del mondo, Moby Dick. Ma al di là della tematica "marinara", anche l'ascolto del platter si presta alla stagione estiva: il secondo album dei Mastodon, a metà strada fra Neurosis, Metallica, Iron Maiden e Rush, con il suo dinamismo, la sua potenza, le sue melodie e le sue mille trovate, suona incredibilmente fresco ed effervescente, ancora oggi dopo dieci anni dalla sua uscita.

Se invece il mare è proprio di merda, e magari preferiamo guardarlo dalla spiaggia piuttosto che affrontarlo direttamente, allora l'album che farà al caso nostro è un altro: "The Call of the Wretcked Sea", incredibile debutto degli Ahab. I tedeschi ci continuano a parlare della Balena Bianca, ma lo fanno con il linguaggio del funeral doom. Growl profondo e rantolante, chitarre pesanti tonnellate e tempi sfinenti come il genere esige: niente di nuovo sotto il sole, ma con fantasia, gusto per il dettaglio e una bella dose di epicità, i quattro teutonici rendono digeribile anche il genere più ostico del mondo. E se certo non è questa la musica che ascolterete alla radio del chiosco sulla spiaggia, di certo può essere una insolita colonna sonora per la vostra estate.

A questi tuffi ristoratori (perché la situazione si è fatta torrida!) è bene alternare dei provvidenziali bagni di sole. E quale migliore album per abbronzarsi se non uno che si intitola "Sunbather"? Gli autori di questo lavoro sono gli americani Deafheaven, gruppo rivelazione di un paio di stagioni fa in materia di blackgaze. Dunque anche il black metal sa essere estivo? Essi ce lo dimostrano con una bella copertina tutta rosa ed un sound luminoso, luccicante, accecante che nasce dall'unione/scontro fra black metal e shoegaze. Ma scordatevi le carezze degli Alcest, perché la band di Kerry McCoy ci va giù duro, non temendo di tenere il piede sull'acceleratore e di trascinarci in un maelstrom elettrico di una certa imponenza, dove lo screaming micidiale di George Clarck non fa sconti.

Ridendo e scherzando, fra bagnasciuga e tintarella (una fase transitoria che decidiamo di affrontare con i Novembre di "Wish I Could Dream It Again" (lo sappiamo, è un paradosso tirare in ballo d'estate una band che si chiama Novembre, ma i romani, fra vecchie navi abbandonate, atmosfere mediterranee, pizzicati di chitarra acustica e il suono ipnotico del rifrangersi delle onde, ci immergono in una autentica dimensione da sogno; e noi, in un mesto dormiveglia, non potemmo che sussurrare: “E' come impazzire...in un mare dorato...") fra bagnasciuga e tintarella, si diceva, si sono fatte le 13:00, con il sole bello alto nel cielo e i suoi raggi che cadono perpendicolarmente sulla nostra testa.

Potremmo andare all'ombra del portico di uno squallido bar a mangiarci la nostra triste insalatona, ma le famiglie sedute ai tavoli di plastica ci mettono angoscia, le vecchie in costume ci fanno schifo e i bambini che schiamazzano proprio non li sopportiamo, per questo preferiamo rimanere nell'ombra parziale e deficitaria di un ombrellone del discount sottoposti alle esalazioni radioattive della sabbia rovente… a soffrire. L'unico modo per sopportare tutto ciò è gestire la situazione da professionisti, per questo è necessario dispiegare energie e disporre i migliori giocatori in campo. I Kyuss di "Welcome to Sky Valley" sono indubbiamente i campioni dello stoner desertico, per questo sono perfetti per affrontare le ore più difficili della nostra giornata al mare. Riff polverosi, passaggi lisergici, piatti schiaffeggiati con violenza e la grinta vocale di John Garcia: grazie a tutto questo affrontiamo il primo pomeriggio con il rigore e la compostezza di un cactus su cui ha appena pisciato sopra un coyote. Ma non c'è solo sabbia, rocce rosse arse dal sole e fatiscenti distributori di gasolio abbandonati nel niente: c'è una vera "mistica" del deserto”, una sacralità che è palpabile in ogni singola nota riversata nell'amplificatore dalla chitarra portentosa di Josh Homme. E, cullati dalle ipnotiche carezze acustiche di "Space Cadet", non neghiamo di esser piacevolmente scivolati nelle braccia di Morfeo

Saliamo un poco di latitudine, senza scendere di temperatura, e osserviamo il testimone che scivola nelle forti braccia dei Pantera di "The Great Southern Trendkill" (un titolo, un programma). Dopo i fasti di "Vulgar Display of Power" e "Far Beyond Driven", i Nostri si distanziarono dal sound che li aveva resi celebri, avviandosi lungo le vie fangose dello sludge. Le proiezioni sabbathiane, da sempre elementi fondanti del Pantera-sound, prendono il sopravvento sporcando ed intossicando il tutto in linea con quelle tentazioni che erano già state evidenziate da Phil Anselmo l'anno precedente con il debutto dei Down. Dall'attacco violentissimo e senza compromessi della title-track, ai fraseggi acustici di "Suicide Note P. 1", tutto il platter porta con sé quel sapore e quel sudore sudista che ben si confà con la situazione che stiamo vivendo. Anche se dobbiamo ammettere che c'è un po' di masochismo in questa nostra scelta, visto che "The Great Southern Trendkill" ci porta ben poco ristoro, essendo esso, metaforicamente parlando, come una manciata di sabbia nella nostra bocca arsa dalla calura insopportabile del primo pomeriggio.

I prossimi professionisti del caldo a cui ci rivolgiamo sono i Sepultura di "Roots", che abbiamo avuto modo di celebrare nei giorni scorsi per il ventennale della sua uscita. Che dire, fa sempre caldo, ma i ritmi tribali e gli inserti etnici ci evocano la vegetazione dell'Amazzonia, che è un miraggio a cui ci aggrappiamo con piacere. E comunque l'energia dei quattro brasileri non ci dispiace affatto, ci aiuta ad emergere dalla catalessi mano a mano che i minuti trascorrono e il sole lentamente compie la sua volta discendente nel cielo blu.

Ore 17:00 Così cara ci è questa sosta fra le fresche frasche, che decidiamo di rimanere in Brasile con gli amici Angra del loro capolavoro "Holy Land". Se i collegamenti con le atmosfere dei loro connazionali non mancano, non è un’offesa ai fratelli Cavalera sostenere che il power metal dei carioca lo digeriamo meglio, almeno a questo punto della giornata: "Holy Land" è un album ispirato, colorato, ricco di melodie azzeccate e di soluzioni che lo rendono ancora oggi fresco e delizioso al palato, come il Calippo che abbiamo deciso di acquistare dal venditore ambulante. Continuare a dire quanto è bravo Matos dietro al microfono è cosa oziosa, ma soprattutto c'è da precisare che gli Angra non sono il loro cantante, ma un ensemble affiatato capace di fare cose impensabili con una disinvoltura che ha del paranormale. E un brano come "Caroline IV" è lì a dimostrarlo in tutti i suoi dieci spettacolari minuti.

Ore 18:00 Inizia a tirare una certa brezza, la spiaggia si è liberata almeno da quelle maledette famiglie che tanto disagio ci arrecano a vista e a udito, e l'estate ci inizia a mostrare il suo lato migliore. Sentiamo la vita che inizia a pulsare nuovamente nelle vene, per questo ci vuole l'energia di Wino e dei suoi Spirit Caravan. Sfortunato progettaccio di stoner nato all'ombra di Obsessed e Saint Vitus, e conclusosi, dopo solo due album e qualche Ep, nel 2002 (pare però che dal 2014 esso abbia ripreso vita), è invero uno scrigno di ottima musica, a metà strada fra doom sabbathiano e southern rock. Noi per l'occasione siamo andati a "rispolverare" il doppio "The Last Embrace" che raccoglie più o meno tutto il materiale rilasciato dai Nostri nella loro breve carriera. Mentre li ascoltiamo avremo l'impressione di essere comodamente seduti sul sedile di una luccicante harley-davidson, sfreccianti lungo le highway infuocate della West Coast: poco male se invece ci desteremo sul nostro materassino incantati dalla vista del mare calmo, magari con una sigaretta o una birra a farci compagnia. Sono quei momenti che uno vorrebbe durassero all'infinito, ma siamo grandi e sappiamo che purtroppo il principio di fantasia deve essere bilanciato con quello della realtà. E poi, sinceramente, ci siamo un po' rotti le palle di stare in spiaggia a non fare un cazzo.

Ore 20:00 Ci si avvia verso casa: cosa c'è di meglio se non la suadente voce di Anneke Van Giersbergen? I Gathering con "If Then Else" ribadivano la loro volontà di allontanarsi dal metal e così, dopo un'opera onirica e dalle atmosfere spaziali quale era stato il doppio "How to Measure a Planet?", gli olandesi ci ribadirono con un altro album "soffice", ma con qualche chitarra in più a flirtare con lo stoner: il risultato è un mix riuscito fra rock e cantautorato, con un pizzico di elettronica che non guasta. Un lavoro scorrevole, orecchiabile, a tratti forse sempliciotto, ma continuamente illuminato, anche nei "passaggi a vuoto", dalla voce della divina Anneke.

Ore 21:00 Forse è un po' tardi ma volete concedervi un aperitivo, del resto siete in vacanza. A regola quello dell’aperitivo è un momento sociale e la musica non dovrebbe incastrarci nulla, ma noi vogliamo postulare che voi, come noi, siate degli inguaribili misantropi e che dunque preferiate fare un salto al mini-market della zona e comprarvi una bella bottiglia di vino rosso, un pacchetto di patatine fritte alla cipolla e pepe nero ed una secchiata di olive. E tornarvene mestamente a casa. Se anche in quei momenti di miseria esistenziale volete mantenere un po' di giustezza, invece di cedere alla tentazione e mettervi di sottofondo "In Cauda Semper Stat Venenum" dei Jacula (sia sempre lodato il Bartoccetti, pure d'estate), opterete per il sempre giustissimo "PerditionCity" degli Ulver, scelta forse scontata ma doverosa. E mentre l'ebbrezza dell'alcol sale alla testa e giunge fino alle punta delle dita, ancora secche di salsedine, concorderete con noi che non vi è musica migliore per ritemprarvi: il sax di "Lost in Moments", il piano jazzato di "Porn Piece or The Scars of Cold Kisses", le vocalità oblique di Garm in "Nowhere/Catastrophe" sono una vera toccasana per la vostra mente e le vostre membra stanche.

Ore 22:00 Vi siete docciati e vi siete ripresi dal molesto aperitivo, che alla fine ha sostituito la cena. La doccia vi ha completamente rigenerato ed adesso siete nuovamente in veranda, con un bel caffè fumante davanti a voi e il cervello che saltella piacevolmente da un punto di riflessione ad un altro. Le ombre si sono allungate fino a prendere il sopravvento su tutto, le prime stelle sono comparse nel firmamento e nel vostro lettore girano lentamente gli Om, un album qualsiasi degli Om, "Advaitic Songs" per l'esattezza. Un bel cannone ci starebbe come il cacio sui maccheroni, ma senza istigare nessuno all'utilizzo di sostanze illegali, vi scongiuriamo di accendervi almeno una sigaretta, versarvi un amaro e godervi il momento, con il basso di Al Cisneros a massaggiarvi le tempie e le suadenti ambientazioni mediorientali dei cinque lunghi brani del platter a condurvi in fantastici mondi esotici. Come disse qualcuno "Cisneros è uno stato mentale" e la sua musica vi condurrà dolcemente, attraverso mistiche visioni, verso la pace spirituale.

Ore 23:00 Il mood ci piace e vogliamo conservarlo, per questo tiriamo fuori dalla valigia "Wolfheart" dei Moonspell. Il gothic metal dei lusitani, ricco di atmosfere degne de "La Mille e una Notte" è l'ideale continuazione per voi, adesso che le tenebre dominano e il cielo è stellato. E voi siete tronfi nel vostro vile accappatoio su una poltrona di vimini come un sultano sul suo trono. "Wolfshade", "Vampiria", "An Erotic Alchemy", "Tebraruna", "Alma Matter" le cantate tutte ad alta voce, incuranti dei vicini, e siete felici.

La giornata volge così al suo termine: a mezzanotte scatta l'ora di Cenerentola, che per voi equivale a Rob Halford. Per la notte c'è bisogno di rockeggiare duro, ma soprattutto c'è bisogno di "Living After Midnight", che potete trovare comodamente nel masterpiece priestiano "British Steel", che certo non ha bisogno di presentazioni e che, converrete, è il miglior sigillo che la vostra lunga giornata di riposo e svago può pretendere.

Buona vacanze a tutti da Metal Mirror!