Estate: fa caldo, le agognate ferie si profilano
all'orizzonte e il metal come sempre è a farci compagnia. Il metal: il
metal non ha stagioni, perché le emozioni che esso ci porta vanno oltre il
caldo e il freddo, la pioggia e il sole, la nebbia e la grandine.
Al di là di questo, c'è però da aggiungere che il metal, in
generale, tende a privilegiare il brutto tempo, vuoi per le atmosfere gotiche,
decadenti o addirittura macabre di certe (molte) sue estrinsecazioni, vuoi per
la durezza dei suoni che, coerentemente, non sono molto funzionali a temi
estivi, come spiagge, snorkeling e divertimenti vari. Non a caso, nel
momento stesso in cui il metal nasceva ufficialmente, ossia con l'irruzione del
primo importante riff di Tony Iommi all’inizio del primo album dei
Black Sabbath, in sottofondo c'era lo scrosciar della pioggia e non il
canto delle cicale…
Metal Mirror, non curante di queste difficoltà, ha
selezionato per voi una serie di titoli che potranno scandire la giornata-tipo
delle vostre vacanze.
Ore 8:00 Per quelli che non amano poltrire fino a
mezzogiorno e magari desiderano testare la quiete delle prime ore del mattino,
consigliamo gli Anathema di "We're Here Because We're Here":
un album luminoso, fresco, rigenerante. Laddove i pensieri della notte devono
ancora essere fugati, ci sembrano ideali le soffuse ballate dei fratelli
Cavanagh, qua e là venate di quel prog elegante che probabilmente
fiorisce sotto l'influenza del produttore Steven Wilson. Gli inglesi si
riaffacciarono sul mercato discografico dopo sei anni di silenzio con il loro album
della rinascita, e di vera rinascita si parlerà anche per voi: un nuovo
giorno è nato, brioche, burro e marmellata sono sul tavolo che vi
aspettano, magari su una veranda da cui si intravede in lontananza il mare. C'è
malinconia in queste note, ma anche luce: è questo probabilmente un album più
primaverile che estivo, ma del resto, non è forse ogni mattino nel suo
piccolo una primavera?
Ore 9:00 Non abitate lontano dal mare, ci potete
arrivare comodamente in bici o persino a piedi: appena usciti di casa già lo potete
intravedere. Sarà per via della bella copertina che decidiamo di accompagnare
la prima visione della distesa d'acqua con "Falling into Infinity"
dei Dream Theater. Siamo fra quelli che ritengono il quarto full-lenght
del Teatro del Sogno un mezzo passo falso, ma del resto l'estate serve
anche a questo: rivalutare album poco riusciti che nel relax del
"niente fare" possono trovare la loro ragion d'essere. E questo
potrebbe essere il caso del più sfortunato parto discografico dei DT, mai
accettato fino in fondo dai loro fan, ma che, con le sue ambientazioni soft ed
ariose, può riservare qualche piacevole sorpresa se ascoltato con la giusta
distrazione in una spiaggia ancora semideserta.
Ore 10:00 Rassegna stampa con King Diamond.
Risuonano nelle vostre orecchie i passaggi farraginosi di "Cospiracy",
mentre davanti a voi si dispiegano almeno cinque testate giornalistiche ed
altrettante riviste, con l'immancabile Settimana Enigmistica a troneggiare al centro:
d'estate non succede nulla, ma vogliamo comunque rimanere informati. Ma che
c'azzecca, vi chiederete, con il mare, con l'estate, con voi in spiaggia, un
concept a sfondo horror con tanto di fantasmi, demoni e complotti?
Probabilmente nulla, ma è un'esperienza che tutti, almeno una volta nella vita,
devono vivere quella di accomodarsi su una sedia a sdraio con un bel paesaggio
di mare sullo sfondo ascoltando "Sleepless Nights", con le sue
chitarrine balneari e il falsetto spiritato del Re Diamante.
Ore 11:00 Il sole inizia a picchiare, c'è bisogno di
un bel bagno e ci vengono in soccorso gli Ocean con un album che sembra
fatto apposta per noi, "Pelagial", suite unica di
cinquanta minuti che, fra progressive e post-metal, va a
descrivere le sensazioni che si provano nel calarsi nelle profondità oceaniche.
Se il mare è mosso di brutto, è invece consigliabile
avventurarsi con i Mastodon nel loro masterpiece "Leviathan",
bel concept sulla caccia al cetaceo più famoso del mondo, Moby Dick.
Ma al di là della tematica "marinara", anche l'ascolto del platter
si presta alla stagione estiva: il secondo album dei Mastodon, a metà strada
fra Neurosis, Metallica, Iron Maiden e Rush, con il
suo dinamismo, la sua potenza, le sue melodie e le sue mille trovate, suona
incredibilmente fresco ed effervescente, ancora oggi dopo dieci anni dalla sua
uscita.
Se invece il mare è proprio di merda, e magari preferiamo
guardarlo dalla spiaggia piuttosto che affrontarlo direttamente, allora l'album
che farà al caso nostro è un altro: "The Call of the Wretcked Sea",
incredibile debutto degli Ahab. I tedeschi ci continuano a
parlare della Balena Bianca, ma lo fanno con il linguaggio del funeral
doom. Growl profondo e rantolante, chitarre pesanti tonnellate e
tempi sfinenti come il genere esige: niente di nuovo sotto il sole, ma con
fantasia, gusto per il dettaglio e una bella dose di epicità, i quattro
teutonici rendono digeribile anche il genere più ostico del mondo. E se certo
non è questa la musica che ascolterete alla radio del chiosco sulla spiaggia,
di certo può essere una insolita colonna sonora per la vostra estate.
A questi tuffi ristoratori (perché la situazione si è fatta
torrida!) è bene alternare dei provvidenziali bagni di sole. E quale migliore
album per abbronzarsi se non uno che si intitola "Sunbather"?
Gli autori di questo lavoro sono gli americani Deafheaven, gruppo
rivelazione di un paio di stagioni fa in materia di blackgaze. Dunque
anche il black metal sa essere estivo? Essi ce lo dimostrano con una bella copertina
tutta rosa ed un sound luminoso, luccicante, accecante che nasce
dall'unione/scontro fra black metal e shoegaze. Ma scordatevi le
carezze degli Alcest, perché la band di Kerry McCoy ci va giù
duro, non temendo di tenere il piede sull'acceleratore e di trascinarci in un maelstrom
elettrico di una certa imponenza, dove lo screaming micidiale di George
Clarck non fa sconti.
Ridendo e scherzando, fra bagnasciuga e tintarella (una fase
transitoria che decidiamo di affrontare con i Novembre di "Wish
I Could Dream It Again" (lo sappiamo, è un paradosso tirare in ballo
d'estate una band che si chiama Novembre, ma i romani, fra vecchie navi
abbandonate, atmosfere mediterranee, pizzicati di chitarra acustica e il
suono ipnotico del rifrangersi delle onde, ci immergono in una autentica dimensione
da sogno; e noi, in un mesto dormiveglia, non potemmo che sussurrare: “E'
come impazzire...in un mare dorato...") fra bagnasciuga e tintarella,
si diceva, si sono fatte le 13:00, con il sole bello alto nel cielo e i
suoi raggi che cadono perpendicolarmente sulla nostra testa.
Potremmo andare all'ombra del portico di uno squallido bar a
mangiarci la nostra triste insalatona, ma le famiglie sedute ai tavoli di
plastica ci mettono angoscia, le vecchie in costume ci fanno schifo e i bambini
che schiamazzano proprio non li sopportiamo, per questo preferiamo rimanere
nell'ombra parziale e deficitaria di un ombrellone del discount
sottoposti alle esalazioni radioattive della sabbia rovente… a soffrire.
L'unico modo per sopportare tutto ciò è gestire la situazione da
professionisti, per questo è necessario dispiegare energie e disporre i migliori
giocatori in campo. I Kyuss di "Welcome to Sky Valley"
sono indubbiamente i campioni dello stoner desertico, per questo sono
perfetti per affrontare le ore più difficili della nostra giornata al mare. Riff
polverosi, passaggi lisergici, piatti schiaffeggiati con violenza e la grinta
vocale di John Garcia: grazie a tutto questo affrontiamo il primo
pomeriggio con il rigore e la compostezza di un cactus su cui ha appena
pisciato sopra un coyote. Ma non c'è solo sabbia, rocce rosse arse dal sole e
fatiscenti distributori di gasolio abbandonati nel niente: c'è una vera "mistica"
del deserto”, una sacralità che è palpabile in ogni singola nota riversata
nell'amplificatore dalla chitarra portentosa di Josh Homme. E, cullati
dalle ipnotiche carezze acustiche di "Space Cadet", non
neghiamo di esser piacevolmente scivolati nelle braccia di Morfeo…
Saliamo un poco di latitudine, senza scendere di
temperatura, e osserviamo il testimone che scivola nelle forti braccia dei Pantera
di "The Great Southern Trendkill" (un titolo, un programma).
Dopo i fasti di "Vulgar Display of Power" e "Far
Beyond Driven", i Nostri si distanziarono dal sound che li aveva
resi celebri, avviandosi lungo le vie fangose dello sludge. Le
proiezioni sabbathiane, da sempre elementi fondanti del Pantera-sound,
prendono il sopravvento sporcando ed intossicando il tutto in linea con quelle
tentazioni che erano già state evidenziate da Phil Anselmo l'anno
precedente con il debutto dei Down. Dall'attacco violentissimo e senza
compromessi della title-track, ai fraseggi acustici di "Suicide
Note P. 1", tutto il platter porta con sé quel sapore e
quel sudore sudista che ben si confà con la situazione che stiamo
vivendo. Anche se dobbiamo ammettere che c'è un po' di masochismo in
questa nostra scelta, visto che "The Great Southern Trendkill" ci
porta ben poco ristoro, essendo esso, metaforicamente parlando, come una
manciata di sabbia nella nostra bocca arsa dalla calura insopportabile del
primo pomeriggio.
I prossimi professionisti del caldo a cui ci
rivolgiamo sono i Sepultura di "Roots", che abbiamo
avuto modo di celebrare nei giorni scorsi per il ventennale della sua uscita.
Che dire, fa sempre caldo, ma i ritmi tribali e gli inserti etnici ci evocano
la vegetazione dell'Amazzonia, che è un miraggio a cui ci aggrappiamo con
piacere. E comunque l'energia dei quattro brasileri non ci dispiace
affatto, ci aiuta ad emergere dalla catalessi mano a mano che i minuti
trascorrono e il sole lentamente compie la sua volta discendente nel cielo blu.
Ore 17:00 Così cara ci è questa sosta fra le fresche
frasche, che decidiamo di rimanere in Brasile con gli amici Angra del
loro capolavoro "Holy Land". Se i collegamenti con le
atmosfere dei loro connazionali non mancano, non è un’offesa ai fratelli Cavalera
sostenere che il power metal dei carioca lo digeriamo meglio, almeno a
questo punto della giornata: "Holy Land" è un album ispirato,
colorato, ricco di melodie azzeccate e di soluzioni che lo rendono ancora oggi
fresco e delizioso al palato, come il Calippo che abbiamo deciso di acquistare
dal venditore ambulante. Continuare a dire quanto è bravo Matos dietro
al microfono è cosa oziosa, ma soprattutto c'è da precisare che gli Angra non
sono il loro cantante, ma un ensemble affiatato capace di fare cose
impensabili con una disinvoltura che ha del paranormale. E un brano come "Caroline
IV" è lì a dimostrarlo in tutti i suoi dieci spettacolari minuti.
Ore 18:00 Inizia a tirare una certa brezza, la
spiaggia si è liberata almeno da quelle maledette famiglie che tanto disagio ci
arrecano a vista e a udito, e l'estate ci inizia a mostrare il suo lato
migliore. Sentiamo la vita che inizia a pulsare nuovamente nelle vene, per
questo ci vuole l'energia di Wino e dei suoi Spirit Caravan.
Sfortunato progettaccio di stoner nato all'ombra di Obsessed e Saint
Vitus, e conclusosi, dopo solo due album e qualche Ep, nel 2002 (pare però
che dal 2014 esso abbia ripreso vita), è invero uno scrigno di ottima musica,
a metà strada fra doom sabbathiano e southern rock. Noi
per l'occasione siamo andati a "rispolverare" il doppio "The
Last Embrace" che raccoglie più o meno tutto il materiale rilasciato
dai Nostri nella loro breve carriera. Mentre li ascoltiamo avremo l'impressione
di essere comodamente seduti sul sedile di una luccicante harley-davidson,
sfreccianti lungo le highway infuocate della West Coast: poco
male se invece ci desteremo sul nostro materassino incantati dalla vista del
mare calmo, magari con una sigaretta o una birra a farci compagnia. Sono quei
momenti che uno vorrebbe durassero all'infinito, ma siamo grandi e sappiamo che
purtroppo il principio di fantasia deve essere bilanciato con quello della
realtà. E poi, sinceramente, ci siamo un po' rotti le palle di stare in
spiaggia a non fare un cazzo.
Ore 20:00 Ci si avvia verso casa: cosa c'è di meglio
se non la suadente voce di Anneke Van Giersbergen? I Gathering
con "If Then Else" ribadivano la loro volontà di allontanarsi
dal metal e così, dopo un'opera onirica e dalle atmosfere spaziali quale era
stato il doppio "How to Measure a Planet?", gli olandesi ci
ribadirono con un altro album "soffice", ma con qualche chitarra in
più a flirtare con lo stoner: il risultato è un mix riuscito fra rock
e cantautorato, con un pizzico di elettronica che non guasta. Un
lavoro scorrevole, orecchiabile, a tratti forse sempliciotto, ma continuamente
illuminato, anche nei "passaggi a vuoto", dalla voce della divina
Anneke.
Ore 21:00 Forse è un po' tardi ma volete concedervi
un aperitivo, del resto siete in vacanza. A regola quello dell’aperitivo è un
momento sociale e la musica non dovrebbe incastrarci nulla, ma noi vogliamo
postulare che voi, come noi, siate degli inguaribili misantropi e che dunque
preferiate fare un salto al mini-market della zona e comprarvi una bella bottiglia
di vino rosso, un pacchetto di patatine fritte alla cipolla e pepe nero ed una
secchiata di olive. E tornarvene mestamente a casa. Se anche in quei momenti di
miseria esistenziale volete mantenere un po' di giustezza, invece di
cedere alla tentazione e mettervi di sottofondo "In Cauda Semper Stat
Venenum" dei Jacula (sia sempre lodato il Bartoccetti,
pure d'estate), opterete per il sempre giustissimo "PerditionCity" degli Ulver, scelta forse scontata ma doverosa. E mentre
l'ebbrezza dell'alcol sale alla testa e giunge fino alle punta delle dita,
ancora secche di salsedine, concorderete con noi che non vi è musica migliore
per ritemprarvi: il sax di "Lost in Moments", il piano
jazzato di "Porn Piece or The Scars of Cold Kisses", le
vocalità oblique di Garm in "Nowhere/Catastrophe" sono
una vera toccasana per la vostra mente e le vostre membra stanche.
Ore 22:00 Vi siete docciati e vi siete ripresi
dal molesto aperitivo, che alla fine ha sostituito la cena. La doccia vi ha
completamente rigenerato ed adesso siete nuovamente in veranda, con un bel
caffè fumante davanti a voi e il cervello che saltella piacevolmente da un
punto di riflessione ad un altro. Le ombre si sono allungate fino a prendere il
sopravvento su tutto, le prime stelle sono comparse nel firmamento e nel vostro
lettore girano lentamente gli Om, un album qualsiasi degli Om, "Advaitic
Songs" per l'esattezza. Un bel cannone ci starebbe come il cacio sui
maccheroni, ma senza istigare nessuno all'utilizzo di sostanze illegali, vi
scongiuriamo di accendervi almeno una sigaretta, versarvi un amaro e godervi il
momento, con il basso di Al Cisneros a massaggiarvi le tempie e le
suadenti ambientazioni mediorientali dei cinque lunghi brani del platter a
condurvi in fantastici mondi esotici. Come disse qualcuno "Cisneros è uno
stato mentale" e la sua musica vi condurrà dolcemente, attraverso mistiche
visioni, verso la pace spirituale.
Ore 23:00 Il mood ci piace e vogliamo
conservarlo, per questo tiriamo fuori dalla valigia "Wolfheart"
dei Moonspell. Il gothic metal dei lusitani, ricco di atmosfere degne
de "La Mille e una Notte" è l'ideale continuazione per voi,
adesso che le tenebre dominano e il cielo è stellato. E voi siete tronfi nel
vostro vile accappatoio su una poltrona di vimini come un sultano sul suo
trono. "Wolfshade", "Vampiria", "An
Erotic Alchemy", "Tebraruna", "Alma Matter"
le cantate tutte ad alta voce, incuranti dei vicini, e siete felici.
La giornata volge così al suo termine: a mezzanotte scatta
l'ora di Cenerentola, che per voi equivale a Rob Halford. Per la
notte c'è bisogno di rockeggiare duro, ma soprattutto c'è bisogno di
"Living After Midnight", che potete trovare comodamente nel masterpiece
priestiano "British Steel", che certo non ha bisogno di
presentazioni e che, converrete, è il miglior sigillo che la vostra lunga
giornata di riposo e svago può pretendere.
Buona vacanze a tutti da Metal Mirror!