Quinta puntata: Fire + Ice
Nelle puntate precedenti abbiamo avuto modo di accarezzare
le tre punte di diamante del folk apocalittico: Death in June, Current 93 e Sol Invictus. Appena al di sotto di questo simbolico podio,
troviamo i Fire + Ice di Ian Read, quarta colonna portante
del neo-folk.
Ian Read ha rivestito un ruolo di spicco agli albori della
nascita del genere. Lo troviamo, in veste di collaboratore, nel famigerato
"Brown Book" dei Death in June, innalzato poi dalla
critica quale manifesto del folk apocalittico. Lo troveremo a
fianco di Tony Wakeford nei primi lavori dei Sol Invictus, a
prestare la sua ugola in opere seminali quali "Against the Modern World",
"Lex Talionis" e "Trees in Winter". Avrà
infine modo di partecipare alla gestazione di un album importante come "Swastikas
for Noddy" dei Current 93, cantando in solitaria (“a cappella”)
"Benediction" e "Malediction",
rispettivamente introduzione e conclusione dell'opera. Insomma, incontriamo Ian
Read nei più significativi lavori partoriti dal genere nei suoi primi anni di
vita: in essi la voce evocativa e piena di pathos di Read aveva portato
un tocco di grande suggestione, costituendo una valida alternativa all'operato
dietro al microfono di non-cantanti come Douglas Pearce, Tony
Wakeford e David Tibet.
Uscito dai Sol Invictus per divergenze personali ed
artistiche con Wakeford (altro bel caratterino…) egli si “metterà in proprio”, fondando
il suo progetto personale, i Fire + Ice, ove la sua poetica e la sua
personale sensibilità avranno modo di emergere ed imporsi in totale libertà, al
di fuori del tracciato delle lunghe ombre dei carismatici personaggi con cui
aveva avuto a che fare.
Read è una personalità schiva ed elitaria, dalla vasta
cultura sebbene abbia una bassa scolarità (lasciò la scuola a sedici anni).
Conduce da tempo una vita al di fuori dei riflettori, quasi da eremita, non
disperdendo le sue energie in futili frequentazioni ed "uscendo allo
scoperto" solo quando è strettamente necessario: collabora solo con artisti
che percepisce come anime affini; solo sporadicamente intraprende dei tour,
il più delle volte comprensivi di poche date ed organizzati in luoghi
"speciali", intimi, raccolti, ideali per catturare l'energia che la
sua musica emana. Con i Fire + Ice pubblicherà sei album in circa
venticinque anni di carriera, a dimostrazione di come egli si muova solo
quando ha veramente qualcosa da dire (contrariamente a molti suoi colleghi, che
di contro appaiono affetti da "compulsività da pubblicazione").
Dietro alla sua musica, infatti, vi è una appassionata e scrupolosa
ricerca: Ian Read è studioso di occultismo (è vicino ai circoli del Chaos
Magick); è esperto di mitologia norrena (tanto da essere membro di spicco
negli ambienti del German Mysticism); è infine autore rigoroso e
profondo conoscitore del "mondo delle rune" e delle culture pagane (aderendo
egli al Neopaganesimo Germanico, sistema di credenze dell'era pre-cristiana
che ebbe origine nell'Età del Ferro e che poi rifiorì nel primo Medioevo nelle
aree di lingua tedesca). Un percorso che guarda al sapere, alla saggezza ed
alla ricchezza spirituale di un passato in cui Uomo e Natura vivevano in
stretta simbiosi e che costituisce senz’altro una via di fuga dal solito "Mondo
Moderno", combattuto già ai tempi dei Sol Invictus. Ma laddove la
"lotta" del Sole Invitto si faceva aspra e scossa da forti
lacerazioni, la "voce" di Ian Read è ferma e rigorosa e si cala senza
clamore in un tessuto acustico semplice e minimale che affonda le radici
nel folclore del Nord Europa (vedremo in seguito come l'arte di Ian Read
sarà influente nella rifondazione del neo-folk da parte della nuova ondata
di progetti tedeschi che si affacceranno sul mercato discografico con il
nuovo millennio).
"Gilded by the Sun", rilasciato nel 1992,
è il debutto discografico dei Fire +Ice e ci mostra un Ian Read al top
dell'ispirazione, sebbene la sua visione artistica all’epoca dovesse ancora
essere messa perfettamente a fuoco.
L'album si apriva nel modo più tipico che potremmo
concepire, ossia con una breve invocazione (la voce riverberata che recita
oscuri versi in "The Horseman's Word") e con una splendida
ballata, "Long Lankin", destinata a divenire un classico del
genere. Essa si basa su un semplice arpeggio che sembra uscito direttamente
dalle mani di Douglas Pearce e si caratterizza per la sofferta interpretazione
di Read, che recita in maniera ossessiva e con pathos crescente un
mantra che per struttura sembra rifarsi allo stornello medievale. In
questi cinque minuti troviamo l'essenza dell'arte di Ian Read, semplice
all'apparenza, ma capace di ipnotizzare ed estraniare l'ascoltatore, di
condurlo infine in "mondi altri", antichi, custodi di segreti
invisibili agli occhi di chi va veloce ed insegue i vani successi del
materialismo.
Proseguendo con l'ascolto ci renderemo tuttavia conto che
"Gilded by the Sun" non è una semplice collezione di ballate: in esso
rinverremo almeno tre filoni distinti. Il primo e più importante è proprio quel
folk che abbiamo appena descritto. Ma per Ian Read suonare folk non
significa aderire in toto agli stilemi della "visione apocalittica"
così come erano stati codificati dai Death in June, bensì pescare a piene mani
dal folclore di estrazione popolare. Troveremo dunque episodi, come quello
appena descritto, in cui viene a prevalere quell'ossessività, quei foschi toni
di sofferta contemplazione che sono tipici del neo-folk, ma avremo anche
momenti più "ariosi", meno tesi e dalle melodie avvolgenti, come per
esempio la splendida title-track, attraversata da tenui umori dark.
Vi è poi un secondo filone di sonorità, che si compone di
quegli episodi che ancora possono dirsi collegati a doppia mandata alla dark-wave
ottantiana. Della categoria fanno parte "Fire Above", un
rock à la Cult con tanto di drum-machine e chitarra elettrica,
e la meravigliosa "Blood on the Snow", altro classico,
impreziosita da sontuose tastiere e ammalianti gorgheggi femminili nel
ritornello.
Vi è infine un ultimo filone che è quello dei brani che
ancora flirtano con il verbo industriale, così come accadeva ai tempi dei Sol
Invictus. È il caso di "Lyosalfar", sorretta da imponenti
partiture di organo, su cui troneggia autorevole la voce filtrata di Read, e
"Long Lankin Threshing", che chiude l'album fra rumorismi e
fraseggi industriali: in queste occasioni tornano quegli umori marziali che
sono sicuramente un elemento cardine del folk apocalittico.
Questo insieme di cose fa di "Gilded by the Sun"
un lavoro vario e scorrevole: un ascolto che sarebbe molto più piacevole
se non venisse a tratti turbato da quel pressappochismo in sede di esecuzione, arrangiamenti
e mixaggio che aveva afflitto le prime produzioni firmate dai Sol Invictus. Lo
stesso Read, il cui canto è il più delle volte vibrante e dispensatore di
forti emozioni, non ci risparmia stecche clamorose che potevano essere
evitate con un poco di attenzione in più.
Da questo punto di vista la produzione successiva dei Fire +
Ice sarà altalenante. Nei successivi "Hollow Ways" e "Midwinter
Fires" (entrambi rilasciati nel 1994) tali “storture” sopravvivranno:
a volte storceremo il naso, altre invece ci emozioneremo doppiamente, proprio
perché il fascino emanato da quei suoni scarni si allinea perfettamente ai
messaggi criptici in essi serpeggianti (è l'inevitabile altra faccia della
medaglia delle produzioni artigianali che, in casi come questi, possono
anche apportare un reale valore aggiunto al prodotto, almeno in certi frangenti).
Sarà tuttavia solo con i capolavori "Rûna"
(1996) e "Birdking" (2000) che avremo la possibilità di udire
i Fire + Ice in una veste finalmente professionale. Il primo dei titoli citati
rimane indubbiamente l'apice formale e filosofico dell'arte di Ian Read:
un viaggio affascinante alla scoperta dei segreti delle rune, fra sonorità
compatte e paesaggi minimali che si appropriano voracemente di elementi
industrial, toni marziali ed umori solennemente rituali come mai era successo
in precedenza. Di contro, con il lavoro seguente, Read guarderà nuovamente ad
un folk etereo e cristallino, aiutato niente meno che dal poli-strumentista
Michael Cashmore (già collaboratore extraordinaire dei Current
93), personaggio che avremo modo di approfondire in occasione della prossima
puntata...
Discografia
essenziale:
"Gilded
by the Sun" (1992)
"Hollow Ways" (1994)
"Rûna"
(1996)
"Birdking"
(2000)
"Fractured
Man" (2012)