13 ago 2016

DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE IL FOLK APOCALITTICO: FIRE + ICE, "GILDED BY THE SUN"



 

Quinta puntata: Fire + Ice

Nelle puntate precedenti abbiamo avuto modo di accarezzare le tre punte di diamante del folk apocalittico: Death in June, Current 93 e Sol Invictus. Appena al di sotto di questo simbolico podio, troviamo i Fire + Ice di Ian Read, quarta colonna portante del neo-folk.

Ian Read ha rivestito un ruolo di spicco agli albori della nascita del genere. Lo troviamo, in veste di collaboratore, nel famigerato "Brown Book" dei Death in June, innalzato poi dalla critica quale manifesto del folk apocalittico. Lo troveremo a fianco di Tony Wakeford nei primi lavori dei Sol Invictus, a prestare la sua ugola in opere seminali quali "Against the Modern World", "Lex Talionis" e "Trees in Winter". Avrà infine modo di partecipare alla gestazione di un album importante come "Swastikas for Noddy" dei Current 93, cantando in solitaria (“a cappella”) "Benediction" e "Malediction", rispettivamente introduzione e conclusione dell'opera. Insomma, incontriamo Ian Read nei più significativi lavori partoriti dal genere nei suoi primi anni di vita: in essi la voce evocativa e piena di pathos di Read aveva portato un tocco di grande suggestione, costituendo una valida alternativa all'operato dietro al microfono di non-cantanti come Douglas Pearce, Tony Wakeford e David Tibet.

Uscito dai Sol Invictus per divergenze personali ed artistiche con Wakeford (altro bel caratterino…) egli si “metterà in proprio”, fondando il suo progetto personale, i Fire + Ice, ove la sua poetica e la sua personale sensibilità avranno modo di emergere ed imporsi in totale libertà, al di fuori del tracciato delle lunghe ombre dei carismatici personaggi con cui aveva avuto a che fare.

Read è una personalità schiva ed elitaria, dalla vasta cultura sebbene abbia una bassa scolarità (lasciò la scuola a sedici anni). Conduce da tempo una vita al di fuori dei riflettori, quasi da eremita, non disperdendo le sue energie in futili frequentazioni ed "uscendo allo scoperto" solo quando è strettamente necessario: collabora solo con artisti che percepisce come anime affini; solo sporadicamente intraprende dei tour, il più delle volte comprensivi di poche date ed organizzati in luoghi "speciali", intimi, raccolti, ideali per catturare l'energia che la sua musica emana. Con i Fire + Ice pubblicherà sei album in circa venticinque anni di carriera, a dimostrazione di come egli si muova solo quando ha veramente qualcosa da dire (contrariamente a molti suoi colleghi, che di contro appaiono affetti da "compulsività da pubblicazione").

Dietro alla sua musica, infatti, vi è una appassionata e scrupolosa ricerca: Ian Read è studioso di occultismo (è vicino ai circoli del Chaos Magick); è esperto di mitologia norrena (tanto da essere membro di spicco negli ambienti del German Mysticism); è infine autore rigoroso e profondo conoscitore del "mondo delle rune" e delle culture pagane (aderendo egli al Neopaganesimo Germanico, sistema di credenze dell'era pre-cristiana che ebbe origine nell'Età del Ferro e che poi rifiorì nel primo Medioevo nelle aree di lingua tedesca). Un percorso che guarda al sapere, alla saggezza ed alla ricchezza spirituale di un passato in cui Uomo e Natura vivevano in stretta simbiosi e che costituisce senz’altro una via di fuga dal solito "Mondo Moderno", combattuto già ai tempi dei Sol Invictus. Ma laddove la "lotta" del Sole Invitto si faceva aspra e scossa da forti lacerazioni, la "voce" di Ian Read è ferma e rigorosa e si cala senza clamore in un tessuto acustico semplice e minimale che affonda le radici nel folclore del Nord Europa (vedremo in seguito come l'arte di Ian Read sarà influente nella rifondazione del neo-folk da parte della nuova ondata di progetti tedeschi che si affacceranno sul mercato discografico con il nuovo millennio).

"Gilded by the Sun", rilasciato nel 1992, è il debutto discografico dei Fire +Ice e ci mostra un Ian Read al top dell'ispirazione, sebbene la sua visione artistica all’epoca dovesse ancora essere messa perfettamente a fuoco.

L'album si apriva nel modo più tipico che potremmo concepire, ossia con una breve invocazione (la voce riverberata che recita oscuri versi in "The Horseman's Word") e con una splendida ballata, "Long Lankin", destinata a divenire un classico del genere. Essa si basa su un semplice arpeggio che sembra uscito direttamente dalle mani di Douglas Pearce e si caratterizza per la sofferta interpretazione di Read, che recita in maniera ossessiva e con pathos crescente un mantra che per struttura sembra rifarsi allo stornello medievale. In questi cinque minuti troviamo l'essenza dell'arte di Ian Read, semplice all'apparenza, ma capace di ipnotizzare ed estraniare l'ascoltatore, di condurlo infine in "mondi altri", antichi, custodi di segreti invisibili agli occhi di chi va veloce ed insegue i vani successi del materialismo.

Proseguendo con l'ascolto ci renderemo tuttavia conto che "Gilded by the Sun" non è una semplice collezione di ballate: in esso rinverremo almeno tre filoni distinti. Il primo e più importante è proprio quel folk che abbiamo appena descritto. Ma per Ian Read suonare folk non significa aderire in toto agli stilemi della "visione apocalittica" così come erano stati codificati dai Death in June, bensì pescare a piene mani dal folclore di estrazione popolare. Troveremo dunque episodi, come quello appena descritto, in cui viene a prevalere quell'ossessività, quei foschi toni di sofferta contemplazione che sono tipici del neo-folk, ma avremo anche momenti più "ariosi", meno tesi e dalle melodie avvolgenti, come per esempio la splendida title-track, attraversata da tenui umori dark.

Vi è poi un secondo filone di sonorità, che si compone di quegli episodi che ancora possono dirsi collegati a doppia mandata alla dark-wave ottantiana. Della categoria fanno parte "Fire Above", un rock à la Cult con tanto di drum-machine e chitarra elettrica, e la meravigliosa "Blood on the Snow", altro classico, impreziosita da sontuose tastiere e ammalianti gorgheggi femminili nel ritornello.

Vi è infine un ultimo filone che è quello dei brani che ancora flirtano con il verbo industriale, così come accadeva ai tempi dei Sol Invictus. È il caso di "Lyosalfar", sorretta da imponenti partiture di organo, su cui troneggia autorevole la voce filtrata di Read, e "Long Lankin Threshing", che chiude l'album fra rumorismi e fraseggi industriali: in queste occasioni tornano quegli umori marziali che sono sicuramente un elemento cardine del folk apocalittico.

Questo insieme di cose fa di "Gilded by the Sun" un lavoro vario e scorrevole: un ascolto che sarebbe molto più piacevole se non venisse a tratti turbato da quel pressappochismo in sede di esecuzione, arrangiamenti e mixaggio che aveva afflitto le prime produzioni firmate dai Sol Invictus. Lo stesso Read, il cui canto è il più delle volte vibrante e dispensatore di forti emozioni, non ci risparmia stecche clamorose che potevano essere evitate con un poco di attenzione in più.

Da questo punto di vista la produzione successiva dei Fire + Ice sarà altalenante. Nei successivi "Hollow Ways" e "Midwinter Fires" (entrambi rilasciati nel 1994) tali “storture” sopravvivranno: a volte storceremo il naso, altre invece ci emozioneremo doppiamente, proprio perché il fascino emanato da quei suoni scarni si allinea perfettamente ai messaggi criptici in essi serpeggianti (è l'inevitabile altra faccia della medaglia delle produzioni artigianali che, in casi come questi, possono anche apportare un reale valore aggiunto al prodotto, almeno in certi frangenti).

Sarà tuttavia solo con i capolavori "Rûna" (1996) e "Birdking" (2000) che avremo la possibilità di udire i Fire + Ice in una veste finalmente professionale. Il primo dei titoli citati rimane indubbiamente l'apice formale e filosofico dell'arte di Ian Read: un viaggio affascinante alla scoperta dei segreti delle rune, fra sonorità compatte e paesaggi minimali che si appropriano voracemente di elementi industrial, toni marziali ed umori solennemente rituali come mai era successo in precedenza. Di contro, con il lavoro seguente, Read guarderà nuovamente ad un folk etereo e cristallino, aiutato niente meno che dal poli-strumentista Michael Cashmore (già collaboratore extraordinaire dei Current 93), personaggio che avremo modo di approfondire in occasione della prossima puntata...

Discografia essenziale:

"Gilded by the Sun" (1992)
"Hollow Ways" (1994)
"Rûna" (1996)
"Birdking" (2000)
"Fractured Man" (2012)