24 nov 2017

UN COCCODRILLO PER MALCOLM YOUNG: UN CALCIO AL PROTAGONISMO


Ragionavo l'altro giorno sul calcio. In generale pensavo che chi gioca lontano dal gol ha una visione del gioco molto lontana dal risultato, e purtuttavia ad esso incredibilmente funzionale. Chi acclama i goleador alla fine sviluppa un senso di colpa verso chi lavora nell'ombra, magari esagerato. Ligabue ha scritto su questo tema “Una vita da mediano”, dedicata ad Oriali. Eppure, è vero che chi sta lontano dalla porta è condannato a non segnare, ma è pur vero che chi sta in porta si prende le colpe immediate dei gol, così come chi sbaglia i rigori ha sulle spalle il punto mancato.

Eppure continua a essere stupefacente come esista un Malcolm Young, addirittura con un fratello minore, che invece fa la parte dell'Angus Young, istrione, in primo piano, icona degli AC/DC. Che esista, sia "minore" in termini di spettacolarità, ma non possa dirsi.

Il palcoscenico è popolato sia da frontman spesso invadenti, che si propongono per suonare tutto, fosse anche il triangolo; sia da coloro che si fissano a voler coprire, tra tutti i ruoli possibili, quelli che forse sono meno nelle loro corde. Cito alcuni casi: Malmsteen, nella sua bravura, pretende anche di decidere la linea stilistica dei suoi dischi, monopolizza la composizione dalla A alla Z, da un certo punto in poi non valorizza più posizioni ruoli che non sono i suoi. E' un miracolo che non provi a cantare. Mustaine sceglie di mettersi alla voce, non per amore della sua creatura (Megadeth), ma per il terrore di non controllarne la facciata.

Malcolm invece amava la sua creatura, e quindi non voleva che vivesse per lui, ma voleva vivere per essa. Molti lo citano e lo ricordano come un riferimento per il chitarrismo metal, sottolineando come appunto fosse un genio modesto. Perfino il Mustaine sopracitato, che al fronte del palco non sapeva rinunciare, ammette che Malcolm è uno dei tre più grandi chitarristi ritmici del mondo. O meglio, ehm, cerca di fare un discorso simile, di cui poi perde totalmente il controllo. Val la pena di ricordare questo dettaglio, perché è al di là di ogni immaginazione. L'articolo è intitolato Ormai ho superato il fantasma dei Metallica, intervista di Mustaine con Dave Ling, su newgnr.com. Dave sfoglia un articolo sui più grandi chitarristi del mondo, e vi trova Hetfield dei Metallica: travaso di bile (tradotto: Ho detto wow! perché io stimo molto James). Certo, dice, io sono un chitarrista solista migliore di lui, ma come chitarrista ritmico è tra i tre migliori del mondo. E gli altri due? Lui stesso (che quindi è il migliore ritmico e tra i primi solisti), e appunto Malcolm Young degli AC/DC. Cioè capite la contorsione mentale di quest'uomo e l'uso che ha fatto di Malcolm? Lo mette lì come convitato di pietra, soprammobile. La gara è tra lui, Hetfield (siamo sempre lì) e uno che è fuori da queste rivalità sterili, con credenziali che ha già stabilito lui.

Questo per render l'idea delle distanze che esistono tra l'importanza che le persone danno al protagonismo. Non che sia sbagliata quella di Mustaine, solo che è improbabile che una creatura viva a lungo con le sue premesse.

Gli AC/DC sono vissuti a lungo? No, sono vissuti per sempre. D'accordo, magari si sono sciolti, o si scioglieranno. Magari poi si riuniranno, chi lo sa. Ma il punto è che la malattia di Malcolm Young ha cristallizzato la loro storia in maniera da proteggere la sua creatura fino in fondo.

Diceva Troisi, mettendo la frase in bocca a un suo personaggio, che il vero amore non è “e vissero per sempre felici e contenti”, ma “e vissero per sempre”. Solo dopo morti, uno potrà scrivere sulla tomba di due: questi due si sono amati. Chi si è lasciato prima di morire, non si è mai amato, quindi. Amaro a dirsi, ma è metafisicamente così. Non esiste un amore con una storia finita.

E così nella storia del metal si potrà scrivere “gli AC/DC sono esistiti”.

Malcolm si ammala dopo "Black Ice". Quell'album esordiva con un “Rock and Roll train” senza tempo, come avrebbe esordito vent'anni prima. Tutto meno che un sentore di disfacimento. Eppure Malcom si ammala di demenza, e perde la memoria a breve termine. Non solo quello, ma inizialmente, come spesso accade, specialmente quello. E così non vedrà Phil Rudd che si sposta su un progetto solista e poi finisce in galera per tentato omicidio; non vedrà Johnson (da lui caldeggiato all'epoca) allontanato perché ci sente poco, e sostituito con Axl Rose. Non vedrà quello che non si può vedere. Lo ha sentito, lo ha letto, ma non lo ha ricordato subito cinque minuti dopo.

E' morto così, con la memoria ferma all'ultimo “punto di ripristino” decente. Di sicuro, persa la sua guida, lo spirito di gruppo ha avuto qualche problema.

Malcolm credo fosse, così a memoria, il tizio in maglietta bianca e faccia da freak messo al lato, sulla copertina di "Highway to Hell". Di primo acchito non ricordavo neanche se fosse il chitarrista ritmico o il bassista. Non mi sento in colpa, è un problema di percezione.
Avete mai provato a fare un disegno, che ne so, di un volto, o di un corpo? Le parti che sono più significative all'apparenza saranno esorbitanti, mentre quelle meno importanti si disegnano con dimensioni ridotte. Si tirano via, perché all'occhio non hanno importanza. E invece danno la forma generale.

Malcolm era uno dei migliori chitarristi ritmici? Per alcuni no, per altri sì, per Mustaine sì se comunque uno degli altri due è lui...
A lui piaceva far esistere gli AC/DC, e se anche a noi piaceva farli esistere con l'ascolto, è morto accanto a noi. Quando moriremo, potremo scrivere che "noi e Malcolm ci siamo amati”.

A cura del Dottore