Ragionavo
l'altro giorno sul calcio. In generale pensavo che chi gioca lontano dal gol ha una
visione del gioco molto lontana dal risultato, e purtuttavia ad esso
incredibilmente funzionale. Chi acclama i goleador alla fine sviluppa un senso
di colpa verso chi lavora nell'ombra, magari esagerato. Ligabue ha scritto su
questo tema “Una vita da mediano”, dedicata ad Oriali. Eppure, è vero che chi
sta lontano dalla porta è condannato a non segnare, ma è pur vero che chi sta
in porta si prende le colpe immediate dei gol, così come chi sbaglia i rigori
ha sulle spalle il punto mancato.
Eppure continua a essere stupefacente come esista un Malcolm Young, addirittura con un fratello minore, che invece fa la parte dell'Angus Young, istrione, in primo piano, icona degli AC/DC. Che esista, sia "minore" in termini di spettacolarità, ma non possa dirsi.
Il
palcoscenico è popolato sia da frontman spesso invadenti, che si propongono per
suonare tutto, fosse anche il triangolo; sia da coloro che si fissano a voler coprire, tra
tutti i ruoli possibili, quelli che forse sono meno nelle loro corde. Cito
alcuni casi: Malmsteen, nella sua bravura, pretende anche di decidere la linea
stilistica dei suoi dischi, monopolizza la composizione dalla A alla Z, da un
certo punto in poi non valorizza più posizioni ruoli che non sono i suoi. E' un
miracolo che non provi a cantare. Mustaine sceglie di mettersi alla voce, non
per amore della sua creatura (Megadeth), ma per il terrore di non controllarne
la facciata.
Malcolm
invece amava la sua creatura, e quindi non voleva che vivesse per lui, ma
voleva vivere per essa. Molti lo citano e lo ricordano come un riferimento per
il chitarrismo metal, sottolineando come appunto fosse un genio modesto.
Perfino il Mustaine sopracitato, che al fronte del palco non sapeva rinunciare,
ammette che Malcolm è uno dei tre più grandi chitarristi ritmici del mondo. O
meglio, ehm, cerca di fare un discorso simile, di cui poi perde totalmente il
controllo. Val la pena di ricordare questo dettaglio, perché è al di là di ogni
immaginazione. L'articolo è intitolato Ormai ho superato il fantasma dei
Metallica, intervista di Mustaine con Dave Ling, su newgnr.com. Dave sfoglia
un articolo sui più grandi chitarristi del mondo, e vi trova Hetfield dei
Metallica: travaso di bile (tradotto: Ho detto wow! perché io stimo molto
James). Certo, dice, io sono un chitarrista solista migliore di lui, ma come
chitarrista ritmico è tra i tre migliori del mondo. E gli altri due? Lui
stesso (che quindi è il migliore ritmico e tra i primi solisti), e appunto
Malcolm Young degli AC/DC. Cioè capite la contorsione mentale di quest'uomo e
l'uso che ha fatto di Malcolm? Lo mette lì come convitato di pietra,
soprammobile. La gara è tra lui, Hetfield (siamo sempre lì) e uno che è fuori
da queste rivalità sterili, con credenziali che ha già stabilito lui.
Questo
per render l'idea delle distanze che esistono tra l'importanza che le persone
danno al protagonismo. Non che sia sbagliata quella di Mustaine, solo che è
improbabile che una creatura viva a lungo con le sue premesse.
Gli
AC/DC sono vissuti a lungo? No, sono vissuti per sempre. D'accordo, magari si
sono sciolti, o si scioglieranno. Magari poi si riuniranno, chi lo sa. Ma il
punto è che la malattia di Malcolm Young ha cristallizzato la loro storia in
maniera da proteggere la sua creatura fino in fondo.
Diceva
Troisi, mettendo la frase in bocca a un suo personaggio, che il vero amore non
è “e vissero per sempre felici e contenti”, ma “e vissero per sempre”. Solo
dopo morti, uno potrà scrivere sulla tomba di due: questi due si sono amati.
Chi si è lasciato prima di morire, non si è mai amato, quindi. Amaro a dirsi,
ma è metafisicamente così. Non esiste un amore con una storia finita.
E
così nella storia del metal si potrà scrivere “gli AC/DC sono esistiti”.
Malcolm
si ammala dopo "Black Ice". Quell'album esordiva con un “Rock and Roll train”
senza tempo, come avrebbe esordito vent'anni prima. Tutto meno che un sentore
di disfacimento. Eppure Malcom si ammala di demenza, e perde la memoria a breve
termine. Non solo quello, ma inizialmente, come spesso accade, specialmente
quello. E così non vedrà Phil Rudd che si sposta su un progetto solista e poi
finisce in galera per tentato omicidio; non vedrà Johnson (da lui caldeggiato
all'epoca) allontanato perché ci sente poco, e sostituito con Axl Rose. Non
vedrà quello che non si può vedere. Lo ha sentito, lo ha letto, ma non lo ha
ricordato subito cinque minuti dopo.
E'
morto così, con la memoria ferma all'ultimo “punto di ripristino” decente. Di
sicuro, persa la sua guida, lo spirito di gruppo ha avuto qualche problema.
Malcolm
credo fosse, così a memoria, il tizio in maglietta bianca e faccia da freak
messo al lato, sulla copertina di "Highway to Hell". Di primo acchito non
ricordavo neanche se fosse il chitarrista ritmico o il bassista. Non mi sento
in colpa, è un problema di percezione.
Avete
mai provato a fare un disegno, che ne so, di un volto, o di un corpo? Le parti
che sono più significative all'apparenza saranno esorbitanti, mentre quelle
meno importanti si disegnano con dimensioni ridotte. Si tirano via, perché
all'occhio non hanno importanza. E invece danno la forma generale.
Malcolm
era uno dei migliori chitarristi ritmici? Per alcuni no, per altri sì, per
Mustaine sì se comunque uno degli altri due è lui...
A lui piaceva far esistere gli AC/DC, e se anche a noi piaceva farli esistere con l'ascolto, è morto accanto a noi. Quando moriremo, potremo scrivere che "noi e Malcolm ci siamo amati”.
A lui piaceva far esistere gli AC/DC, e se anche a noi piaceva farli esistere con l'ascolto, è morto accanto a noi. Quando moriremo, potremo scrivere che "noi e Malcolm ci siamo amati”.
A cura del Dottore