13 dic 2019

RESTROSPETTIVA: QUEL GUIZZO CHE MANCA AI SEVENTH WONDER


In Svezia da sempre sembra esserci spazio per una nuova band progressive. E così Andreas Blomqvist nel 2000 fonda i Seventh Wonder (nome sobrio peraltro), ma solo dopo sei anni inizia ad essere degna di nota la loro attività con il discreto album “Waiting in the Wings”.

Non passeranno alla storia come la band più originale dell'ultimo decennio, ma gli svedesi nel 2008 compongono una vera gemma: “Mercy Falls”, il loro terzo lavoro in studio, ovvero un ottimo concept album.

La voce di Tommy Karevik, che qualche anno dopo passerà ai Kamelot a seguito della dipartita di Roy Khan, è senz'altro un punto di forza, ma anche la parte strumentale ha arrangiamenti ricchi e approfonditi che ricordano i primi Dream Theater. Non brillano come forse potrebbero, ma nei canoni del genere mantengono un livello qualitativo alto e in settantaquattro minuti cercano di descrivere il male della natura umana attraverso una triste storia di un coma provocato da un incidente automobilistico.

L’ispirazione del tema mi sembra vicino a “Scenes from a Memory pt. II” con un approccio onirico tra presente, passato e futuro, fino alla canzone finale “The Black Parade" dove si descrive il passaggio all’aldilà.

Il 14 agosto 2010 il batterista Johnny Sandin abbandona la formazione e, senza un batterista stabile, i Nostri pubblicano un nuovo album a titolo “The Great Escape” che si caratterizza per una suite finale di trenta minuti. Che bello essere una band progressive ed esagerare!

Per un fan come me è andare a nozze, anche in questo disco, dove non ci si discosta in niente dal precedente, se non proprio per questa esagerata title-track finale. “The Great Escape” racconta in mezz’ora la trama del libro “Aniara” di Harry Martinson, scrittore svedese premio Nobel. Si narra di una nave spaziale (diretta verso Marte) scaraventata fuori dal sistema solare e contenente ottomila sopravvissuti dal pianeta Terra ormai distrutto. L’elemento narrativo ci aiuta a non perdere la bussola in questi trenta minuti che non sono proprio coerenti nella loro evoluzione, però coraggiosi e validi musicalmente. Fondamentalmente è un album diviso in due: la suite conclusiva e le precedenti sei godibili tracce, ma confesso che è uno dei dischi che più spesso scelgo di portare in macchina.

La tempesta Kamelot però si avventa sul gruppo. E' infatti proprio dopo questo disco che viene coinvolto Karevik nella band americana capitanata da Youngblood: nel 2012 i Kamelot debuttano così con Tommy alla voce nel disco “Silverthorn”. E i Seventh Wonder?

Non sanno, poverini, da che parte girarsi, anche perché Karevik si lancia nel progetto Kamelot a capofitto e nell’arco di sei anni pubblicherà tre album con relativi tour che sembrano lasciare nel dimenticatoio per sempre il progressive gruppo svedese.

L’anno scorso i Seventh Wonder tornano inaspettatamente in pista con un altro concept album: “Tiara”, incentrato su una bambina che ha superpoteri che ha a che fare con esseri soprannaturali dai quali dipende il destino del pianeta. Il problema però è che adesso i Seventh Wonder sembrano i Kamelot: hanno sfumato le loro influenze verso le linee melodiche del gruppo statunitense, dando un’impronta diversa rispetto agli album precedenti.

E' come se Karevik fosse rientrato in sella conscio della marcia in più dei Kamelot e, in maniera impropria per le radici del gruppo, avesse spinto per realizzare “Tiara” sulla scia dello stile di Youngblood & soci.

Manca quel guizzo anche stavolta ai Seventh Wonder, perché provano a far uno scatto in avanti con qualche tocco power metal, ma continuano ad essere derivativi sebbene Karevik sia una delle migliori voci della scena.

Prima la matrice erano i Dream Theater, poi sarebbero divenuti i Symphony X ed infine i Kamelot: in tutta la loro carriera i Seventh Wonder hanno mostrato grandi doti progressive, ma tra saper suonare e saper suonare cose nuove c’è un mondo in mezzo.

Discografia:

Become” (2005): 5,5
Waiting in the Wings” (2006): 6,5
Mercy Falls” (2008): 7,5
The Great Escape” (2010): 7
Tiara” (2018): 7