24 mar 2020

IL METAL AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: "PATIENT ZERO" (HAMMERFALL)


Quando siamo di fronte a situazioni inedite come lo scatenarsi di un'epidemia, si inizia a familiarizzare con nuove parole, come ad esempio pandemia, o approfondire concetti che già conoscevamo, ma in maniera tutto sommato superficiale. Mi riferisco al contagio in primo luogo o anche al termine infezione.

Tra le varie parole che mi hanno colpito in questi tempi epidemici spicca su tutte paziente zero. Mi ha affascinato da subito, ho iniziato a vederlo come un personaggio mitologico a metà tra Icaro e Godot.


Il paziente zero è anche una dicitura particolare che associa una cronologia ai malati, li avvicina a dei numeri pirandelliani che camminano per le strade delle città, come negli anni Novanta imperversava la pubblicità con la riga viola intorno ai sieropositivi. 

Il paziente zero è il fantasma che aleggia tra i continenti, ma in lui ho individuato anche la voglia di rivalsa e vendetta insita nelle popolazioni. Una sete cattiva di ricerca del colpevole come se fosse sua la responsabilità di infezione del pianeta: mi fa riflettere questa voglia di lanciare improperi e minacce proprio al fantomatico paziente zero.

Gli HammerFall all'interno del loro ottavo album datato 2011 avevano già utilizzato questa terminologia, battezzando il disco (non a caso) "Infected" e partendo proprio con la groovy "Patient Zero".

Il gruppo power svedese ha sempre avuto tante idee quante i temporali nel Sahara, ma in questo album giocano una carta che non mi sarei aspettato da loro. Irrobustiscono il suono e cercano di comporre canzoni più granitiche: niente di travolgente considerando che gli Helloween in "The Dark Ride" nel 2000 avevano fatto la stessa cosa (in modo decisamente superiore).

Una scelta di suonare "più duri" che peraltro fece vacillare i trentadue fan della band svedese che si guardarono nei loro pallidi visi, restando spiazzati e soli di fronte a un cambio di rotta troppo pesante per le loro borchie. 

Nei successivi album degli HammerFall individuo però una prospettiva che giudico positiva e di buon auspicio per la faccenda del coronavirus: gli svedesi indicano una luce in fondo al tunnel. La band, infatti, dopo l'esperimento di "Infected", tornerà immediatamente alle sonorità più canoniche e dopo questo periodo di "infezione" rientreranno ancora di più nei loro paletti. E questa cosa mi rassicura. Mentre ascolto Joacim Cans che canta uguale a se stesso nei successivi album, posso osservare con più serenità i catastrofisti.

Andrà tutto bene, tutto tornerà uguale a prima come accaduto per gli HammerFall e non cercheremo più con cattiveria il paziente zero perché i pazienti torneranno ad avere un nome e un cognome...

To be continued...

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