24 mar 2021

PETRUCCI & PORTNOY: PROVE TECNICHE DI REUNION PER I DREAM THEATER



Se due indizi fanno una prova, a questo punto non vorrei essere nei panni di Mangini. Ci eravamo già chiesti con scetticismo come avesse passato il lockdown John Petrucci, ma il tempo sembra ormai maturato per un avvicinamento dei due litiganti fondatori dei Dream Theater. È come se le loro recenti collaborazioni fossero un segnale ai fans e un sasso lanciato nello stagno del progressive.

Forse non è necessario, ma facciamo un riassunto delle puntate precedenti: nel settembre 2010, con un accorato comunicato stampa, Mike Portnoy lasciava i Dream Theater; per lui, non solo un gruppo ma la ragione della sua esistenza musicale. Dopo 25 anni lascia la band andando a collaborare con una miriade di altri gruppi, cercando maggior divertimento e realizzazione con i Transatlantic, gli Avenged Sevenfold, i Flying Colors e molti altri.

A quel punto inizia il casting per il nuovo batterista dei Dream Theater che viene individuato in Mike Mangini.

Giusto qualche anno per far volare qualche straccio tra i membri della storica band o per le tipiche dichiarazioni degli amanti separati: sto veramente benissimo in questo periodo, sono felicissimo perché posso fare quello che prima non facevo, mi sento realizzato finalmente senza le catene del partner, adesso posso anche pisciare in piedi sulla tavoletta del cesso, ecc...

Portnoy e Petrucci non si parlano, vivono anni di silenzi, scaramucce, nervosismo fin quando si fanno un selfie e lo postano su Facebook il 1° gennaio 2018.

I fans sono attenti e subito iniziano a sognare, a Mangini va di traverso il cappone con le lenticchie, mentre Rudess fa yoga con un leggero sorriso. L'unico commento a questa foto di Petrucci è #givepeaceachance #carpediem, mentre l'opinione comune che emerge dai social è una valanga di inviti a tornare insieme.

Ma arriviamo così ai nostri giorni di pandemia e ai due indizi di reunion.

In primo luogo, lo scorso anno esce "Terminal Velocity", che è il secondo album solista di Petrucci, ma la vera notizia è che Portnoy è il batterista di questo disco di virtuosismo chitarristico. Portnoy porterà in dote anche Dave Larue, il bassista del gruppo Flying Colors; ma soprattutto è il feeling tra i due che torna a crescere anche grazie alla capacità di intendersi al volo, con uno sguardo. Petrucci chiede, Portnoy esegue ma con personalità e forse le esperienze maturate in questi dieci anni permettono loro di incazzarsi meno per divergenze musicali.

Il secondo indizio è l'uscita programmata ad aprile, ma con già alcuni singoli fruibili in rete, del terzo disco dei Liquid Tension Experiment. Adesso la presenza di Petrucci è affiancata anche da Rudess e non è tanto l'album in questione a colpire per innovazione o urgenza comunicativa, quanto a sembrare invece un test di convivenza e sopportazione di Portnoy da parte delle due attuali colonne portanti dei Dream Theater.

Questo disco esce dopo una ventina d'anni da "Liquid Tension Experiment 2" (1999) e non credo si tratti certo di un'opera innovativa nella loro carriera, ma a mio modo di vedere ha un unico scopo ed è quello di fare le prove generali per la reunion dei Dream Theater, di comprendere se si può stare nuovamente nello studio con il carattere di Portnoy, se si può comporre in armonia qualcosa insieme.

È vero adesso mancherebbero soltanto i pareri di Labrie e Myung, ma non fatemi ridere. James da casa può anche mandare i pezzi vocali registrati mentre fa il soffritto per la moglie e incrociare Portnoy senza neanche riconoscerlo, mentre per Myung non sarà certo un problema dato la sua calma zen e il suo approccio alla vita e al gruppo.

Insomma siamo a mio avviso ad un passo dalla reunion, aspettano solo di fare il vaccino e raggiungere l'immunità di gregge per fare un tour mostruoso con setlist da 6 ore che ripercorreranno album interi e le loro vite.

È solo per Mangini che mi dispiace. Anche se in fondo lo vedo tirare un sospiro di sollievo, contento dell'esperienza fatta. Ma come si sta meglio a casa davanti al camino a sorseggiare il brandy e a dare ripetizioni di batteria! Anche per lui penso sia la soluzione migliore: avere un periodo di pausa dopo aver sentito tutti gli occhi addosso del mondo progressive, dopo aver visto in prima fila le persone con il cannocchiale a spiare i suoi movimenti salvo poi raffrontarli con quelli di Portnoy, dopo aver sentito le pacche sulle spalle di Petrucci che lo consolava per alcune imperfezioni, dopo aver sudato sette camicie per rivedere i video di Portnoy rimpiangendo il filetto al pepe nero della moglie.

Tutto sta convergendo verso il prossimo album dei Dream Theater che uscirà nel 2022 e ci sarà Portnoy alla batteria, ma, a questo punto, perché non coinvolgere anche Kevin Moore e Charles Dominici per rafforzare la famiglia allargata e creare un disco monumentale che diventi il simbolo della fine del Covid?

Pensaci John
, pensaci...