23 ott 2024

UN COCCODRILLO PER PAUL DI'ANNO - LA CHIAVE NEL PUGNO


Il coccodrillo per Paul è doveroso, ma non perché lo sia a prescindere. 

E, anzi, l'ultimo dei motivi è che sia stato il cantante dei Maiden. Non c'era già più quando i nostri componevano “Die With Your Boots On”.

Ma lui è morto così, “con gli stivali”, da uomo che non dismette i suoi panni.
Io se fossi Dio
non sarei ridotto come voi
e se lo fossi io certo morirei per qualcosa di importante
purtroppo l'occasione di morire simpaticamente
non capita sempre e anche l'avventuriero più spinto
muore dove gli può capitare e neanche tanto
convinto

(G. Gaber - "Io se fossi Dio")   

Bisogna essere convinti di quello che si fa, quindi, visto che la morte non sarà, di per sé, l'apogeo di nessuno. Lui lo era, convinto, anche se i limiti di quello che ha fatto dopo i Maiden sono evidenti. Ad un certo punto sarebbe anche impietoso insisterci, perché si sovrapponevano anche limiti di tenuta fisica. Anzi, direi che proprio quando di Di'Anno si è ricominciato a parlare è stato per la sua fase “fuori concorso”.

Dei Praying Mantis, peraltro ottimo nome, non parlavano in molti.

Tornare indietro su un gruppo che porta il tuo nome (i Di'Anno, appunto) sa molto di ultima carta da giocare, che non piglia molto, ma ne hai in mano solo quattro. Di'Anno aveva il nome. Un passato ingombrante, con cui ha fatto pace spremendolo fino all'inverosimile.

Non mi faceva pena. In fin dei conti si diceva che avesse avuto problemi di condotta legati all'abuso di alcol o droghe, e che per questo si sia giocato la sua permanenza nei Maiden. O forse non è così, e semplicemente si aveva in mente un cantante di impostazione diversa. Personalmente, credo che il passaggio a Bruce Dickinson sia stato un caso, con potenzialità che si sono definite in corso d'opera, essendo “The Number of the Beast” un disco cantabile al limite ancora da Di'Anno.

Ci sono estimatori che lo ritengono il cantante dei Maiden, e Dickinson l'inizio di un filone meno genuino. A posteriori, per quasi tutti i Maiden sono quelli di brani che, comunque, Dickinson ha saputo cantare egregiamente.

Due stili diversi, neanche in concorrenza. Per questo la questione del Di'Anno verace e “de core” contro il Dickinson “ballerina” che gorgheggia, secondo me non esiste. Il famoso episodio in cui il primo reagisce ad un fan (secondo me uno bevutissimo che dei Maiden conosceva solo mezzo disco) è triste da ambo i lati. Questo fan, sceso dal pino, durante una pausa gli grida insistentemente “Bruce Dickinson”, senza neanche rendersi conto di cosa diceva, come se davvero stesse inneggiando ai Maiden e si aspettasse l'ingresso del “vero” cantante dopo un'introduzione tributo un po' buttata via. Lui, dal canto suo, poteva anche reagire peggio, e forse si sarà imparanoiato che quel fan l'avesse aizzato qualcuno, ma dimostra che soffrisse il paragone con Dickinson.

Se il paragone non c'è, neanche c'è motivo di insultarlo dandogli dello smidollato.

Lo stile con cui Di'Anno canta i "suoi" successi dei Maiden, peraltro, non era più quello originale. Negli ultimi tempi li proponeva in versione punk, anche per mascherare amnesie di testi e limiti vocali. Ma la sua voce, in origine, non era affatto una voce punk: si trattava di una voce calda, con risonanze blueseggianti, con una componente nasale e “lassa” che contrastava la grinta e la parte aggressiva. Sentire “Phantom of the Opera” cantata a-là “boia d'un giuda” (come direbbe Guccini) non era neanche così male, ma non era il Di'Anno delle prime incisioni.

Come personaggio, sinceramente, se fosse rimasto in prima fila, non mi avrebbe entusiasmato granché. Quelle pose col dito medio, con le bottiglie di alcolici, perpetuavano la parte meno (non) interessante dell'estetica metal. In questo, il limite di Di'Anno era evidente: non andava oltre quello, e più il tempo passava, più insisteva nel rivendicare come “cuore caldo” del metal elementi alcolici o para-alcolici. Non un gran comunicatore.

Però, diciamo la verità: come possiamo condannare una vecchia gloria se propina delle canzoncine rocciose e innocue, e invece assolvere i Dakthrone di cui prendemmo sul serio la svolta “alla ricerca delle radici del metal”, e poi quella del “ritorno al marcio delle origini”?...

La storia del “io sono rimasto fedele al vecchio metal”....Diciamo che, tornando all'inizio, ti giochi le carte che hai. Non essendo molto famoso, puoi giocartele con la fan base storica, e ripetere qualcosa su quella linea stilistica. Una regressione rispetto agli stessi Maiden dell'era Di'Anno, una soluzione di poco respiro. Volendo essere cattivi, neanche si può dire che “non hai tradito” le origini: bisogna avere abbastanza pubblico per provare a tradire. Dickinson lo aveva, e non ha tradito, ha fatto del sano hard rock metallizzato.

Puoi metterti a riproporre i vecchi successi, con un doppio effetto collaterale inevitabile. Il primo non è il paragone con Dickinson, ma il paragone con il vuoto compositivo dopo l'uscita dai Maiden. Il secondo effetto è il sopravvenire di limiti su più fronti, che trasformano i Maiden delle origini in una specie di Exploited un po' più ordinati. Di'Anno che continua a sbattersi in club di terzo e quarto livello per portare avanti un'ideologia stilistica contro la deriva dickinsoniana... perché imbarcarsi in questo tipo di argomento, che si seppellisce da solo?

Con l'avanzare degli anni, neanche l'età e il fatto di essere sempre in qualche modo nel giro erano un segno distintivo. C'è arrivato Byford, c'è arrivato Halford, e perfino Lemmy senza aver praticamente più voce. Ma c'erano delle differenze. E le differenze avevano un loro perché nel passato di Di'Anno, piuttosto che nel presente. Nel presente, rischiava di diventare una sorta di Richard Benson, ma questo è stato evitato perché il pubblico metal non ha mai smesso di rispettarlo.

Il punto infatti non è perché non abbia avuto la fortuna che meritava. Ma che ha avuto il rispetto che meritava. Non importa cosa avesse meno degli altri, ma cosa avesse come gli altri. Aveva l'amore per quello che il metal era stato. Probabilmente non era granché entusiasta del resto del metal, o di quello che è diventato adesso. Forse non capiva il black, forse neanche il death.

Ho però la sensazione che fosse uno di quelli che, se gli avessi consegnato le chiavi dello scrigno del metal, le avrebbe tenute strette nel pugno. Qualunque destino lo avesse poi accompagnato. 

Fino alla morte.

PS_ Qualcun altro con quelle chiavi è scappato, e per giunta, tornato indietro, ce le voleva anche rivendere...

A cura del Dottore