26 lug 2025

VIAGGIO NEL DUNGEON SYNTH: GOTHMOG

 


Nelle paludi del Medioevo: Gothmog, "Medieval Journeys" (1998) 

Riassunto delle puntate precedenti: i Mightiest sono una black metal band senza arte né parte. Tedeschi, attivi fin dagli anni novanta, non si sono distinti per una proposta particolarmente originale che si distaccasse in qualche modo dai canoni tipici del genere, ma hanno avuto il merito di far incontrare B.S. e Ral, i quali un bel giorno ebbero la bella idea di fondare i Depressive Silence, una delle realtà più importanti dell'intera saga del dungeon synth. Il duo avrà vita breve: nel 1997 i Depressive Silence già non esistono più, ma il cammino dei due musicisti continuerà lungo vie separate (e parallele). Verranno infatti avviati altri due progetti importantissimi per le sorti e il consolidamento stilistico del dungeon synth: i Solanum e i Gothmog

Dei Solanum si è parlato la scorsa puntata trattando “Spheres of Time”, edito nel 1997. L'anno dopo avrebbe visto la luce “Medieval Journeys”, unica demo (la prima stampa era di 300 copie) rilasciata dall'ex compare Ral (all'anagrafe Andreas Kreiler) sotto l'insegna dei Gothmog. Al pari di Depressive Silence e Solanum, i Gothmog avrebbero avuto una brevissima esistenza. Attenzione, però! Anche i Gothmog, al pari di Depressive Silence e Solanum, sarebbero resuscitati in tempi recenti, se non a livello discografico, almeno a livello concertistico per portare sul palco la loro musica, la quale col trascorrere degli anni sarebbe divenuta leggendaria. Vediamo dunque cosa è riuscito a combinare di buono il nostro Ral nella sua avventura solista... 

Si è già detto come i due progetti, Solanum e Gothmog, rappresentassero in qualche modo le due diverse e complementari anime dei Depressive Silence. Il duo tedesco si era congedato dal mondo con il capolavoro “Depressive Silence [II]”, svincolandosi completamente dal black metal ed approdando ad un suono luminoso, epico, dai contorni più propriamente fantasy. E proprio a quel suono il buon B.S. aveva guardato per proseguire il suo cammino artistico con i Solanum. Prima di “Depressive Silence [II]”, tuttavia, vi erano state un paio di demo che avevano presentato i Depressive Silence in una veste più cupa e minacciosa, ancora molto vicina al black metal, tanto che in certi frangenti il confine fra i due mondi (black ed ambient) era ancora sfumato. 

Proprio da quelle suggestioni sembrerebbe emergere “Medieval Journeys” che già dal titolo introduce quei foschi scenari che hanno caratterizzato molto dungeon synth della prima ora. E se i Solanum per molti aspetti sembrerebbero aver anticipato caratteristiche ed umori di certo modern dungeon synth (quello che si sarebbe imposto negli anni dieci del nuovo millennio), i Gothmog mantengono un saldo legame con il black metal, basti pensare al fatto che Ral si presentava ancora munito di borchie e face-painting

Del resto lo stesso monicker si riaggancia a quella tradizione del black metal che iniziava ad operare in ottica atmosferica e che attingeva a piene mani dall'immaginario tolkieniano. Gothmog di fatto non è niente meno che il nome di un personaggio de "Il Signore degli Anelli", luogotenente di Morgul al servizio del malefico Sauron: una figura in verità assai vaga in quanto non trova molto spazio nel romanzo, tanto che non è chiaro se sia un orco, un uomo o un nazgul. Ma al di là di questo dettaglio (ascoltando i brani e leggendo i titoli di “Medieval Journeys” non parrebbe che vi siano ulteriori rimandi al mondo tolkieniano), l’importante è chiarire come - concettualmente parlando - il progetto Gothmog intenda inscenare cupi e tenebrosi paesaggi medievali e suscitare nell'ascoltatore inquietudine ed oscure sensazioni.

“Medieval Journeys”, in altre parole, rappresenta in pieno la quintessenza del dungeon synth vecchia scuola. E quando affermo questo non mi riferisco solo alle intenzioni (perfettamente coronate), ma anche al tessuto sonoro stesso, il quale si esprime attraverso quell'impasto di arie medievaleggianti evocate a suon di percussioni, organi, flauti, trombe e fisarmoniche. Il tutto ovviamente reso dai suoni scricchiolanti e rigorosamente sintetici di una tastieraccia da quattro soldi e nel contesto di una produzione lo-fi che in questi casi rappresenta un valore aggiunto in termini di atmosfera. Ma “Medieval Journeys” non si affida solamente ad un suono nebbioso e fantasmatico per suggestionare l’ascoltore, “Medieval Journeys” è un lavoro di sostanza, composto con raziocinio e suonato con una discreta padronanza tecnica. I sette brani (anzi sei, se si esclude il breve outro) si spartiscono la durata considerevole di tre quarti d'ora, imponendosi come suite articolate in più fasi e capaci di cambiare volto diverse volte. 

Un modus operandi, questo, che si evince già dallo svilupparsi/avvicendarsi dei temi melodici inanellati dal trittico di brani posto in apertura. “Blood Trips From My Sword” apre le danze con un incipit marziale a base di percussioni e fiati, si fa tronfia e spigolosa nel suo corso centrale per poi sfumare in una meditativa aria di organo che echeggia le meste liturgie di Bach. Le due parti di “Shadows of the Past”, ossia "I (Medival Echoes)" – da notare l’errore di battitura nella prima edizione – e “II (In Oration of Ancient Spirits)”, rincarano la dose fregiandosi di un suono possente e serioso che certo potrà apprezzare il fan di progetti atmosferici che rasentano l'universo dark come The Moon Lay Hidden Beneath a Cloud o addirittura del martial-industrial dei Blood Axis

Più vicine al classico sound dei Depressive Silence appaiono invece le successive e più pompose “Lost in My Dreams” e “Night Passion”, forti di melodie ariose ed intrecci strumentali (l’incalzare degli archi, i volteggi di un pianoforte morboso) che denotano una certa bravura di Ral nel maneggiare lo strumento. Insomma, è chiaro a questo punto che non vi sarà da aspettarsi quel dungeon synth costruito su motivetti elementari trascinati troppo per le lunghe. 

Un discorso a parte merita la lunga e tortuosa “A View Into My Abyss” (più di dieci i giri di orologio) che viene presentata come bonus-track, forse perchè originariamente destinata ad un altro progetto. Ad avvalorare questa tesi vi è il fatto che nel brano danno il loro contributo altri musicisti (non accreditati) ossia l'ex compare B.S. alla voce, tale Nazgul sempre alla voce e Simon Breitenfeld a voce e basso. Quel che ne esce è un brano diverso rispetto ai precedenti, coerente quanto ad umori professati, ma costruito sull'alternanza fra quiete e momenti più concitati: una suite dell’oltretomba scossa da improvvisi squarci rumoristici (un basso distorto?) e con un finale cacofonico che flirta senza mezzi termini con il black metal, incluso un digrignante screaming. A rimettere le cose a posto, un bell’outro di poco più di un minuto – breve ma intenso - che resuscita i toni trionfali con cui l’opera si era aperta. 

Come accennato in apertura, sono bastati questi tre quarti d'ora per meritare un posto a vita fra i nomi storici del dungeon synth. Una reputazione che ha convinto di recente Ral a riportare la sua musica su un palco in una fase storica del dungeon synth in cui il genere ha iniziato ad uscire dalle anguste camerette di questi umili edificatori di mondi immaginari per approdare alla dimensione sociale del festival. Ma in modo diverso rispetto ai Depressive Silence, che pure si fanno aiutare sulle assi dagli altri componenti dei Mightiest, i Gothmog hanno deciso di saltare il recinto e tornare alla madrepatria del black metal, con set massicci che vedono l'impiego di chitarra, batteria e persino di un vocalist a dispensare screaming. Una scelta intelligente volta a rimpolpare sia a livello di impatto visivo (con i cinque muicisti incappucciati sul palco) che di spessore del suono un repertorio fin troppo risicato. Così, da un lato il materiale contenuto in "Medieval Journeys" viene in parte ri-arrangiato ed esteso in chiave metal; dall'altro la set-list viene integrata con l'aggiunta della cover di "The Passing of the Grey Company" dei Summoning: una scelta  estremamente coerente considerato che la formazione austriaca - lo si è visto parlando dei Pazuzu - ha ricoperto un ruolo cruciale nella genesi del dungeon synth. 

Questa "regressione" al black metal, in definitiva, non ci stupisce di certo, tanto più che i Gothmog, già ai tempi, sembravano assai restii a recidere definitivamente il cordone ombelicale con il metallo neroChe altro aggiungere in conclusione?Medieval Journeys” non ha quella spinta innovativa che avevano avuto i Depressive Silence prima e Secret Stairways e Solanum dopo, ma rappresenta un must assoluto per quanto riguarda il dungeon synth più torbido, inquietante ed orientato ad edificare paesaggi misterici e paludosi, evocatori di un fosco ed ottenebrante passato... 

 

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