26 mar 2015

I VICINI RUMOROSI: QUEL LATO "DISTURBANTE" DELLA TRANQUILLA SVIZZERA

Se nelle più becere e stereotipate raffigurazioni all’estero gli italiani sono sovente identificati con il pacchiano trittico “mafia, pizza e mandolino” (nelle versioni più benevole, con la “pasta” al posto della “mafia”), và detto che anche per i nostri vicini di casa svizzeri gli stereotipi non sono da meno…e mi riferisco al solito “banche, cioccolata e orologi a cucù”.

A cura di Morningrise

Così come, lontano da questi stereotipi, il poco conosciuto, ma vivo e vegeto, sottobosco metallico del Bel Paese ha sfornato nel corso dei decenni band culto particolarmente oscure e “maligne” (a partire dai grandiosi Death SS), anche la tranquilla Svizzera può annoverare gruppi sulfurei e particolarmente inquietanti, che hanno lasciato un segno tangibile nella storia del metallo tutto, sia per la loro levatura artistica che per l’influenza avuta su decine e decine di altre band nel corso degli anni.

L’immagine simbolo del nostro blog è un quadro di M.C. Escher, il geniale grafico olandese che nel corso della sua vita visse anche in Svizzera (oltre a sposare una donna elvetica).
Rifacendomi alle sue celeberrime opere raffiguranti costruzioni impossibili dalle prospettive stranianti e assurde, mi piace pensare alle band svizzere oggetto di questo post come “parti fisiche” di una specie di villino escheriano; una sorta di tetra magione dall’architettura lovecraftianamente improbabile e aliena; e mi piace immaginarla inserita, come contraltare, in una vallata lussureggiante e paesaggisticamente incantevole, puntellata da linde villette coi gerani alle balconate, in un contesto di ordine e pulizia impeccabili.
E allora da cosa potrebbe essere composto quest’ipotetico manufatto? Io me lo figuro così:

- Le fondamenta: la base la vedo sostanziata dalla musica dei Coroner. Technical thrash assolutamente geniale e oscuro il loro, grazie soprattutto alla verve e alle capacità tecniche del guitar hero Tommy Vetterli, funambolico costruttore di architetture sonore solide, dirette e al contempo fortemente progressive e innovative per l’epoca. I loro "No More Colors" (1989) e, soprattutto, "Mental Vortex" (1991) si ergono immortali a simboleggiare la migliore evoluzione possibile del più tradizionale thrash in quegli anni in (momentanea) decadenza. Quello che “sbagliarono” i Coroner fu probabilmente il momento in cui raggiunsero il loro apice creativo…da un lato superati oltreoceano nello stesso alveo da "Rust in Peace" dei Megadeth, e dall’altro emarginati dal fatto che si stesse entrando in pieno periodo death, e la platea metallica e la stampa specializzata rivolgevano la loro attenzione alle uscite coeve delle new sensations floridiane…ma la qualità immane dei lavori degli elvetici rimane assoluto e ancora oggi omaggiati da un fedele numero di fan.

- Le pareti: ai lati della nostra costruzione vedrei due gruppi abbastanza paragonabili tra di loro: gli Alastis e i Samael. Entrambi infatti hanno proposto un approccio “nero” (lontanissimo comunque dal tipico black scandinavo) alla loro espressività artistica, rallentato (a tratti “doomico”), molto freddo, quasi algido, per poi incorporare elementi dark-gothic i primi (sfornando nel 1996 quello che rimarrà il loro album migliore, The other side), e symphonic-industrial i secondi (notevole, per quanto a tratti troppo monocordi, l’accoppiata "Passage" & "Eternal"). In particolare i Samael, soprattutto nelle prime fasi della loro carriera, hanno giocato molto sulle tematiche blasfeme e demoniache, oltrechè su un impatto visivo particolarmente pesante (andate a rivedervi la copertina di "Ceremony of Opposites" del 1994 per farvi un’idea…)

- Il tetto: scontato ma inevitabile mettere al vertice di questa costruzione i Celtic Frost
Sono senza dubbio loro il top di sempre della musica metal svizzera. Per scrivere compiutamente sulle opere musicali di Tom “Warrior” Fisher & Co. ci vorrebbe un libro intero…Del loro ruolo all’interno della storia del metal e dell’influenza che hanno avuto su generazioni di musicisti dalla fine degli anni ’80 in poi (gli stessi Coroner nascono come road crew dei CF), Metal Mirror già ha parlato (vedi post: “Black Metal, il tuo nome è Norvegia”). Li si è definiti in diversi modi: death, black, thrash, gothic, ecc…per quanto mi riguarda essenzialmente…ESTREMI! 
Avanguardisticamente estremi…giusto per dare una vaga idea del loro genio, solo per "Into the Pandemonium", sicuramente l’apice artistico della loro carriera, gli elementi inseriti dai tre musicisti furono incredibilmente numerosi: partiture thrash sposate a elementi orchestrali (sic!), passaggi proto-death a sezioni industrial, rallentamenti doom e voci femminili. Insomma un melting pot di stili perfettamente bilanciati tra loro, il tutto avvolto dalla consueta aura maligna e dalla voce inconfondibile di Fischer. E non è sicuramente un caso che il cantante chitarrista di Zurigo, per le copertine di "To Mega Therion" prima e di ITP dopo abbia utilizzato i disegni di due artisti originalmente surreali e avanguardistici: Hans R. Giger (peraltro anch’egli svizzero) e Hieronymus Bosch (anch’egli olandese come Escher).

L’hard n’ heavy dei Krokus negli anni ’80; l’hard rock di stampo americano dei Gotthard nei ’90; il folk-death degli Eluveitie nella prima decade degli anni 2000. Ogni fase storica dell’heavy metal ha potuto annoverare tra le sue fila band svizzere importanti e di successo.

Per cercare la parte oscura, “disturbante” e malignamente affasciante dei nostri vicini di casa rivolgete gli occhi della fantasia a quel villino oscuro…laggiù…in quella verde vallata circondata da montagne dai picchi innevati...