16 lug 2018

ANATOMIA DEL BLACK METAL: IL CORPO DI MORGAN E L'ANIMA DI KING OV HELL



Nell'analisi di un movimento musicale, è sempre interessante, a movimento ormai in corso, magari maturo o nella fase “post”, come è il Black Metal, chiedersi in che cosa consista essenzialmente il genere.

Fin dall'inizio infatti può essere che un genere sia connotato da cifre stilistiche precise, ma che queste cifre possano dare origine a soluzioni tra loro diversissime: basti pensare che nessuno, in piena esplosione black metal, questionava sul fatto che fosse black metal "Deathcrush", ma lo fosse anche "Stormblast" dei Dimmu Borgir o i dischi per tastiera di Mortiis

Certo, ci sono subito le diatribe tra puristi e avanguardisti, tra fautori di un'espressione sotterranea e entusiasti della maggiore notorietà. Qui però mi preme un altro discorso: l'anima di un genere può consistere di una parte ideologica, se si vuole anche immaginaria, ma che fa da piano d'ispirazione; e un'altra che può essere descritta in termini di esecuzione, strumentale. La parte ideologica è di solito rappresentata poi e trova spazio nei testi, nella componente visiva e scenografica. Le due componenti funzionano però come un tutt'uno, e il genere lo immaginiamo come una specie di flusso che sgorga da un turbine ideativo, per essere tradotto in musica come un fiume che scende a valle e fa girare le pale dei mulini. 

Cosa sarebbero le due componenti se le staccassimo l'una dall'altra? Cosa significherebbe pensare black, ma senza suonarlo? Cosa significherebbe suonare black, ma senza averne consapevolezza? In teoria nulla, e infatti i sottogeneri, come il NSBM, o l'Un-Black, che sostanzialmente dovrebbero essere definiti per un'ideologia, non sono propriamente dei sottogeneri musicali.

Bene, noi abbiamo pescato, e quasi in simultanea, due esempi che possono farcelo capire.

Uscito da poco "Viktoria", il nuovo dei Marduk, ho letto l'intervista a Morgan Hakansson su RockHard. Alla domanda se ci sia un messaggio generale che i Marduk vogliono comunicare “tra le righe” con questo disco, Morgan risponde come se nulla fosse “No, non direi. Non avevamo alcuna idea durante la registrazione dell'album, nemmeno per i titoli dei brani”. Formidabile: un gruppo che infila un disco intero, senza avere alcuna idea. Però lo fa. Quel nemmeno per i titoli dei brani mi ha doppiamente stupito, perché se c'è una cosa che spinge a comprare i dischi dei Marduk, anche per chi non stravede per loro, sono i titoli dei dischi. La storia del Black è stata segnata da questi titoli programmatici: Quelli della non-luce, ancora in epoca acerba. E poi il titolo che cita i Bathory Il paradiso brucerà - quando saremo uniti, e ancora avanti con titoli misantropici come “World Funeral” o “Plague Angel”...insomma, se questi sono titoli tirati fuori in maniera casuale...

Si procede con domande sull'ideologia del gruppo, e si chiede un commento sulle accuse di filonazismo, da cui Morgan si schermisce in una maniera disarmante. Perché riferimenti al nazismo? Ma sai, ci piace la seconda guerra mondiale...le scuse dei bambini. Insomma, se ti piace la seconda guerra mondiale, puoi sempre fare dischi sulle gloriose gesta delle truppe marocchine, o sulla guerra navale in acque giapponesi. Invece i Marduk da un po' di tempo la menano con la guerra della Germania nazista, neanche fossero i responsabili del palinsesto di History Channel. Inoltre, la storiella del collezionista di cimeli la passiamo a Lemmy (per simpatia), la passiamo a Hannemann (per rispetto), ma quando ti fai fotografare con una croce di ferro, un giubbotto con il simbolo di un'unità Waffen-SS, e dedichi un brano ai combattenti delle unità Werwolf che Goebbels organizzò come strenua resistenza “ideologica” nella Berlino invasa dai russi....E non solo, perché c'è anche la canzone sulla battaglia di Narva, operazione militare nota per il coinvolgimento dei reparti militari delle SS.

Ma no dai, Morgan si sta agitando, più che arrabbiarsi per queste insinuazioni, sembra proprio che vada nel marasma. Eppure è lì nelle foto di scena con tutte le decorazioni militari, ma non gli parlate di simpatie naziste, non riesce a comprendere di cosa si stia parlando. A lui semplicemente piace “raccontare la seconda guerra mondiale da un punto di vista differente, magari controverso”. Anche Goering provò a raccontarla così al Processo di Norimberga, ma non entusiasmò la giuria. Oggi in alcuni paesi, più che controverso, è finanche proibito questo punto di vista.
Ma Morgan è così: si appiccica addosso dei simboli, racconta delle storie, si entusiasma, ma mica ha idea di quel che fa. Al massimo è filonazista senza averne alcuna idea.

Però dai, lasciamo perdere le ideologie storico-politiche, andiamo sul black, e qui il giornalista gli chiede cosa secondo lui è il black metal, nella sostanza. E lui dice che non c'è niente di giusto o sbagliato nelle definizioni di black metal, perché ognuno lo definisce come vuole insomma, è qualcosa di personale, e soprattutto “sarebbe ridicolo porre dei limiti o dei paletti”. Quindi, quando si ammira la monoliticità di un “Panzer Division” in realtà non sono paletti: è un caso. Sembrano paletti, sembrano regole, è tutto prodotto così, in maniera inconsapevole e automatica. La voce è sempre in growling, ma non è un paletto, sgorga così senza controllo. Il resto in quel momento non esiste, non è che sia stato messo fuori dai paletti, non è caduto all'interno del campo di coscienza, non sussiste. I Marduk esistono solo come suono, inutile intervistarli. Non esiste una realtà Marduk che parla, argomenta, spiega, esamina consapevolmente una scena, una storia, un'ispirazione.

Glielo provano anche a chiedere...Cosa ne pensa dell'evoluzione dei Marduk? “Quando mi guardo indietro vedo una band che ha mantenuto una sua marcia costante...”. Ma che significa? Se l'hanno cambiata a più riprese, passando dal death al black, rallentando per poi accelerare brutalmente con "Panzer Division", per poi muoversi su territori più misti e spigolosi...Nulla, per lui è tutto uguale.
Cosa ne pensa del fatto che per molti i Marduk sono diversi ma divenuti in qualche modo sempre più brutali, in sede live? “Mi è difficile dirlo, perché in quel momento sono concentrato a suonare”.
Dai basta, gli scoppia la testa, abbiate pietà!

Insomma: o si pensa, o si suona, questo pare voglia dire Morgan. E lui suona. Pensare sui Marduk spetta a noi. Sembra che ci siano idee, titoli programmatici, tematiche prevalenti, riferimento storico-ideologici. Sì, può essere, ma lui “non lo sa”, perché sta suonando in quel momento. In qualsiasi momento voi vi poniate una domanda del genere, lui sta suonando, non c'è. E' su un altro piano.

Il suo antipodo è King Ov Hell (Tom C. Visnes), che rappresenta l'astrazione black metal al netto dell'esecuzione. Quest'uomo poteva suonare in un disco di Abbath. In quel disco sarebbero, e forse saranno, gracchiati dei testi. Qualcuno li andrà magari anche a leggere, e magari li tradurrà. Ma questo King non lo avrebbe tollerato. Si tratterebbe di testi che si rifanno alle fantasie di C.G. Jung, uno psicanalista che ad un certo punto iniziò a dirsi cristiano per via mistica. In altre parole, a differenza di coloro che credono “quia absurdum”, cioè credono a cose inspiegabili perché scelgono di farlo, proprio perché l'oggetto della fede è assurdo (altrimenti sarebbero convinti). Il mistico invece non crede “come gli altri”, ma crede per una via individuale, perché “ha visto”, perché ha incontrato Dio personalmente nella sua esperienza di vita. Quindi lo conosce, individualmente, non ci crede in linea generale. Diciamo, in soldoni, che c'è chi crede perché sceglie di farlo e basta, e chi crede in virtù di un rapporto che ritiene individuale tra sè e Dio. Gli uni credono che Cristo sia risorto; gli altri sanno che Cristo c'è perché ne hanno avuto una visione (e quindi è risorto, come corollario).

A parte queste distinzioni, King ov Hell è incazzatissimo perché lui col cristianesimo non vorrebbe mischiarsi. Da dove sarebbe emerso questo cristianesimo però? Non sarebbe stato un disco di black metal, punto e basta? Non lo sono forse anche i dischi di unblack? Si potrebbe dire che un disco con testi cristiani, mettiamo, renda la musica in qualche modo diversa? King ov Hell va oltre questo, lui non vuole che vi sia questa commistione, vuole coerenza, anche se è una coerenza totalmente irrilevante a fini musicali stretti, anche se nessuno potrebbe vedere la differenza. Lui non sa cosa sia l'idea black in musica, ma lui non esiste senza essere prima di tutto “idea”. E quindi saluta Abbath indignato. Del resto, pover'omo, esce fuori già segnato dall'esperienza con i Gorgoroth, che aveva tenuto in piedi alla grande e fatto crescere, per poi ritrovarsi Gaahl a pontificare di omosessualità e sfilate di moda.

Ecco quindi il Black, guscio e polpa esaminati separatamente come mai avevate visto: un Morgan furia cieca, uno Cthulhu che non sa di essere il dio dei sogni. E un King ov Hell mente isolata dal sonoro, metafisica.

Ogni volta che i due si incontrano, viene a esistere il black metal.

A cura del Dottore