1 ago 2018

VIAGGIO NEL METAL ASIATICO - CAMBOGIA, UN DISAGIO IRRISOLTO


Il gruppo Nightmare AD parte dalla capitale cambogiana Phnom Penh e si inoltra in un viaggio nella giungla della provincia di Kandal, per raggiungere lo studio di registrazione della Yab Moung Records. Quest'etichetta è attualmente il motore del metal cambogiano. Ma perché questo pellegrinaggio anti-tecnologico, portandosi dietro, - presumo – centinaia di chilometri di prolunga per far arrivare la corrente nel folto della giungla?

Non so dare una risposta definitiva, ma o è un retaggio o un rito cambogiano arcaico se si pensa che anche la rivoluzione socialista che porta all'organizzazione della Cambogia Democratica prevedeva il reflusso dalle città alla campagna. I capi dei Khmer Rossi avevano infatti teorizzato che l'equilibrio del socialismo stesse nella cultura contadina, e per contro il suo principale nemico fosse invece la cultura cittadina. Per questo i cittadini furono deportati sistematicamente in comuni agricole e spogliati naturalmente dei loro averi. Coloro che portavano segni inequivocabili di corruzione cittadina (tipo una qualifica culturale, un mestiere non manuale) erano malvisti e rieducati, spesso direttamente dalla vita alla morte. Il progetto di Pol-Pot subì nel tempo un'evoluzione coerente con la fede nella sua bontà sostanziale: vedendo che i cambogiani non erano entusiasti del socialismo, anche per l'estremo impoverimento, concluse che il paradiso socialista non era cosa per moltitudini, per masse, ma era tutt'al più sostenibile per una élite di rieducati e di militanti, diciamo meno della metà della popolazione cambogiana dell'epoca. E infatti l'altra metà abbondante fu falciata. L'idea di arrivo era geniale: una società con pochi potenti militarizzati che fanno lavorare delle masse malnutrite, non numerosissime perché non c'era abbastanza cibo.

Euronymous per esempio si compiaceva di questi esperimenti sociali basati sullo sterminio dell'uomo medio, e pontificava su quanto essi coincidessero con la sua idea di “male al comando”. Non so se i Khmer rossi avrebbero graziato Euronymous in quanto alfiere del socialismo, fatto sta che i musicisti in generale non riscuotevano molto successo in quell'ambiente.

I Nightmare AD forse vedono in questo loro viaggio un pellegrinaggio in memoria di quel disumano e visionario laboratorio sociale. L'intro è infatti Dentro la distopia, perché distopia era nel senso più letterale del termine, un “luogo” incompatibile con la vita, sia per l'inasprimento delle condizioni di base, che per l'organizzazione che le rendeva ulteriormente competitive in nome della presunta adesione a un ideale di collettivismo ed egualitarismo. Il breve EP, almeno dai titoli, sembra in effetti una narrazione di un processo di cambiamento sociale, che inizia con una crisi economica e prosegue poi con una guerra civile, per condurre quindi ad una riforma radicale e violenta. Buon thrash-core, voce growl.

L'hardcore è in voga, così come un genere che qui chiamano “khmer”, ovvero come se dicessimo “musica italiana”, di cui non comprendiamo così a primo impatto la peculiarità (Vartey Ganiva, Young Dragons). Diciamo che esiste una qualche tradizione rock e punk, e crediamo di intuire che qui la radice del metal sia punkeggiante, come del resto in parte fu anche per noi. L'hardcore sembra un punk consapevole, che comincia a variare ritmiche, ad annoiarsi delle strutture semplici, a far emergere le individualità in forma di assoli, etc. Questo il profilo degli Sliten6ix, che vediamo scatenarsi in live-videos dentro quello che pare un container adibito a sala di registrazione, con tanto di pubblico che poga. Non escluderei che questi siano gli studios della Yab Moung.

A Phnom Penh invece ci si trova, come tutti sanno, da “Oscar all'angolo”, locale che ospita i festival di musica rock locale, ma non solo, l'Otres Market, lo Stage Bar. Posti che ricordano quei centri sociali minimi, con il palco e l'arena ricavati in uno spazio che nessun geometra del catasto riterrebbe accettabile. I Doch Chkae si esibiscono in tutti questi posti, e ci offrono anche un video interessante in cui si intuisce un parallelo sociale tra l'uomo e i cani da combattimento tenuti in cattività. Un metalcore coerente con le magliette sfoggiate dai nostri, Suicidal Tendencies e Slayer del periodo “Diabolus”.

Nel complesso, lo khmer-metal non sembra al momento offrire spunti di grande originalità stilistica o lirica, ma ne apprezziamo l'esistenza. Forse tutto questo correre a piedi nudi nel ventre della giungla non è proprio il massimo per far attecchire una scena metal, così come chiudersi dentro ai container per pogare.

Deve esserci qualcosa di comune alla base della cultura cambogiana, che spinge alla ricerca del disagio. Forse il popolo cambogiano avrebbe comunque realizzato l'idea di ritornare alla natura selvaggia in odio alla città. D'altra parte quello che non ci è chiaro è se poi chi va a incidere per la Yab Moung ritorna indietro, o viene definitivamente inghiottito dalla giungla cambogiana. 

Pol-Pot è morto da uomo libero nel '98, senza rinnegare nulla, addirittura attribuendosi un genocidio di dimensioni maggiori di quello che poi fu effettivamente stimato. Credeva di aver fatto di più, pazienza. Pare che le sue ultime parole prima di morire siano state : ah beh, sempre meglio dei millantatori norvegesi

A cura del Dottore

(vedi puntate precedenti)