5 set 2019

CONFRONTI IMPOSSIBILI: SLASH E RANDY "THE RAM" ROBINSON



Non mi sento giovane; forse in realtà non mi ci sono mai sentito neanche quando lo ero. Ogni volta che ascolto o compro un disco di Slash mi sento in una bolla d’aria e vedo qualche capello bianco in meno su di me. 

L’ispirazione viene quando l’estate si avvicina e cresce la voglia di aria aperta, concerti, capelli scompigliati dal vento e tanti tuffi al mare. Posso mettermi a prendere il sole con gli Unleashed? 

Evidentemente no: meglio prendere Slash, portarlo in spiaggia e fare quello nostalgico, magari trovando anche qualche bella tipa con cui discutere.

Non ho tatuaggi per rimorchiare chi ha nostalgia di Slash, ma “Living the Dream” (2018) è ad esempio un disco che mi piace. Sono sempre stato vicino alla sua discografia da “Apocalyptic love” del 2012; nonostante l’odore di macerie e la poca volontà di innovare, non l’ho abbandonato e quando arruola Myles Kennedy per me fa bingo. Ottima voce, poche idee, ma tutto scorre fluido con una splendida chitarra. 

Insomma, soli, bella voce, canzoni orecchiabili e rock al punto giusto: per me l’estate può iniziare così. Un’estate dove c’è chi fa surf, ma non sono io. Un’estate dove c’è chi mangia carne davanti ai falò, ma non sono io. Un’estate dove mi siedo sul divano scoprendo che c’è quel bel film di Darren Aronofsky... lo guarderò solo io stasera. 

Slash mi ricorda proprio la vicenda di Randy "The Ram" Robinson, raccontata nel film “The Wrestler” (2008), ovvero un campione del wrestling anni Ottanta che non se la passa troppo bene. Ha problemi di salute, vive in una roulotte, fa il commesso in un supermarket e ha qualche vizietto di troppo. L’interpretazione di Mickey Rourke, che è la maggior ragione di successo del film, è una di quelle preziose occasioni dove personaggio e attore si completano

Randy "The Ram" sembra non volersi distaccare dal passato e, nonostante gli anni, continua a portare un look eccentrico e a raccogliere magre soddisfazione partecipando con vecchi colleghi alle iconvention per appassionati del genere. 

In un certo senso Slash compie lo stesso percorso: solo questo sa fare e dopo i Guns ha deciso di restare se stesso, come Randy. Il carisma di Rourke e del nostro chitarrista sono innegabili, ma ogni volta c’è quel gusto di rassegnazione e amara consapevolezza. Come quando il domatore di un circo vede la sua tigre azzannarlo, così la natura di questi personaggi è immutabile. 

La gigantografia di Lemmy piazzata nella stanza dove viene fotografato il gruppo di Slash è una dichiarazione d’intenti; così come, quando Randy combatte, si respira aria di coloro che non possono essere che così come sono. 

Chi può giudicare se è meglio restare se stessi o provare a modificare la propria indole?

Il fascino non resta intatto, ma la decadenza coerente talvolta è ancora più affascinante.