16 set 2020

IL RESPIRO "ANTI-ESTABLISHMENT" DI GRAVE DIGGER E RUNNING WILD


Esiste una musica più fraintesa e derisa del power-heavy Metal?

Citando Elvis Costello, che nel suo album di debutto “Almost blue” (1981) pretese uno sticker incollato sulla copertina che recitava Attenzione! Questo disco contiene musica country & western e potrebbe produrre drastiche reazioni in persone dalla mentalità ristretta, così molti vorrebbero metterne oggi uno su ogni album degli HammerFall con scritto: Attenzione questo disco potrebbe produrre drastiche reazioni in persone dalla mentalità aperta.

Il mondo è pieno di persone che parlano senza conoscere e viaggiano con stereotipi; si considerano gruppi come Grave Digger, Running Wild o Death Angel pieni di "legno", ovvero carichi di ripetizioni che metterebbero per alcuni a serio rischio l’idea del “progresso” nel mondo metallaro.

Tralasciando la questione sulla definizione di “progresso” e tralasciando anche se ne abbiamo bisogno oggi, debbo dire che la musica dei succitati gruppi mi ha inaspettatamente accompagnato in queste ultime settimane.

Non mi sono lasciato sedurre dai capisaldi arcinoti del genere come “Tunes of War” o “Pile of Skulls”, ma mi sono avventurato nelle loro ultime produzioni. I loro nomi, per chi li ha amati dalla primissima ora, sono sinonimo di garanzia ma inspiegabilmente vengono abbandonati da sempre più seguito perché suonano “vecchi”.

I Grave Digger e i Running Wild però hanno sempre suonato ”vecchio” e proprio ora il loro fascino emaciato, frastagliato e rugoso è motivo di un respiro di anti-establishment che oggi fieramente apprezzo.

Non importa se siamo sempre meno in questa operazione nostalgica di recupero delle pochissime idee di questi gruppi, perché io sono sempre stato dalla parte della Fiat Panda che appena la accendi sai dove ti porta e mai come oggi ho bisogno di muovermi in un acquario di certezze.

E non ricordate mai al pesce che è un acquario perché potrebbe restarne deluso...