Il
metal non è fatto solo di ferro ed acciaio, come professano i Difensori della Fede. Il metal può
essere anche di plastica, e talvolta di merda, tutti lo sanno, ma
esiste anche una sotto-categoria meno nota che è il Metal di Legno.
Ma quando un artista, una band sono legnosi?
Ci
viene in soccorso la Treccani, vediamo il senso figurato del termine:
Che ha la consistenza del legno: una carne legnosa,
dura, fibrosa e senza sapore. Frequente in usi figurati: un volto legnoso,
una figura legnosa, con linee e tratti duri, rigidi, angolosi, come
intagliati nel legno. Stile legnoso, secco, eccessivamente stringato. Colori
legnosi, in pittura, che mancano di pastosità. Un carattere legnoso,
aspro, ruvido, scontroso. Riferito alla persona (e ai suoi movimenti), che manca
di grazia o di scioltezza, di agilità, rigido, impacciato. Muoversi con passo legnoso,
avere i movimenti legnosi (detto in particolare, nel pugilato, del
contendente che, provato dall'incontro, muove rigidamente e faticosamente le
gambe sul quadrato).
Gli
esempi sono illuminanti e chiarificano sufficientemente le caratteristiche di
cosa possiamo intendere per metal
legnoso. Ma è doveroso precisare che il discorso non si esaurisce sul
piano stilistico, ma si estende all'attitudine e persino all'immagine. Essere legnosi è uno status che
ammanta l'essere in tutti i suoi aspetti: si può saper suonare ed essere
legnosi; si può avere buone idee, essere originali, possedere le palle
d'acciaio ed una grande dignità e risultare comunque legnosi.
Il
legno, in fondo, ha avuto un ruolo importante nella storia dell'umanità ed
oggi, pur superato un po' in tutti gli ambiti da materiali più funzionali o
convenienti, mantiene un fascino oserei dire artigianale. Cosa recriminare del resto alla figura del
buon vecchio falegname, che fra l'altro era il mestiere del padre adottivo del
Cristo?
Vediamo
dunque cosa significa essere legnosi nel metal. Impresa non facile. E' più
difficile spiegarlo che percepire la sensazione e sostenere con certezza: quella è una band legnosa! Una ratio
che ci può aiutare per delimitare il confine fra ciò che è legnoso e ciò che
non lo è, può essere la seguente domanda: può quella band piacere ad una ragazza (preferibilmente figa) del '94?
Faccio
questo esempio perché di recente, per diversi motivi, sono entrato in contatto
con il mondo di quelli che vengono definiti i millennials, che poi non sono altro che i successori della
famigerata Generazione X. Se gli
sfortunati della Generazione X si
sono trovati ad affrontare un percorso di ricerca di identità in un periodo di
transizione storica e di forti contraddizioni dove le certezze del mondo del Dopo Guerra si sgretolavano
impietosamente, i millenials sono
quelli nati nel nuovo mondo: il mondo della crisi. Essi si muovono con maggiore
sicurezza e disinvoltura su questo terreno perennemente sconquassato da forze
contrastanti, sono armati di flessibilità ed apertura mentale, agiscono fuori
dagli schemi e sono quanto di più lontano dall'essere legnosi. Chi meglio di loro ci può far capire cosa è
legnoso? Basta rivolgere loro qualche domanda strategica e capire cosa
ignorano: quello sarà legnoso!
E
così mi è capitato di scambiare qualche opinione musicale con una ragazza del
'94, appunto, che, pur non essendo una metallara, si professava ammiratrice di Mayhem
e Gorgoroth. Che il black metal sia cool questo ormai non è più una notizia. Che i Mayhem fossero un
gruppo di culto, resi attraenti, persino simpatici, per via dei fatti di sangue
che li hanno portati alla ribalta, si sapeva anche questo. A tal riguardo
ricordo come qualche anno fa, parlando con un intellettualoide, venissero
citati proprio "Deathcrush" dei norvegesi e "Scum"
dei Napalm Death come degli album graditi nei salotti della musica bene. Capiamoci, 'sta gente magari non li ha nemmeno ascoltati quei dischi,
sicuramente non con l'approccio analitico e metodico del metallaro: è l'idea di
Eccesso che attira il profano e
questo concetto va oltre ogni contenuto musicale in senso stretto.
Posso
capire ed accettare tutto questo, ma
perché i Gorgoroth? Lo capiamo se andiamo a rileggere il post da noi dedicato a Gaahl, il brand manager: nel mare magnum del marasma contemporaneo emerge,
non necessariamente chi vale, ma chi è portatore di un marchio, chi possiede un
qualcosa di distintivo rispetto a tutti gli altri. Chi, in altre parole,
capisce che è necessario comunicare, che il
"come" è più importante del "cosa", perché la sostanza
non basta più. E' importate "bucare lo schermo" in qualche modo, oggi
più che mai, perché i giovani non si rinchiudono in un recinto ed iniziano a
scavare, ma vivono in un mondo più ampio dove la conoscenza orizzontale è
imperante. I Metallica, i Dream Theater lo hanno capito. Altri
grandi nomi vivono di rendita, semplicemente perché più passano gli anni e più è
facile essere seminali; altri nomi minori, invece, sono rivalutati perché kitsch o deliziosamente trash nel loro essere estremi.
Marketing
consapevole/inconsapevole, tempismo, coincidenze, circostanze fortuite: è
impossibile determinare con certezza chi colpirà nel segno, laddove la
coscienza individuale si forgia oggi fra gli innumerevoli input di una società iper-complessa e che si modella sulle
dinamiche della "rete". Un episodio eloquente al riguardo è quella
volta in treno che, pur non volendo origliare, non potetti fare a meno di
ascoltare due giovanissimi che si scambiavano opinioni musicali: con estrema
disinvoltura furono tirati in ballo, fra gli altri, The Doors, Bob
Marley e ... Rhapsody of Fire (?!?). Ebbene, nemmeno Turilli
e Staropoli sono di legno!
Ma chi è di legno, dunque? A guardare bene il legno è presente nel metal fin
dai suoi albori e risiede nell'essenza stessa del suonare metal, ossia risultare pesanti, battere veloce, gridare.
Gli stessi Black Sabbath e Judas Priest definivano i contorni del
nuovo genere ponendosi come la versione più goffa, sgraziata, pesante degli
agili e scattanti protagonisti dell'hard-rock. Il chitarrismo di Iommi era farraginoso, la batteria di Ward
elefantiaca, la voce di Ozzy una cantilena
straccia-palle. Ma anche ai primi Judas mancava qualcosa: sarà stata colpa
di suoni poco potenti, ma alla fine parevano, da giovanissimi, già bolsi,
stanchi e claudicanti, privi di quella verve,
di quello sprint, di quella
freschezza che avevano caratterizzato Led Zeppelin, Deep Purple o
i coevi Rainbow.
Nonostante
questo nemmeno Black Sabbath e Judas Priest sono legno, o meglio, non lo sono
totalmente, riuscendo a nascondere questa componente grazie a tutti quegli
ingredienti che l'hanno resi grandi band: originalità, spirito innovativo,
capacità compositive ecc. Ma se togliamo questi aspetti, ecco che il legno
spunta fuori ed è proprio lì che lo andremo a cercare: fra coloro che, per fede
o ottusità, hanno deciso o non hanno potuto elevarsi, non dico dallo status di “artigiano
a quello di “artista”, ma almeno da quello di “falegname” a quello di “fabbro”
(come vorrebbero Manowar e Virgin Steele…).
In
altre parole band che hanno portato avanti il verbo del metallo con l'approccio dello "scacciatope",
amando così tanto il metal da dimenticarsi (in senso metaforico) del pelo (in fondo chi non ha passato un periodo del genere?). Musica quindi
solo ed esclusivamente per metallari puri, da ascoltare in chiodo lercio, jeans strappati, urlando con la fiatella di birra e salsiccia, e
scuotendo i capelli sfibrati, magari con la frangetta sudata appiccicata ad una
fronte piena di brufoli !
Ed
allora gettiamoci a peso morto fra questi mucchi di truciolato,
respiriamo segatura, nuotiamo sanguinando fra questo assi di legno
grezzo!
To be continued…
Legno in ordine sparso: